Un questionario di facile esecuzione, ideato in America, aiuta a rilevare le prime manifestazioni. Anche in Italia esiste un protocollo di diagnosi precoce delle demenze, realizzato dall’Istituto neurologico Besta di Milano
Bastano 15 minuti del proprio tempo per autosomministrarsi un test, che dovrà poi essere esaminato dal medico, per individuare precocemente i primi segnali della malattia di Alzheimer. A metterlo a punto e a validarne l’efficacia in uno studio pubblicato su The Journal of Neuropsychiatry and Clinical Neuroscience, sono stati i ricercatori dell’Ohio State University Wexner Medical Center negli Stati Uniti.
IL TEST
Si chiama SAGE test (Self-Administered Gerocognitive Examination): è un questionario rapido, di facile intuizione, che può essere compilato ovunque, in qualsiasi momento ed aiuta a misurare la memoria, il linguaggio, l’orientamento, la capacità di ragionamento e calcolo. Ossia tutte quelle funzioni che progressivamente vengono meno in malattie neurodegenerative come la demenza precoce o l’Alzheimer.
«I sintomi cognitivi, specie se iniziali – dichiara Douglas Scharre, che ha sviluppato insieme al suo team il test – spesso non vengono rilevati in una normale visita di routine, mentre il questionario se somministrato e analizzato periodicamente consente di percepire questi cambiamenti nelle abilità cognitive, permettendo di cominciare rapidamente una terapia». Questa, invece, di norma viene intrapresa, a causa di segnali subdoli, 3-4 anni dopo la prima comparsa con inevitabili conseguenze.
I RISULTATI
Il test è stato somministrato, negli USA, a più di mille persone di 50 anni e oltre reclutate in diverse strutture tra cui case di riposo, centri per anziani o specialistici. «Il test – continua ancora Scharre – ci ha consentito di rilevare nel 28% dei casi un indebolimento cognitivo, nell’80% (4 persone su 5) lievi problemi di memoria e ragionamento e nel 95% dei casi alcuna alterazione delle diverse funzionalità».
IN ITALIA
In Italia non basterebbe un test perché ancora manca un piano nazionale per le demenze, a differenza di quanto accade in altre otto nazioni europee. Ma qualche cosa, in questa direzione, si sta muovendo almeno all’Istituto Neurologico ‘Carlo Besta’. «Con l'aiuto di 31 gruppi di ricercatori impegnati in tutta Italia nello studio e nella gestione di questa patologia e con il supporto del Ministero della Salute – precisa la dottoressa Graziella Filippini, direttore dell’Unità Neuroepidemiologia della struttura milanese - abbiamo sviluppato e validato un protocollo per la diagnosi precoce di malattia di Alzheimer e valutato le implicazioni del suo trasferimento al Servizio Sanitario Nazionale».
Il progetto, svolto in collaborazione con Regione Lombardia e ASL di Milano, è il primo modello italiano integrato ospedale-territorio; già sperimentato in tre distretti ASL del capoluogo lombardo, è stato esteso a tutta la città, coinvolgendo oltre 2 mila malati, 500 medici di medicina generale, 18 ambulatori territoriali specialistici di neurologia e geriatria degli Istituti Clinici di perfezionamento, 13 Unità Valutazione Alzheimer (UVA) ospedaliere e 19 Punti di Fragilità dei Distretti. «Ad oggi – conclude la dottoressa - sono state incluse nel progetto 2800 persone con iniziale decadimento cognitivo o demenza, tutt’ora in follow-up».