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Cure per Covid-19: il complotto che non esiste

Tutti gli approcci utilizzati sino ad oggi contro Covid-19 rappresentano le tessere di un mosaico chiamato cura. Nessuna invenzione miracolosa, solo tanta ricerca scientifica

Cure per Covid-19: il complotto che non esiste

Nessuna cura miracolosa. Solo con l'esperienza dei clinici in corsia e la ricerca nei laboratori di tutto il mondo potremo affrontare sempre più efficacemente Covid-19. Eppure, da quando è esplosa questa pandemia, non passa settimana senza l'annuncio dell'avvenuta scoperta di una terapia per debellare con successo il virus.  Annuncio che generalmente avviene non tramite la pubblicazione di uno studio validato dalla comunità scientifica bensì attraverso un messaggio Whatsapp o un video di denuncia.

"Non ce la raccontano tutta" ed "E' tutta una questione di soldi" sono i mantra principali dei sostenitori del complotto. Espressioni non certo nuove. Dalla cura per il cancro che già esiste al grande inganno dei vaccini, la storia della medicina è costellata di personaggi che promettono soluzioni semplici a problemi complessi. Nella ricerca scientifica non funziona così.

Siamo a conoscenza di questo virus da non più di 4 mesi. In 120 giorni la comunità scientifica è riuscita nell'impresa di capire, seppur con tutti i limiti dovuti al poco tempo, chi avevamo di fronte. In sole poche settimane ha prodotto centinaia di studi avviando importanti sperimentazioni di farmaci e vaccini. Un'accelerazione mai vista nella storia della medicina moderna. Ma proprio perché il virus che abbiamo davanti impariamo a conoscerlo giorno dopo giorno, soluzioni definitive non ne abbiamo ancora.

Ad inizio pandemia abbiamo capito che nei malati più gravi si scatena una infiammazione generalizzata -la tempesta di citochine la chiamano gli addetti ai lavori-. Per spegnerla si è provato con dei farmaci (tocilizumab) impiegati già da tempo per ridurre gli effetti collaterali delle terapie anticancro Car-T, che spesso possono portare a un'infiammazione simile.

Osservando i pazienti ci si è anche accorti che l'eccessiva infiammazione a livello polmonare portava alla formazione di trombi spesso letali. Ed è così che i medici hanno pensato di utilizzare un anticoagulante, l'eparina, per provare a ridurre il danno.

Facendo poi memoria del passato, la comunità scientifica ha provato a curare i casi più gravi con il plasma delle persone guarite. Il principio su cui si fonda questa terapia è semplice: nel sangue delle persone guarite sono presenti anticorpi utili a combattere il virus.

Nel frattempo, grazie all'analisi della sequenza del virus, i ricercatori hanno provato ad utilizzare alcuni antivirali (uno su tutti, remdesivir) in sperimentazione contro virus "cugini" di Sars-Cov-2.

Infine, consci del fatto che da una pandemia si può uscirne sul lungo periodo anche grazie ad un vaccino, sono oltre 100 i progetti di ricerca volti a svilupparne di efficaci. In soli 4 mesi dalla conoscenza dell'esatta sequenza sono già diversi i potenziali vaccini in sperimentazione nell'uomo.

Tutte questi tentativi di sbarrare la strada al virus richiedono tempo. Quel tempo necessario a stabilire se una determinata cura ha realmente effetto oppure si tratta di una semplice coincidenza. Perché a differenza di chi spaccia per miracoloso un determinato approccio senza però portare un dato a supporto della propria tesi, chi fa ricerca seriamente sa bene che prima degli annunci occorrono dati solidi.

Tutti gli approcci utilizzati sino ad oggi contro Covid-19 rappresentano tante piccole tessere di un mosaico chiamato cura. Terapie definitive non ne abbiamo ma più passa il tempo e più la ricerca ci indica la strada per affrontare con successo il virus.  

 

 



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