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Neuroscienze
Francesca Morelli
pubblicato il 25-03-2014

Anoressiche sempre più giovani



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Lo rileva il Centro per i disturbi dell’alimentazione dell’Università di Napoli, rinomato per l’eccellenza del trattamento dell’anoressia nervosa, sempre più precoce fra le giovanissime. Segnali di crescita preoccupante anche fra gli adolescenti. I campanelli d’allarme e le terapie

Anoressiche sempre più giovani

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Secondo Expertscape, uno dei siti di riferimento più quotati per la ricerca di esperti in ambito medico, l’eccellenza per la cura dei problemi alimentari, dell’anoressia nervosa in particolare, si trova al Centro per i Disturbi dell’alimentazione del Dipartimento di Psichiatria della Seconda Università di Napoli, diretto dal professor Mario Maj e coordinato per le attività cliniche e di ricerca dal professor Palmiero Monteleone.

 

IL CENTRO

Deve la sua stima ad anni dedicati alla studio di tutte le sfaccettature della dell’anoressia nervosa e degli altri problemi alimentari, alla collaborazione con i maggiori centri di riferimento americani, inglesi ed europei, alla ricerca e alla stesura di opuscoli divulgativi sul tema e del documento ufficiale del Ministero della Salute il ‘Quaderno della Salute’ n.° 17, pubblicato nel 2013 e scaricabile dal sito del Ministero. Una attenzione necessaria, quella ai disturbi alimentari, in considerazione della comparsa sempre più precoce delle prime manifestazioni.

«La problematica colpisce soprattutto le ragazze tra i 14 e i 19 anni – precisa il Professor Monteleone -  ma di recente si è assistito ad un interessamento già a partire dai 9-12 anni, prima dell’età del menarca». L’anoressia nervosa è un disturbo alimentare caratterizzato da un’estrema paura di ingrassare anche se si è sottopeso, da una consistente perdita di peso e da alterata percezione dell’immagine corporea, con importanti implicazioni psichiatriche. «Il disturbo comincia con una dieta, talvolta anche legittima - spiega lo specialista – in persone leggermente sovrappeso le quali traggono gratificazione dal calo ponderale raggiunto».

Ma a questo punto comincia il problema: complice una bassa autostima ed un indebito legame di questa con la propria fisicità, una vulnerabilità biologica innata, il sesso e una pressione socio culturale legata a un ideale occidentale di eccessiva magrezza, si intraprende un percorso per il raggiungimento di un peso ideale sotto-forma da cui non si riesce più a tornare indietro. «La problematica è in aumento anche fra gli adolescenti – aggiunge Monteleone – il cui interesse è verso un corpo muscoloso (vigoressia) che, in condizioni di leggero sovrappeso pensano di raggiungere non mangiando».

 

I CAMPANELLI DI ALLARME

Spesso il problema viene mascherato a lungo, ma i campanelli d’allarme, anche per i genitori, ci sono. «Si deve cogliere - raccomanda Monteleone - una attenzione eccessiva verso la dieta insorta rapidamente e la rinuncia specie a pasta, pane, pizza e dolci, la messa in atto di rituali attorno all’alimentazione come mangiare da sole, o spezzettare il cibo». Cresce poi l’attenzione al controllo del peso: puntate frequenti sulla bilancia, critiche verso le proprie forme corporali, interesse a ogni fonte d’informazione  (giornali, internet, tv) che riguarda il controllo del peso, l’aumento dell’attività fisica. «Si modifica anche l’abbigliamento – continua il professore - con abiti che nascondono le forme e la perdita di peso, e ci si isola socialmente perché mangiare in pubblico diventa un problema».

 

LE TERAPIE

I disturbi alimentari richiedono un trattamento multidisciplinare con il coinvolgimento di più specialisti (psichiatra in primo luogo, psicologo, cardiologo, internista, medico di base, nutrizionista) impegnati in counseling e terapie cognitivo comportamentali per il recupero di una corretta immagine del corpo. «Ma in questo percorso di cura – conclude Monteleone – non bisogna dimenticare la partecipazione della famiglia che è una preziosa risorsa terapeutica e non un ostacolo».


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