Bambini e sport: certificato medico non obbligatorio fino ai 6 anni
Il certificato medico per l'attività sportiva, tra zero e sei anni, sarà necessario sono nei casi segnalati dal pediatra di famiglia. L'obiettivo è ridurre il tasso di bambini inattivi
Per gli esperti è una decisione saggia, perché renderà più facile l'accesso all'attività fisica dei più piccoli. Da un paio di settimane i genitori di bambini di età compresa tra zero e sei anni non hanno più l'obbligo di far redigere il certificato medico (concesso gratuitamente in alcune regioni, a pagamento in molte altre) per avviare i propri figli alla pratica sportiva in età prescolare. D'ora in poi, dunque, i bambini che rientrano in questa fascia potranno «mettersi in moto» senza bisogno di esibire una documentazione medica. Fuori da questa esenzione rimangono invece coloro che hanno già un problema di salute o un sospetto diagnostico per cui il pediatra di famiglia potrà decidere (a propria discrezione) di dover rilasciare una certificazione.
La misura è contenuta in un decreto firmato dai ministri (uscenti) Beatrice Lorenzin (Salute) e Luca Lotti (Sport). La decisione è stata assunta per rendere più agevole l'accesso allo sport fin dai primi anni di vita, in un'epoca contraddistinta dai crescenti tassi di sedentarietà. Il decreto, come ricorda Paolo Biasci, presidente della Federazione Italiana dei Medici Pediatri (Fimp), «accoglie una nostra proposta avanzata nel 2015 e favorirà l’attività fisica dei bambini fin dai primi anni di vita. Attualmente il 53 per cento dei giovani d’età compresa tra i tre e i cinque anni e il 22 per cento di quelli tra i sei e i dieci anni non praticano alcuna forma di sport». Il provvedimento abolisce un passaggio introdotto - e rimasto in vigore - in realtà appena quattro anni fa.
PARERE-1: SI PUO' FARE A MENO DEL CERTIFICATO OBBLIGATORIO
La decisione trova d'accordo Alberto Villani, responsabile del reparto di pediatria generale e malattie infettive dell'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma e presidente della Società Italiana di Pediatria, secondo cui «la certificazione finora richiesta non diceva comunque tutto circa la salute del bambino». Senza trascurare che molti di loro, pur senza svolgere una pratica sportiva precisa, oltre a praticare l'educazione fisica a scuola (per cui non era richiesta alcuna certificazione), giocano quotidianamente nei giardini o nei cortili dei propri palazzi sottoponendosi a sforzi fisica anche di pari entità, senza che nessuno li abbia «autorizzati» prima.
ATTIVITA' SPORTIVA NON AGONISTICA: QUALI CONTROLLI EFFETTUARE?
PARERE-2: COSÌ LA DISCREZIONALITÀ È UN RISCHIO
Di fatto, già da qualche giorno, è compito dei pediatri (gli internisti che hanno il compito di accertare lo stato di salute dei più piccoli) valutare quali casi necessitino di un certificato medico e quali no. Una situazione che, secondo la Confederazione Italiana dei Pediatri (Cipe), configura un rischio: quello che al pediatra sia contestata la mancata redazione del certificato a un paziente vittima di un evento avverso durante l'esecuzione di un'attività ignota al pediatra stesso. «Pur condividendo l'obiettivo di favorire l'attività motoria nei bambini come pure quello di ridurre la spesa delle famiglie, riteniamo rischiosa la discrezionalità che il decreto lascia al medico curante nella scelta di continuare a rilasciare tale certificazione sportiva in casi selezionati». Tutto ciò «senza chiarire né i percorsi con cui si dovrebbe concretizzare questa azione né tantomeno la rilevazione delle relative motivazioni cliniche». Senza trascurare che una visita periodica effettuata dal pediatra - il cosiddetto bilancio di salute: ripetuto tre entro l'anno e altre tre tra i due e i sei anni - non permette di diagnosticare qualsivoglia condizione. A maggior ragione quelle di tipo cardiaco, che possono determinare conseguenze anche fatali.
Il certificato finora richiesto per l'attività ludico-addestrativa - che segna la differenza rispetto a quella agonistica: per cui è obbligatoria la visita da parte di un medico sportivo - era di competenza del pediatra di libera scelta (o pediatra di famiglia), quando non di uno specialista (in caso di malattia del bambino che richiedesse un approfondimento specifico). «Una delle preoccupazioni principali nell'accertamento dello stato di salute di un bambino riguarda l'aspetto cardiologico, al fine di evitare la comparsa di eventi improvvisi - dichiara Ugo Vairo, direttore dell'unità operativa complessa di cardiologia pediatrica e delle cardiopatie congenite dell'ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari e presidente della Società Italiana di Cardiologia Pediatrica e Cardiopatie Congenite -. Per questo, nonostante la nuova norma, la prassi prevede che i bambini che praticano un'attività sportiva anche non agonistica effettuino un elettrocardiogramma nel corso dei primi anni di vita. Se l'esame è stato già sostenuto per altre ragioni, non occorre ripeterlo. Purtroppo però è prassi diffusa da parte di istruttori e insegnanti richiederlo nuovamente per mettersi al riparo da qualsiasi responsabilità. Lo scenario cambia invece se è il pediatra a chiedere una consulenza specialistica. A quel punto tocca a noi decidere se sia sufficiente una visita cardiologica o se occorra ricorrere a indagini strumentali quali l'elettrocardiogramma e l'ecocardiogramma. Il bambino, a quel punto, va a casa con una documentazione che, in caso di esito negativo degli accertamenti, è sufficiente all'inizio di un'attività ludico-addestrativa».
Bambini: dieci consigli per evitare i colpi di calore
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Al sole, ma con cautela I bambini possono essere mostrarsi al sole, ma è opportuno limitare l'esposizione nelle ore più calde: tra le 11 e le 17
Aumentare la ventilazione di un ambiente Il ricorso a un ventilatore in un luogo chiuso può essere efficace per alleviare l'astenia e limitare la calura estiva
Attenzione anche all'abbigliamento Ai bambini bisogna far indossare indumenti leggeri, meglio se di lino o di cotone, che permettono una maggiore traspirazione
Meglio di bianco che di nero Usare una magliaetta o una camicia di colore chiaro aiuta a non attirare i raggi del sole
L'importanza della prevenzione Le creme solari ad alta protezione vanno utilizzate su tutti i bambini, anche oltre il primo anno di vita
Come comportarsi con un bambino di un anno? Un bimbo di un anno può essere esposto ai raggi solari. Ma, oltre alle indicazioni relative all'orario, occorre essere comunque prudenti e utilizzare sempre la protezione
Mantenere la giusta idratazione Bagnare spesso la testa, ricorrere a una doccia o a un bagno sono indicazioni utili per permettere a un bambino di avvertire meno la fatica legata all'aumento delle temperature
Almeno due litri di acqua al giorno Fare sport in estate è possibile, evitando (come detto) di svolgere l'attività nelle ore più calde della giornata. In qualunque momento, però, è necessario recuperare i liquidi perduti bevendo adeguate quantità di acqua.
Largo alla dieta mediterranea Acqua in sufficienti quantità. Ma pure frutta e verdura, alla fine di ogni pasto. La lotta al caldo si gioca anche a tavola. L'approccio più efficace rimane sempre quello della dieta mediterranea, che mette al primo posto il consumo di frutta, verdura, cereali integrali e, come bevanda, l'acqua