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Neuroscienze
Fabio Di Todaro
pubblicato il 09-09-2020

Sclerosi multipla: il ruolo dell'infezione da virus di Epstein-Barr



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Secondo uno studio italiano, all'origine della sclerosi multipla potrebbe esserci anche una risposta immunitaria «scorretta» all'infezione provocata dal virus di Epstein Barr

Sclerosi multipla: il ruolo dell'infezione da virus di Epstein-Barr

Un’infezione - o meglio: una sua imprevista evoluzione - alla base della sclerosi multipla. È questa l’ipotesi avanzata da uno studio condotto da un gruppo di ricercatori italiani attraverso le colonne della rivista Neurology, Neuroimmunology & Neuroinflammation. Della forte associazione tra il virus di Epstein-Barr e la sclerosi multipla si discute da tempo, al punto che oggi il patogeno è annoverato tra i fattori di rischio ambientali della malattia. Adesso l’ultima ricerca aggiunge un tassello alla comprensione dei meccanismi alla base della sclerosi multipla, nelle persone entrate a contatto con l'Epstein-Barr. A causare l’infiammazione a livello cerebrale sarebbe l’eccessiva presenza dei linfociti B, in grado di eludere l'intervento dei globuli bianchi (linfociti T CD8) deputati al controllo dell’infezione e di accumularsi nel cervello. Ccontribuendo, così, all’insorgenza e alla riacutizzazione della malattia.

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La sclerosi multipla è una malattia infiammatoria neurodegenerativa del sistema nervoso centrale che colpisce prevalentemente i giovani, tra i venti e i quarant’anni. Per molti anni è stata considerata una malattia della sostanza bianca (la mielina) del sistema nervoso centrale, ma un numero crescente di studi ha dimostrato anche un coinvolgimento diretto della sostanza grigia (i neuroni). Nel mondo a soffrirne circa tre milioni di persone, di cui 600mila in Europa e circa 114mila in Italia. La sclerosi multipla determina lo sviluppo di focolai infiammatori che danneggiano il sistema nervoso centrale causando, a seconda delle aree colpite, problemi nel movimento, nell’equilibrio, nella percezione degli oggetti e nel pensiero. Tra le possibili cause della malattia, già dagli anni '80 si è cominciato a considerare il ruolo del virus Epstein Barr. 


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Si tratta di un patogeno in grado di infettare la specie umana e di stabilire con essa un rapporto di «equilibrio immunologico». Ciò vuol dire che, nella maggior parte dei soggetti, l'infezione ha un decorso innocuo e asintomatico. Mentre in alcune persone è all’origine di malattie come la mononucleosi infettiva, oltre a rappresentare un fattore di rischio per l'insorgenza di alcuni tumori ad una maggiore propensione allo sviluppo di alcuni tumori (linfomi e neoplasie dell'epitelio). Una volta infettata una persona, il virus normalmente alberga latente nei suoi linfociti B. A evitare che la sua presenza provochi una malattia è una particolare categoria di linfociti T (CD8), che agiscono eliminando le cellule infettate. Ma quando questo meccanismo di controllo viene meno, può insorgere la sclerosi multipla. Un aspetto confermato dall'ultimo lavoro, che ha permesso di verificare come «nei pazienti con sclerosi multipla, i linfociti T citotossici specifici per il virus di Epstein Barr mostrano segni di invecchiamento e di esaurimento», per dirla con Daniela Angelini, ricercatrice del laboratorio di neuroimmunologia dell'Irccs Fondazione Santa Lucia e coordinatrice dello studio. Un decorso che non si registra invece in chi è alle prese con altre infezioni virali endemiche, come per esempio quella provocata dal citomegalovirus.


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Grazie alla collaborazione dei clinici degli ospedali San Camillo Forlanini e Sant’Andrea di Roma, lo studio (finanziato anche dal Ministro della Salute e dalla Fondazione Italiana Sclerosi Multipla) è stato esteso anche a un gruppo di malati in terapia con glatiramer acetato, un farmaco usato per modulare proprio la risposta immunitaria. Tra i pazienti con la sclerosi multipla in cura, nessuno ha avuto ricadute durante il periodo di trattamento. Anzi. Osservandoli, i ricercatori hanno notato che la quota di linfociti citotossici specifici per il virus senescenti (e come tali spesso non in grado di supportare un'adeguata risposta immunitaria) diventava nel tempo paragonabile a quella rilevabile nelle persone sane. Una dimostrazione di efficacia del farmaco, in grado di ristabilire la risposta antivirale desiderata. «Oltre a fornire un quadro dettagliato della risposta antivirale nel corso della sclerosi multipla, questo studio suggerisce che l’uso del glatiramer acetato è sicuro anche per i pazienti con infezioni virali», conclude Angelini. Tra cui, eventualmente, anche quella da Sars-CoV-2.

 

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Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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