Quando si desidera un figlio, il tempo non è solo una variabile: è spesso il primo ostacolo. In Italia, secondo un’indagine della Società Italiana di Riproduzione Umana (SIRU), le coppie infertili impiegano in media quattro o cinque anni prima di intraprendere un percorso terapeutico adeguato. Un ritardo che può ridurre in modo significativo le possibilità di successo, specie nelle donne con età materna avanzata.
MANCANO LINEE GUIDA CHIARE
La causa principale del ritardo nell’avvio del percorso terapeutico adeguato, come emerso durante il recente Congresso Nazionale SIRU, può essere attribuita alla mancanza di Linee Guida appropriate e dei relativi Percorsi Diagnostici e Terapeutici Assistenziali (PDTA). In sostanza le coppie non sanno come orientarsi e i risultati di uno studio, seppur non nuovissimo (pubblicato su Human Reproduction nel febbraio 2021), lo confermano. Il ritardo dell’avvio della fecondazione in vitro comporta la riduzione delle possibilità di successo, un effetto che si acuisce, in particolare, con l’età materna avanzata e in presenza di una causa nota di infertilità. Nelle donne di età pari a 36-37, 38-39 e 40-42 anni un ritardo di 6 mesi è infatti in grado di ridurre le nascite rispettivamente del 5,6%, 9,5% e 11,8%, mentre i valori corrispondenti associati a un ritardo di 12 mesi sono rispettivamente dell’11,9%, 18,8% e 22,4%.
QUANDO SERVE AGIRE?
Dunque che fare? Che consigli dare alle coppie che cercano un figlio? «Ci sono due presupposti di partenza: la durata della fertilità femminile, che è mediamente compresa tra i 16 e i 42 anni di età, e il tempo che la coppia dedica alla ricerca della prole, che non deve superare l’anno. Dunque, soprattutto se si desiderano due o più figli, la maternità va pianificata a tempo debito e, dopo un anno di ricerca infruttuosa, bisogna eseguire degli accertamenti», spiega il prof. Edgardo Somigliana del Policlinico di Milano.
GLI ESAMI INIZIALI
Quanto agli esami da fare si tratta di due semplici accertamenti: un’ecografia transvaginale e l’esame del liquido seminale. «Quello che ne emergerà è un quadro generale della situazione, attendibile in un’alta percentuale di casi (circa il 90%), ma non totalmente esaustivo. La fertilità è, infatti, un fenomeno assai complesso e articolato e molti aspetti non possono essere adeguatamente indagati. Per esempio, non esistono esami specifici in grado di valutare la capacità dell’utero di accogliere un embrione o analisi atte a studiare in maniera capillare i meccanismi di funzionamento della cervice uterina. Quindi, se il tempo passa e la donna non resta incinta, non c’è altro da fare che ricorrere a un centro di infertilità di II o III livello, cioè in grado di procedere con un’eventuale procreazione medicalmente assistita. L’infertilità deve essere considerata, a tutti gli effetti, una malattia, alla stregua delle altre. Quindi bisogna cercare le cure e agire con solerzia».
TEMPI DI ACCESSO I CENTRO
L’iter parte da una visita specialistica richiesta dal medico di base. «Generalmente nel giro di 120 giorni si ottiene l’appuntamento. Ma, come sappiamo, non in tutte le regioni del nostro Paese la situazione è la stessa. Il consiglio, per quanto possibile, è comunque quello di cercare di rimanere nel proprio territorio perché i trattamenti per l’infertilità possono risultare impegnativi e non è il mese in più che fa la differenza. La premessa resta però sempre la stessa, ossia che non si arrivi in prossimità dei quarant’anni a cercare affannosamente la maternità. Se fino ai 35 le probabilità di rimanere incinta restano mediamente alte, dai 35 in poi le possibilità decadono in maniera molto significativa e repentina».
ANCHE LO STILE DI VITA CONTA
E se non esiste la possibilità di prevenire l’infertilità, sicuramente lo stile di vita conta, eccome, e per entrambi i sessi. «Basti pensare che quando si procede con l’analisi dello sperma per la crioconservazione del liquido seminale prima di procedere con le terapie oncologiche, nel 10% dei campioni non si trovano spermatozoi. Ciò è esemplificativo di come l’aspetto riproduttivo risenta dello stato di salute generale. Non fumare, svolgere attività fisica regolare, alimentarsi in maniera corretta, dormire il necessario, sono quindi comportamenti importanti per mantenersi in salute e salvaguardare la fertilità».