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L'esperto risponde
Redazione
pubblicato il 19-12-2014

Ho delle allucinazioni: con chi parlarne?



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Risponde il professor Filippo Bogetto, ordinario di psichiatria all’Università di Torino

Ho delle allucinazioni: con chi parlarne?

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Ho paura a parlarne, lo scrivo a voi: io sento delle voci! Mi dicono di fare un cosa, che dovrei in effetti fare, di aspettare il tale evento, mi raccontano cose, ma cose consuete… Di strano non ho altro, ma questo è un fatto grosso, no? Con chi dovrei parlarne?
Manuele C, Frosinone

Risponde il professor Filippo Bogetto, ordinario di psichiatria all’Università di Torino

Sentire solo le voci e basta può rientrare nella normalità. Specialmente poi se non sono voci che angosciano o spaventano col loro contenuto. Si calcolava che le allucinazioni, non solo uditive, fossero percepite da un 4 per cento della popolazione generale, ma l’anno scorso un’indagine di uno dei maggiori studiosi ed epidemiologi della materia, l’olandese Jim van Os dell’Università di Maastricht, ha portato la cifra al 10 per cento. Dunque, uno su dieci di noi una sola volta o di tanto in tanto vede o sente qualcosa/qualcuno che non c’è. E se si tratta di adolescenti la percentuale può arrivare al 20.

Indubbiamente l’allucinazione può essere un sintomo di malattia. Diciamo che è malattia quando le sensazioni create sul nulla, cioè senza oggetto, interferiscono con la vita della persona, creano disagio e spingono a chiedere aiuto. Si parla allora di psicosi, e in tal caso il numero tra la popolazione generale è dell’1,5 per cento. Le esperienze passeggere di cui parla Van Os si definiscono psicotiche sub-cliniche. E’ importante che si sappia di questi fenomeni perché non vengano subito diagnosticati come malattia. Per una volta la psichiatria è rassicurante: è sempre viva la polemica sull’eccessiva medicalizzazione della vita da parte della psichiatria. Stavolta, invece, il messaggio è: una o due allucinazioni, o anche alcune nel giro di qualche mese, non è di per sé anormale.

Dopotutto sono allucinazioni anche le esperienze “ipnagogiche”, quelle fantasie del dormiveglia quando ci si sta addormentando o svegliando. Il sogno stesso è un fatto allucinatorio: si vede, si sente, vi si trascinano dentro piccoli brandelli della giornata. Un caso a sé, eccezionale, è poi l’esperienza dell’”arto fantasma”: l’amputato continua  a sentire la parte di braccio o gamba persa. E’ un caso di allucinazione somatica.

Ci possono tuttavia essere dei fattori aggravanti che fanno degenerare le allucinazioni da normali in anormali: in particolare l’uso continuato della canapa fa divenire continue queste esperienze episodiche. Diventano durature. Può succedere anche se c’è un carico genetico, se si verificano traumi, se si vive in un contesto urbano escludente: è il caso di immigrati o di chi sta in condizioni socio-economiche basse.


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