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Neuroscienze
Serena Zoli
pubblicato il 20-04-2016

Assolti gli antidepressivi: non mettono a rischio il cuore



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Uno studio su 240 mila persone dimostra che gli inibitori della ricaptazione della serotonina non aumentano il pericolo di infarti e aritmie, anzi sembrano ridurlo. Cautele invece con i triciclici

Assolti gli antidepressivi: non mettono a rischio il cuore

Cuore e depressione, una brutta compagnia: la depressione aumenta il rischio di mal di cuore, il mal di cuore tante volte scatena la depressione. In questo abbinamento negativo sono finiti sotto inchiesta anche gli antidepressivi: e se fosse colpa loro l’aumento del rischio di malattie cardiovascolari come infarto, aritmia, ictus o Tia (attacco ischemico transitorio)? Ora uno studio pubblicato sul British Medical Journal e condotto dall’Università di Nottingham, ha svolto un’indagine retrospettiva su 240 mila pazienti di età 20-64 anni che avevano avuto una diagnosi di depressione tra il 2000 e il 2011. E li hanno seguiti per cinque anni dalla prima diagnosi controllando le terapie antidepressive seguite e registrando i casi verificatesi di aritmia, infarto, ictus o attacco ischemico transitorio.


Anni di depressione possono fare male al cuore

 


FORSE MENO INFARTI

Fatti i necessari incroci e confronti dei dati, i ricercatori britannici non hanno trovato nessuna associazione tra l’assunzione degli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (Ssri), gli antidepressivi più recenti (dal famoso Prozac in poi) e più diffusi, e i problemi cardiovascolari sotto esame. Anzi, hanno rilevato segnali di un possibile diminuito rischio di aritmie e di infarti del miocardioIn particolare il citalopram, uno dei più usati Ssri, che negli elettrocardiogrammi era parso associato a un prolungamento del cosiddetto intervallo Qt, non è però risultato causa di nessuna aritmia. Nemmeno ad alte dosi, da intendersi come 40 mg o più al giorno. Tuttavia, avvertono i ricercatori, pochissimi dei pazienti sotto esame assumeva questi dosaggi, per cui il dato ricavato non è da ritenersi significativo. Diverso il discorso per i triciclici, i primi e tuttora molto validi antidepressivi. A Nottingham hanno visto che il rischio di aritmia aumenta nei primi 28 giorni di assunzione.


Se dormi poco e male, anche il cuore rischia

 


ASSOLTO IL CITALOPRAM

«Questa ricerca fa chiarezza sul nesso tra antidepressivi e malattie cardiovascolari», osserva Andrea Fagiolini, ordinario di psichiatria all’Università di Siena. «Un nesso importante. La depressione può essere causa oppure effetto delle patologie cardiovascolari. Chi subisce un infarto e poi va in depressione, se non curato ha un netto rischio di morire entro sei mesi. Per cui l’azione degli antidepressivi è fondamentale, superiore a eventuali rischi. Che in questo studio si vede essere molto bassi per non dire inesistenti. Anzi, appare che gli antidepressivi Ssri riescono probabilmente a prevenire eventi cardiovascolari. Il rapporto rischi/benefici risulta nettamente positivo». E il caso citalopram? Ha una storia sé? «Erano comparsi studi che ipotizzavano avesse effetti collaterali cardiaci influendo sui tempi di ripolarizzazione del cuore – questo indica l’Intervallo Qt - , ma in massima parte questo aumento dell’intervallo è nullo o quasi e, comunque, non è, non si traduce in aritmia». Sui triciclici il discorso è diverso. «E’ vero», concorda il professor Andrea Fagiolini, «possono essere usati solo con i pazienti senza problemi cardiologici».

 

Serena Zoli
Serena Zoli

Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.


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