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Neuroscienze
Serena Zoli
pubblicato il 22-11-2013

Scoperto come il litio stabilizza l’umore dei depressi



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Da una ricerca, che ha bisogno di altre conferme, si è stabilito che il litio agisce sulla mielina dei filamenti che connettono le cellule cerebrali. Presto una mappa dei punti focali dove agisce

Scoperto come il litio stabilizza l’umore dei depressi

Il litio è un farmaco d’elezione nel trattamento del disturbo bipolare, il disturbo che induce più o meno rapidi salti dalla depressione all’euforia e viceversa. E’ il principe degli “stabilizzatori dell’umore”. Funziona, si sa come dosarlo, ma non si sa per via di quale meccanismo agisca. Avviene con moltissimi farmaci, la cui validità è stata dedotta, e si vede, dagli effetti che producono. Anche dell’aspirina si è arrivati a sapere che cosa fa all’interno del nostro corpo decenni e decenni dopo che la si impiegava con successo.

INDAGINI IN AUTOPSIA - Certo, quando si arrivano a scoprire le cause per cui una sostanza cura un male, tanto di guadagnato: si possono aprire le porte per impieghi più mirati o per nuovi impieghi. Ecco perché è importante - se non ancora a livello dei pazienti – un indizio trovato da ricercatori della Technical University di Monaco in Germania. Guidati dal dottor Josef  Lichtinger, hanno esaminato i cervelli di persone morte che erano state curate col litio e di altre che mai ne avevano assunto ed hanno trovato solo nei primi cadaveri concentrazioni di litio nella materia bianca del cervello.

«La sostanza bianca è costituita dalle guaine di mielina attorno agli assoni, che sono il prolungamento nervoso di un neurone e che lo mettono a contatto con le altre cellule, tipo dei fili elettrici, per intenderci», spiega il professor Carlo Altamura, ordinario di psichiatria al Policlinico di Milano. «La mielina è conduttrice di elettricità, fa comunicare i neuroni tra di loro, è dunque il motore dell’attività neuronale. Funzione importantissima».

Questo primo indizio colto dai ricercatori che cosa suggerisce? «Che forse nel disturbo bipolare vi sia un errore nella comunicazione elettrica tra cellule e che il litio agisca più sull’aspetto elettrico del cervello che sui neuroni in sé».

SCENDERE DALL’OTTOVOLANTE - Il professor Altamura continua: «Ci sono altri validi stabilizzatori dell’umore come il Lamictal (lamotrigina) e il Depakin (acido valproico) che sono nati come anti-epilettici. Questa loro capacità sembrerebbe accordarsi con l’ipotesi di un’azione di queste sostanze sulla conduzione elettrica, che da un lato frenerebbe gli attacchi epilettici e dall’altra, come il litio, farebbe scendere l’umore dall’ottovolante bipolare». Gli studiosi tedeschi hanno dichiarato che ora l’obiettivo è giungere a individuare una mappa di tutti i punti cerebrali dove agisce il litio. «E’ questo il da farsi – concorda Altamura -, ma stavolta ‘in vivo’, cominciando però dagli animali, le scimmie per esempio, dal cervello più simile al nostro. Si potrebbe ‘marcare’ il litio e seguirne poi i percorsi con i sofisticati mezzi di indagine di cui disponiamo. Per ora si sa che agisce sui “fili elettrici” e non sulla “centralina” neurone. Domani, con la “mappa”, si potrà fare un uso più sottile, e forse allargare l’azione, del prezioso litio».

Serena Zoli
Serena Zoli

Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.


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