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Pediatria
Francesca Morelli
pubblicato il 03-12-2012

Il decalogo anti-balbuzie



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Di questa anomalia del linguaggio ne soffrono più i maschi e spesso ha una componente genetica. La scuola è un importante fattore di stress, ma ecco 10 regole comportamentali per vincerla

Il decalogo anti-balbuzie

È spesso la componente genetica la causa principale dello sviluppo della balbuzie. Lo confermano svariati studi di impronta internazionale, dai quali si rileva anche che ad esserne colpito sono maggiormente i maschi con un rapporto di 4 a 1, fin dalla più tenera età. Di balbuzie, infatti, ne sono affetti soprattutto i bambini tra i 3 e i 5 anni, il più delle volte in forma transitoria, ed altre in modo permanente tanto che il disturbo affligge in Italia all’incirca l’1% della popolazione adulta.

 

IL DISTURBO

Le parole si arrotolano attorno alla lingua, vengono emesse con molta tensione e fatica, i suoni risultano ripetuti o prolungati, le parole più difficili vengono sostituite con altre meno problematiche. Sono queste le caratteristiche con cui la balbuzie si manifesta, identificando una anomalia nel normale fluire del linguaggio. «Il disturbo comincia generalmente in modo graduale – spiega Annamaria Zambarbieri, logopedista presso il Policlinico di Milano - con ripetizioni di consonanti o di parole che sono di solito le prime in una frase». Dapprima il bambino non è consapevole della difficoltà della parola ma, quando lo diviene confrontandosi soprattutto a scuola con i compagni, ai problemi del linguaggio si somma uno stato di frustrazione, ansia e scarsa autostima, fino a manifestazioni di aggressività e impulsività che possono influire anche sul rendimento scolastico. Per controllare al meglio la balbuzie, la via è intraprendere da subito terapie mirate. «Il periodo più adeguato in cui intervenire – continua la specialista – è tra i 5 e i 7 anni in quanto questa età le terapie risultano meno efficaci. E’ necessaria una adeguata valutazione diagnostica, la più tempestiva possibile, per poter prevenire l’instaurarsi di meccanismi che fissano e aggravano il disturbo». Fondamentale è il “counseling parentale”, la corretta informazione dei familiari sulla balbuzie, sui fattori scatenanti e su eventuali comportamenti da modificare.

 

IL DECALOGO COMPORTAMENTALE

Ecco,allora, che dagli esperti arrivano, per insegnanti e genitori, alcuni buoni consigli per aiutare i ragazzi con problemi di linguaggio a superare le proprie difficoltà.

1. Dallo studente con balbuzie aspettarsi la stessa qualità e quantità di lavoro rispetto a chi non balbetta;

2. Educare i membri della classe (anche i bambini disfluenti) all’ascolto e al rispetto dei turni di conversazione.

3. Non completare le parole e non parlare al suo posto del ragazzo disfluente, per non ingenerargli frustrazione.

4. Mantenere lo sguardo e non distoglierlo mentre parla: è importante ciò che dice, e non come lo dice.

5. Non dire all’alunno con balbuzie "rallenta", “stai calmo” o “prendi fiato", aumenterebbe la tensione nei momenti di blocco.

6. Cercare di ridurre lo stato di tensione e ansia in chi balbetta per allentare anche spasmi e contrazioni muscolari, che si accentuano con lo stress.

7. Iniziare le terapie da piccoli per avere risultati più efficienti.

8. Dare l’esempio nella comunicazione, parlando senza fretta e facendo buon uso delle pause.

9. Seguire il contenuto del discorso, ponendo osservazioni al riguardo, e non la difficoltà.

10. Confrontarsi con lo studente che balbetta per capirne le esigenze, senza dimostrarsi tuttavia accomodanti o non trattandolo da ‘diverso’: sì alla comprensione, no alla pena. «Oggi nell’80% dalla balbuzie si ha un significativo miglioramento – tranquillizza la logopedista – con remissioni spontanee nel 60% dei casi».

 


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