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Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 17-04-2018

Tumore del polmone e carcinoma renale: i benefici dell'immunoterapia



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L'utilizzo contemporaneo di più farmaci migliora la risposta nel trattamento del tumore del polmone e del carcinoma renale. La nuova frontiera dell'immunoterapia è sfruttare al meglio le combinazioni

Tumore del polmone e carcinoma renale: i benefici dell'immunoterapia

Immunoterapia sempre più protagonista nella lotta al cancro e in particolare nel tumore al polmone non a piccole cellule (NSCLC) e nel carcinoma del rene. A confermare ancora una volta il successo di questo approccio sono due recenti studi. Il primo presentato al congresso dell’American Association for Cancer Research (AACR) in corso a Chicago. Il secondo, esposto allo scorso congresso ESMO di Madrid e ora tornato alla ribalta grazie ad una decisione dell'FDA americana. In quello per il tumore del polmone-dove la ricerca italiana ha giocato un ruolo importante- emerge chiaramente che la somministrazione contemporanea dell'immunoterapico pembrolizumab insieme chemioterapia migliora la sopravvivenza e riduce il rischio di morte rispetto alla sola chemioterapia o al solo utilizzo dell'immunoterapia. Per quanto riguarda il rene emerge invece che l'utilizzo combinato di due immuniterapici (nivolumab e ipilimumab) migliora significativamente la sopravvivenza nelle persone affette da carcinoma renale metastatico. Risultati che mostrano come attraverso la combinazione di due farmaci si possano ottenere risposte migliori rispetto alla somministrazione di un singolo agente.

IMMUNOTERAPIA: DAL 2010 AD OGGI HA CAMBIATO LA CURA DEI TUMORI METASTATICI

Pilotare e potenziare l'effetto delle nostre cellule di difesa contro il tumore. E' questo l'obbiettivo dell'immunoterapia. Dal 2010 ad oggi la storia di questa disciplina è stata un susseguirsi di successi. Cominciando dal melanoma metastatico -un tumore che prima dell'avvento degli immunoterapici aveva un'aspettativa di vita di pochi mesi-, sono molte le neoplasie che oggi possono essere affrontate grazie all'immunoterapia. Grazie a questo approccio alcuni tipi di tumore cominciano ad essere considerati delle malattie croniche. Attenzione però  ad abbassare la guardia: «sono due le sfide del presente e futuro dell'immunoterapia - spiega Michele Maio, direttore del centro di immunoncologia (CIO) dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese -. La prima è aumentare il numero di persone che risponde a questi trattamenti. La seconda è mettere a punto nuove combinazioni di farmaci già presenti per cercare -quando non è possibile guarire- di rendere sempre più cronico il cancro».

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CHEMIOTERAPIA E IMMUNOTERAPIA SI POTENZIANO A VICENDA

In questa direzione -sfruttare le combinazioni- si inserisce lo studio presentato al congresso AACR, e contemporaneamente pubblicato dal New England Journal of Medicine, relativo al tumore del polmone più diffuso, quello squamoso non a piccole cellule. «I dati di questo importante studio, a cui l’Italia ha offerto un grande contributo, dimostrano che la sopravvivenza globale dei pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule metastatico aumenta moltissimo con la combinazione pembrolizumab più chemioterapia in prima linea di trattamento - precisa Marina Garassino, responsabile della struttura semplice di oncologia medica toracopolmonare dell'Istituto Nazionale di Tumori di Milano -. Questi risultati infatti hanno determinato la chiusura anticipata dell’analisi dello studio. Il trattamento immunoterapico con pembrolizumab in combinazione con la chemioterapia determina un effetto sinergico antitumorale attraverso il potenziamento della risposta immunitaria verso il tumore». In particolare è emerso che la combinazione migliora significativamente la sopravvivenza e riduce del 51% il rischio di morte rispetto alla sola chemioterapia. Questo indipendentemente dal fatto che il tumore esprima PD-L1, un marcatore tipico di alcuni tumori la cui valutazione è sempre servita per scegliere se somministrare l'immunoterapia. 

LA CHEMIOTERAPIA CONSENTE UN SALTO DI QUALITA' ALL'IMMUNOTERAPIA

«Diversamente da quello che si pensava, la chemioterapia, e in particolare quella basata su cisplatino e carboplatino, ha un'azione sinergica con l'immunoterapia. Questo accade per una serie di motivi. Da un lato la chemioterapia riduce l'attività immunosopressiva messa in atto dal tumore, dall'altro dà luogo alla cosiddetta morte immunologica: le cellule tumorali, morendo, rilasciano molecole che attivano il sistema immunitario. In questo modo si aumentano le possibilità che i linfociti T riconoscano e attacchino il cancro. Allo stesso tempo l'immunoterapia, con il pembrolizumab, potenzia la risposta immunitaria dell'individuo contro il tumore attraverso i linfociti T. Su queste due azioni concomitanti si basa la sinergia che ha portato a risultati impensabili tre anni fa»

ANCHE NEL CARCINOMA DEL RENE DUE E' MEGLIO DI UNO

Un altro studio a favore delle combinazioni è quello relativo al carcinoma renale metastatico a rischio intermedio e basso rischio. Dal 2006 ad oggi una delle terapie più utilizzate per questo tipo di tumore è la somministrazione di sunitinib, un farmaco a bersaglio molecolare. Nell'analisi presentata ad AACR è emerso invece che la somministrazione contemporanea di ipilimumab e nivolumab (due immunoterapici già approvati ed utilizzati per svariate forme tumorali) riduce di oltre il 30% il rischio di morte rispetto all'utilizzo del solo sunitinib. Non solo, dalle analisi è emerso anche un minor rischio di effetti collaterali. Un risultato importante che ha indotto l'FDA, l'ente statunitense che si occupa della regolamentazione nella commercializzazione dei farmaci, ad approvare questa combinazione come prima scelta nelle persone affette da questo tumore.

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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