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Per gli Ogm si rompe la Comunità Agricola Europea

Bruxelles rinuncia al proprio potere. Ma con il via libera alle scelte dei singoli Stati, il continente corre il rischio di aumentare le importazioni e l'impatto sulle emissioni di gas serra

Per gli Ogm si rompe la Comunità Agricola Europea

Sul tema degli Ogm, a partire dalal prossima primavera, ogni Stato nazionale potrà andare in una direzione autonoma. È quanto emerge dall'ultima plenaria del Parlamento europeo che ha approvato - con 480 voti a favore, 159 contrari e 58 astenuti - la direttiva Ue che permetterà agli Stati membri di vietare, sul proprio territorio, la coltivazione di organismi geneticamente modificati (Ogm) già autorizzati a livello comunitario. Quanto si diceva da mesi, dunque, è divenuto realtà. 

La motivazione che sta dietro questa decisione è quella che esistono vari Paesi accanitamente ostili alla coltivazione degli Ogm che si oppongono ad un altro gruppo di Paesi che invece giudicano alcuni Ogm come una opportunità da non perdere. Questo sedimentato conflitto ha portato allo stallo attuale: da un lato solo una pianta è autorizzata per la coltivazione in Europa - un mais Bt autorizzato nel 1998 e che ancora attende dal 2008 il rinnovo di tale autorizzazione, venendo quindi coltivato in regime di proroga -, ma dall'altro ha autorizzato l'importazione di 46 differenti derivati di alimenti Ogm ammessi talvolta anche per il consumo umano.  

Tale stallo deriva dalla complessa procedura che disciplina la materia. A una semplice opinione dell'Efsa (Agenzia per la Sicurezza Alimentare Europea), che fa una valutazione scientifica degli eventuali rischi sanitari o ambientali di una specifica pianta ingegnerizzata, fanno seguito le riunioni di Consiglio dei Ministri competenti, dei primi Ministri e della Commissione che approvano le richieste se non si è formata prima una “maggioranza qualificata”, ossia una maggioranza che tenga conto del numero dei cittadini rappresentati da ogni singolo Stato membro, che sia contraria a ogni singola autorizzazione.

>A ben vedere, dunque, dopo una valutazione scientifica seguivano già prima tre diversi livelli di decisioni prese da rappresentanti politici. Ma questi tre livelli politici non sono bastati al neo-presidente della Commissione, il lussemburghese Jean Claude Juncker, che ha dichiarato che deve essere dato alla Commissione democraticamente eletta almeno altrettanto spazio decisionale quanto quello che già occupa la scienza. Si tratta dell'annuncio di nuovi ostacoli posti di fronte all'Efsa e a scelte sul tema Ogm basate non su evidenze scientifiche, ma su pressione dei singoli Stati membri. Le motivazioni per cui tra poco si potrà vietare di coltivare Ogm sono del tutte estranee a qualunque logica scientifica (o anche non scientifica): «I divieti nazionali potranno essere motivati con ragioni socio-economiche, di politica agricola, di interesse pubblico, di uso dei suoli, di pianificazione urbana o territoriale, per evitare la contaminazione di altri prodotti («coesistenza»), o anche per ragioni di politica ambientale; a condizione, tuttavia, in quest'ultimo caso, che le valutazioni addotte non si oppongano, ma siano «distinte e complementari», rispetto alla valutazione di rischio ambientale, che compete alla sola all'Autorita' europea di sicurezza alimentare (Efsa)».

Come si vede non compaiono nemmeno le proposte di divieto per ragioni sanitarie. Tale capitolo resta tra le competenze dell’Efsa e quindi quella che è la maggior preoccupazione per i cittadini non potrà essere evocata per vietare le coltivazioni. L’Efsa da decenni oramai continua a ripetere che «non esistono rischi sanitari legati al consumo o all’ingestione di Ogm». E mai nella storia dell’uso e del consumo di Ogm - siamo oramai a oltre venti anni dall’arrivo del primo nei supermercati - si è avuto un singolo ricovero ospedaliero causato da un qualsiasi Ogm.

Ma la demagogia, il populismo e l’aver evocato paure e fobie nei cittadini europei, stanno condannando l’Europa della Conoscenza a diventare l’Europa dei pregiudizi e degli egoismi. Le ambiguità di questa scelta tutta tesa a cercare un facile consenso - politico e delle grandi aziende europee - diventerà un tallone d’Achille dell’Europa. Già oggi il nostro continente si coltiva circa quaranta milioni di ettari fuori dai propri confini per nutrire i suoi cittadini. Facile prevedere che, senza Ogm, le rese per ettaro diminuiscano ancora, senza poter combattere le malattie delle piante e gli aumentati stress idrici derivanti dai cambiamenti ambientali. Altrettanto probabile è la conseguenza che ci porterà a dipendere da importazioni di derrate alimentari provenienti da altri continenti in misura sempre maggiore. Vieteremo gli Ogm adducendo motivazioni ambientali, mentre stiamo aumentando la necessità di trasporti di derrate da altri continenti con ancora maggiori impatti ambientali sulle emissioni di gas serra. Di certo niente di cui andare fieri come risultato ottenuto durante il semestre italiano di presidenza.

Roberto Defez

   



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