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Neuroscienze
Laura Costantin
pubblicato il 03-08-2018

La solitudine modifica il cervello



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La solitudine può scatenare comportamenti anomali come paura e aggressività. Uno studio getta una nuova luce sui meccanismi cerebrali coinvolti in questo processo

La solitudine modifica il cervello

La solitudine è una spirale negativa. Chi si sente solo e isolato infatti spesso può andare incontro ad una serie di comportamenti negativi come l’aggressività e la paura. Nuovi indizi su come l’isolamento prolungato agisca sul cervello arrivano da uno studio condotto su un modello animale e pubblicato dalla rivista Cell. L'isolamento sociale -hanno osservato i ricercatori del California Institute of Technology (Caltech)- determina nei topi l’ aumento di una particolare proteina, la neurochina B (NkB), responsabile dei comportamenti negativi associati all’isolamento. Questo meccanismo è conservato nell’uomo e la sua scoperta potrebbe aprire la strada a nuove strategie per il trattamento e la cura di questi disturbi.

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I SEGNALI CHIMICI PRODOTTI DURANTE L’ISOLAMENTO

L’isolamento prolungato produce nei topi effetti molti simili a quelli prodotti nell’uomo. I topi isolati per un lungo periodo sviluppano aggressività verso gli estranei, paura e ipersensibilità agli stimoli esterni. Il manifestarsi di questi comportamenti richiede un periodo di isolamento di almeno due settimane, suggerendo pertanto che i cambiamenti osservati e lo sviluppo delle risposte di paura e aggressività richiedano modifiche sostanziali a livello dei circuiti cerebrali. Utilizzando questo modello animale i ricercatori del Caltech hanno identificato una proteina, la neurochinina B (NkB), prodotta in grandi quantità nel cervello dei topi rimasti in isolamento per due settimane. Gli studiosi hanno inoltre visto che alterando l’attività di questa proteina è possibile modificare gli effetti dell’isolamento prolungato sul comportamento. Infatti il blocco della neurochinina B nei topi isolati elimina i comportamenti anomali associati all’isolamento, mentre un suo aumento rende i topi cresciuti in condizioni normali aggressivi e impauriti.

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I CIRCUITI NEURONALI ATTIVATI DURANTE L’ISOLAMENTO

A questo punto i ricercatori sono andati a studiare gli effetti di questa proteina in regioni specifiche del cervello. Amigdala e ippocampo sono due regioni del cervello coinvolte rispettivamente nella regolazione delle risposte di paura e nel comportamento aggressivo. Il blocco della neurochinina B nell’amigdala elimina la paura indotta dall’isolamento sociale ma non il comportamento aggressivo. Viceversa la soppressione della stessa proteina nell’ipotalamo elimina il comportamento aggressivo ma non la paura. Questi risultati sono in linea con i due ruoli diversi che le due aree cerebrali, amigdala e ippocampo, hanno nella regolazione del comportamento sociale e delle emozioni. Secondo Anderson, il responsabile del gruppo di ricerca che ha condotto l’esperimento, «i risultati di questo studio suggeriscono che la neurochinina B sia in grado di agire nel cervello per coordinare le diverse risposte comportamentali indotte dall’isolamento sociale».

NUOVI TARGET PER LO SVILUPPO DI FARMACI PER I DISORDINI MENTALI

Sebbene lo studio sia stato condotto nei topi, i risultati di questo lavoro hanno implicazioni importanti per capire come l’isolamento cronico agisca sulle persone e gli esperti ritengono che possano essere utilizzati per lo sviluppo di nuovi trattamenti per i disturbi mentali. «Nell’uomo esiste una via analoga a quella delle neurochinina B ed è quindi possibile sfruttare i risultati di questo lavoro sul piano clinico» afferma Zelikowsky, uno degli autori della ricerca. «Quando si parla di trattamenti per i disturbi mentali, ci si focalizza tradizionalmente sulla modifica neurotrasmettitori come la serotonina e la dopamina che agiscono su molte aree del cervello. Interferire con questi sistemi comporta numerosi effetti collaterali. Agire selettivamente su una piccola molecola come la neurochinina B potrebbe essere un approccio promettente per lo sviluppo di nuovi trattamenti per i disordini mentali con minori effetti collaterali».


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