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Neuroscienze
Redazione
pubblicato il 27-12-2011

Inverno, va di mood il grigio depressione



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Più che in autunno, quando cadono le foglie, l’umore cade nei mesi più freddi. La cura è quella classica per il male oscuro, più dove possibile la terapia della luce. Ma attenzione a non prendere per depressi i tipi meteoropatici: per loro viaggi e feste

Inverno, va di mood il grigio depressione

Più che in autunno, quando cadono le foglie, l’umore cade nei mesi più freddi. La cura è quella classica per il male oscuro, più dove possibile la terapia della luce. Ma attenzione a non prendere per depressi i tipi meteoropatici: per loro viaggi e feste

Calano le ore di luce, cala la vivacità di spirito per molti. Ma più che quando cadono le foglie, in pieno autunno, è con l’inverno che “cade” anche l’umore, il mood, in chi soffre di Sad. E qui - ironia dell’acronimo che sta per “seasonal affective disorder” - l’espressione in inglese significa “triste”. E di tristezza si tratta, della “depressione stagionale” che il professor Silvio Scarone, professore ordinario di Psichiatria all’Università di Milano e direttore del Dipartimento di Salute Mentale all’ospedale San Paolo, per l’appunto tende a spostare dall’autunno all’inverno. «Sempre che la depressione stagionale esista», aggiunge, facendo traballare una delle poche “certezze” sul male oscuro diffuse nell’opinione pubblica.

No, non è così certo che esista, ribadisce il docente. «Di sicuro c’è la periodicità della depressione. E che in alcune forme tale ciclicità pare legata alle stagioni. Autunno e primavera, si usa dire. Ma a volte l’autunno può capitare in agosto, per così dire. Quelle che sembrano più caratteristiche tuttavia sono quelle invernali, sempre depressione è, ma forse a generarla c’è la relazione luce-buio».

IL SOLE IN UNA LAMPADA Intende dire che se capita d’inverno la depressione è sempre la stessa, dunque si cura allo stesso modo?

«Sì, si impiega la terapia classica con l’aggiunta, quando è possibile, della terapia con la luce».

La famosa light therapy di cui si sente tanto parlare, ma non si sa molto. Può spiegarla?

«A Milano viene utilizzata nel Dipartimento di Scienze Neuropsichiche del San Raffaele, dove impiegano pure la deprivazione del sonno a scopo antidepressivo: il paziente viene tenuto sveglio per 36 ore. In certi casi si adottano le due terapie insieme. La cura con la luce è fatta con lampade ad alta intensità luminosa tipo sala operatoria, che vengono avviate creando man mano più luce con un effetto simile all’alba. Il paziente vi deve restare esposto per 30-40 minuti al giorno».

La luce gioca un importante ruolo, dunque.

«Sì, il problema sembra essere quando non c’è sincronizzazione tra luce-buio e veglia-sonno. Il fatto è che la vita sociale e gli orari di oggi hanno finito per slatentizzare in molti il disturbo bipolare».

L’ELETTRICITA’ SVEGLIA I BIPOLARI “Slatentizzare” è un vostro termine tecnico non molto chiaro. Vuol dire che forme depressive che sarebbero rimaste latenti, a puro livello di predisposizione, sotto un certo stimolo “scoppiano”, si manifestano?

«Sì, oggigiorno per i motivi di costume cui ho accennato ci sono più forme bipolari conclamate di quando i ritmi di vita erano diversi. Più in armonia con i ritmi della natura. La grande svolta c’è stata con l’avvento della luce elettrica».

I bipolari hanno fasi di mania, di grande allegria, troppa. Succede anche in inverno?

«No, la mania non viene in inverno. E’ la luce che la fa scattare. In inverno i bipolari hanno fasi depressive che, attenzione, sono diverse dalla depressione classica. In quella invernale dominano l’astenia, la non voglia di fare, la difficoltà di concentrazione più che i sintomi sentimentali. Cioè angoscia, disperazione, svalutazione di sé. Diciamo che è più anergica, mentre la depressione che scatta per il cambio di stagione in primavera è più ansiosa».

I MALATI DI PIOGGIA Ma non tutti quelli che sono un po’ più giù di tono in inverno sono veri depressi, no?

«No di certo. Ci sono i temperamenti meteoropatici, quelli sensibili al tempo che se piove si abbattono giù. A maggior ragione in inverno, dunque. No, queste persone non sono da curare. Appena possono, facciano viaggi, cerchino più occasioni di incontri sociali, tutto questo gli può far bene».

Distinguere non sarà sempre facile, specie per dei profani.

«Diciamo che va oltre la meteoropatia chi funziona meno bene al lavoro o a scuola, chi crea problemi affettivi o ha idee di suicidio. Allora sì, si deve assolutamente ricorrere al medico».

Che darà quali cure?

«Gli antidepressivi della terapia classica, più stabilizzatori dell’umore che sono indicati per i bipolari, ma a volte si impiegano anche negli altri casi per potenziare l’azione degli antidepressivi. Quel che mi preme dire è che anche nei casi che propriamente si possono definire Sad, la depressione non è diversa dalla altre depressioni. E, soprattutto, non cambia la strategia terapeutica».

Serena Zoli


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