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Redazione
pubblicato il 23-02-2016

Tumore al seno in gravidanza: come curarsi?



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La medicina ha fatto enormi progressi in questo settore e non è più necessario scegliere tra la gravidanza e la cura del tumore al seno

Tumore al seno in gravidanza: come curarsi?

Scoprire di essere malate durante la gravidanza è certamente uno shock ed è vero che alcuni trattamenti possono danneggiare il feto. Tuttavia la medicina ha fatto enormi progressi in questo settore e non è più necessario scegliere tra la gravidanza e la cura.

Oggi anche le donne che si ammalano di tumore al seno in gravidanza possono essere curate e le opportunità di sopravvivenza sono quasi sempre sovrapponibili a quelle di una donna non incinta. Allo stesso tempo, si fa di tutto affinché le cure non incidano sulla salute del nascituro. Naturalmente è necessario adottare molta attenzione alla scelta dei trattamenti e al periodo in cui somministrarli.

Ciò vale fin dalla diagnosi: la mammografia per confermare la natura tumorale di un nodulo viene eseguita con apposite schermature per proteggere il piccolo. È invece possibile effettuare una biopsia del seno per l’intera durata della gravidanza. Anche il trattamento ha particolari vincoli. Non è possibile effettuare la radioterapia in nessuna fase della gravidanza. Anche se si ha un nodulo di piccole dimensioni, potrebbe dunque essere necessario optare per la mastectomia (che non necessita di radioterapia adiuvante) al posto della quadrantectomia. Il momento migliore per effettuarla sono i primi due trimestri di gravidanza. Un’altra opzione che può essere presa in considerazione è quella di aspettare ed effettuare la quadrantectomia nell’ultimo trimestre: in tal modo è possibile sottoporsi a radioterapia dopo il parto. Ciò tuttavia espone ai rischi connessi all’attesa: vale a dire la possibile crescita e diffusione del tumore. La chemioterapia può essere impiegata, ma non nel primo trimestre.

Quando è possibile, si preferisce attendere il terzo trimestre avendo però cura di sospendere il trattamento nelle immediate vicinanze del parto (intorno alla 34-35ª settimana di gestazione), in modo di consentire ai livelli ematici di ritornare ottimali e prevenire così infezioni e sanguinamenti. Non tutti gli schemi terapeutici però sono indicati: in genere si preferisce ricorrere all’associazione di adriamicina e ciclofosfamide. In gravidanza, inoltre, non è possibile usare farmaci ormonali. Per le donne che hanno bisogno di effettuare questi trattamenti, è necessario rimandarne l’inizio dopo la nascita del bambino. Per quanto concerne i farmaci a bersaglio molecolare, il loro utilizzo non è consigliato, salvo casi di estrema necessità in cui vengono impiegati per il più breve tempo possibile e sotto stretto controllo medico. Alcuni centri si sono specializzati nel trattamento di donne malate in gravidanza e applicano protocolli di chemioterapia a basso dosaggio ma con somministrazioni frequenti.


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