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Pediatria
Donatella Barus
pubblicato il 30-07-2012

L’esame neonatale contro la sordità congenita



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Almeno un bimbo su mille viene al mondo nel silenzio e il suo destino dipende anche da una diagnosi tempestiva. Lo screening neonatale, unico strumento utile, in Italia copre il 60% dei neonati

L’esame neonatale contro la sordità congenita
 

L’ultimo appello è stato lanciato in occasione del congresso della Società italiana di otorinolaringoiatria e chirurgia cervico-facciale. La copertura dello screening audiologico neonatale è insufficiente, hanno denunciato gli esperti. Per ottenere un’estensione nazionale, hanno precisato, occorre aspettare l’approvazione dei nuovi Lea, i livelli essenziali di assistenza, che stabiliscono le cure a cui tutti hanno diritto gratuitamente, incluso appunto il test per l'udito dei neonati già nei punti nascita.


NON CONTROLLATI 4 BIMBI SU 10 

Ma quanti sono i bimbi sottoposti al controllo sin dalle prime ore di vita? Erano il 60% dei neonati nel 2008, anno della più recente indagine nazionale, condotta da Luciano Bubbico dell'università La Sapienza di Roma in collaborazione con la Società Italiana di Neonatologia (Sin). Ancora pochi, ma più del doppio rispetto al 2003. «Facendo i conti, significa circa 240mila bambini non sottoposti a screening, fra i quali 480 nati sordi l'anno (da 1 a 3 neonati su 1.000 nascono con sordità congenita)», spiega Stefano Martinelli, segretario del gruppo di studio organi di senso della Sin e direttore dell'unità operativa di neonatologia e terapia intensiva neonatale dell'ospedale Niguarda Ca' Granda di Milano. «La sordità congenita è una malattia relativamente  frequente, per questo lo screening è indicato. E va fatto prima della dimissione, se si posticipa non tutti i genitori riportano i bambini in ospedale. Ora aspettiamo gli esiti di una nuova ricerca che stiamo avviando, con un questionario indirizzato a tutti i punti nascita».

PROBLEMI DEL LINGUAGGIO 

Per quei potenziali 480 piccoli che non sentono, un ritardo nella diagnosi può costare caro. «Individuare precocemente un sordo consente una precoce terapia. Le linee guida Usa, condivise da tutto il mondo, indicano come ottimale un sospetto diagnostico entro un mese di vita, diagnosi definitiva entro 3 mesi, inizio terapie entro 6 mesi», spiega Martinelli.


CONSIGLI PER I GENITORI 

Cosa possono fare i genitori per captare eventuali problemi di udito nei loro piccoli? I segnali d'allarme arrivano tardi, quando il bambino non produce i suoni che ci si aspetta da lui o non sembra reagire ai suoni. «Ma sono segni che possono essere interpretati con grande variabilità – ammonisce Martinelli -. Il bambino sordo emette dei suoni e, ad esempio, pronuncia delle sillabe labiali come “ma” e “pa” e si pensa dica “mamma” o “papà”». Parole che in realtà lui non ha mai sentito. «Può pronunciare anche bisillabe – prosegue Martinelli - ed è in grado di mettere in atto strategie per compensare la carenza uditiva che possono confondere i genitori e il medico. Ad esempio, sente battere le mani e sussulta per lo spostamento d'aria, non per il rumore, lo stesso accade per un oggetto che cade o una porta che sbatte. Quanto più un bimbo è bravo a compensare quanto più è difficile fare una diagnosi».
 

GENI DIFETTOSI

Ci sono bambini più a rischio di sordità rispetto ad altri (per familiarità, malformazioni, infezioni pre e neonatali – come il citomegalovirus o la rosolia -, nascita pretermine e permanenza in terapia intensiva). Però, ribadisce Martinelli, tutti i neonati dovrebbero essere controllati: «Altrimenti si perde quel 50% di bambini che nascono sordi per altre cause, come quelle genetiche. Genitori che ci sentono, ma sono portatori di una mutazione del gene della connessina 26 (cui si deve il 40% dei casi) possono concepire un bambino sordo».


REGIONI AL LAVORO 

Si tratta ora di ottimizzare e uniformare la situazione dello screening in Italia. E i problemi sembrano riguardare le carenze organizzative (personale dedicato, database da gestire) più che tecnologiche (lo strumento costa tra i cinque e i seimila euro). Hanno già legiferato per assicurare lo screening audiologico in tutti i punti nascita Liguria, Marche, Campania e Toscana. Recentissimo l'iter avviato in Lazio, mentre la Lombardia ha avviato una task force per identificare le percentuali di punti nascita che eseguono lo screening prima della dimissione dal nido, per dotare della strumentazione quelli che non l'hanno e per studiare un database che possa tracciare i neonati che devono fare successivi accertamenti.


Donatella Barus
Donatella Barus

Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.


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