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Daniele Banfi
pubblicato il 28-07-2020

Giornata Mondiale delle Epatiti: Covid-19 non rallenti i trattamenti



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Calo del 90% nei trattamenti dell'epatite C a causa della pandemia. Così l'eradicazione del virus si fa più lontana

Giornata Mondiale delle Epatiti: Covid-19 non rallenti i trattamenti

Farmaci antivirali e vaccini, sono queste le armi a disposizione per combattere le epatiti. Purtroppo però, causa Covid-19, i trattamenti per curare l'epatite C nel nostro Paese sono calati del 90% rispetto al pre lock-down. Una diminuzione che allontana così l'obbiettivo dichiarato di dire addio alla malattia entro il 2030. E' questo, in estrema sintesi, il messaggio lanciato dalla SIMIT (Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali) in occasione della Giornata Mondiale dedicata alle Epatiti.

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FERMARE LE EPATITI

Le strategie per eliminare definitivamente i virus che causano le epatiti sono essenzialmente due: l'utilizzo di vaccini efficaci e farmaci in grado di curare definitivamente l'infezione. Se per l'epatite B abbiamo già in commercio un vaccino efficace, per l'epatite C l'unica soluzione disponibile è il trattamento con gli antivirali. Farmaci che, al pari del vaccino per la B, hanno rivoluzionato il trattamento della malattia tanto che secondo le previsioni dell'OMS l'Italia potrebbe dichiararsi libera dall'epatite C entro il 2030. Il condizionale è però d'obbligo perché purtroppo, causa pandemia, la somministrazione di antivirali si è al momento ridotta del 90%. Eliminare il virus è fondamentale: Epatiti B e C possono avere effetti particolarmente gravi, talvolta letali. Se cronicizzano provocano complicanze nel tempo come cirrosi e tumore del fegato.

FARMACI RIVOLUZIONARI

Sino a pochi anni fa l'unica cura per l'epatite C era rappresentata dalla somministrazione di interferone e ribavirina. Combinazione che garantiva un successo in meno della metà dei casi e con pesanti effetti collaterali. La situazione si è sbloccata con l'avvento degli antivirali ad azione diretta, molecole che hanno rivoluzionato il trattamento dell'epatite C. Grazie ad essi -le combinazioni approvate ad oggi da AIFA sono 9- il virus può essere eliminato in oltre il 98% dei casi. Trattamenti altamente efficaci, con pochi effetti collaterali e della durata di poche settimane (la cura più breve arriva a durare solo 8 settimane).

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RIPRENDERE I TRATTAMENTI

Farmaci altamente efficaci che al momento giacciono per la maggior parte nelle farmacie ospedaliere italiane. "Riprendere il processo di eradicazione dell’Epatite C -spiega il professor Msssimo Galli dell'Ospedale Sacco di Milano- significa non solo riprendere l’attività di assistenza, ma anche l’impegno volto a favorire l’emersione del sommerso e la veicolazione al trattamento delle persone con infezione attiva. Dopo una riduzione di oltre il 90% durante il lockdown, i trattamenti stentano ancora a riprendere con il ritmo precedente, nonostante siano passati quasi 3 mesi dal 4 maggio, considerato l’inizio della Fase 2. Inoltre, la stagione estiva non è favorevole a una rapida ripresa: il personale sanitario è molto provato da quanto accaduto in questi mesi e, in previsione anche di un autunno non facile, dovrà pure prendersi una pausa. Bisogna lavorare affinché si riparta in autunno, abbinando anche un’azione incisiva per la ricerca del sommerso".

NON DIMENTICARE L'EPATITE B

Ma la Giornata del 28 luglio fornisce lo spunto per affrontare anche la situazione relativa alle altre epatiti. La pandemia, infatti, ha colpito ogni ambito e ha reso meno efficienti anche gli interventi di trattamento e, forse, l’estensione delle procedure vaccinali per l'epatite B. Per combattere questa malattia è disponibile anzitutto un efficace vaccino, a cui si aggiungono discreti strumenti terapeutici. "Bisogna continuare a garantire un’ampia copertura vaccinale, risollevando gli interventi dopo il colpo subito dal sistema sanitario con la pandemia e riallacciare i rapporti con i pazienti, che spesso sono in terapia cronica con antivirali, garantendo il mantenimento in cura" conclude Galli.


Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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