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Neuroscienze
Daniele Banfi
pubblicato il 26-02-2016

Apnee notturne: quando il rischio è alla guida



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Scatta il divieto alla licenza di guida se si soffre di apnee morfeiche. Un incidente su quattro legato a sonnolenza diurna. Come valutare la gravità dei sintomi

Apnee notturne: quando il rischio è alla guida

La legge parla chiaro: niente patente a chi soffre di apnee notturne se durante il giorno sono causa di eccessiva sonnolenza. Ad affermarlo è un decreto del Governo – che recepisce una direttiva europea del luglio 2014 - in merito alla sicurezza stradale. Una decisione più che giusta – sottolineano gli esperti - dalla realizzazione pratica quasi impossibile. Spesso chi soffre del disturbo non lo sa e i centri accreditati per valutare l’effettiva presenza della malattia attraverso un esame specifico sono molto pochi


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CUORE SOTTO STRESS

Come spiega Lino Nobili, direttore del centro di medicina del sonno presso l'Ospedale Maggiore Niguarda di Milano, «Le apnee morfeiche ostruttive – il vero nome delle apnee notturne - sono un disturbo in cui si verifica un temporaneo arresto del respiro che può durare anche molti secondi. Alla base del fenomeno ci sono diversi fattori come il sovrappeso, la conformazione del palato e la deviazione del setto nasale». Le conseguenze del blocco temporaneo sono facilmente intuibili: quando la respirazione è assente per diversi secondi il cuore è costretto ad accelerare bruscamente la frequenza cardiaca e la percentuale di ossigeno che arriva al cervello può scendere sino al 60% (normalmente è al 90% e più). Un continuo stress – i fenomeni di apnea per essere tali devono superare le 5 volte all’ora - in grado di predisporre ad infarti e ictus


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SONNOLENZA E INCIDENTI STRADALI

Secondo recenti studi a soffrire di apnee notturne è il 15% della popolazione over 40. I sintomi principali sono il russamento, i frequenti risvegli in cui si ha la sensazione di soffocare, la gola secca e l’eccessiva sonnolenza diurna. Ovviamente la gravità dipende dal numero di episodi. Proprio su quest’ultimo sintomo – l’eccessiva sonnolenza - si è concentrata la direttiva europea. «Imporre il limite – continua Nobili - è giusto perché la sindrome da apnee notturne, nelle forme moderate o serie, provoca quella sonnolenza diurna che è implicata in almeno un quarto degli incidenti che si registrano sulle nostre strade».


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UN DECRETO POCO ATTUABILE

Attenzione però a non pensare che le apnee notturne significhino addio alla patente. Curarle - la licenza di guida è un aspetto secondario rispetto al rischio per la salute - è possibile. Riduzione del peso e correzione del difetto strutturale delle vie aeree possono portare alla risoluzione del problema. La cura più diffusa ed efficace però – nei casi dove anche perdere peso non basta - è l'utilizzo di un dispositivo (CPAP) che, attraverso una mascherina nasale, invia una pressione d'aria all'interno delle vie aeree impendendone la chiusura in sonno. Approcci validi che riportano il rischio infarto ed ictus a livelli paragonabili a quelli delle persone che non hanno il disturbo. Invece il vero problema relativo all’attuazione del decreto ministeriale è che la legge rimanga sulla carta: «per valutare la qualità del sonno serve una polisonnografia. Purtroppo i centri in grado di effettuare questo esame sono ancora molto pochi ed è molto difficile, visto il decreto, un impiego su vasta scala con così poche strutture».

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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