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Siccità, non piove: governo ladro?

Anche le scelte alimentari pesano sull'ambiente. Quali sono i cibi che costano meno acqua?

Siccità, non piove: governo ladro?

La siccità in buona parte del Paese si fa sentire con incendi, laghi prosciugati, forniture idriche a singhiozzo e presagi nefasti per il degrado ambientale, le coltivazioni in generale e a valle per l’economia. I consigli o le invocazioni sono sempre gli stessi. Invasi da ripensare, condutture idriche da restaurare, riciclo di acque chiare e riduzione degli sprechi (anche alzando il costo al metro cubo per consumi oltre una franchigia minima). Ma siccome il settanta per cento dell’acqua viene usata dall’agricoltura, forse qualche valutazione andrebbe fatta anche su quel fronte.


Non tutto quello che mangiamo usa altrettanta acqua. Servono 70 litri d’acqua per avere una mela, 90 per avere due tazze di té.  Ma quasi dieci volte di più per avere un eguale quantitativo di caffè: 840 litri d’acqua per 750 millilitri di caffè. Poco di più (1170) per un chilo di pollo e 1440 per un chilo di maiale. Meglio un chilo di mais (450 litri) o di grano (500 litri), mentre servono fino a 3400 litri d’acqua per avere un chilo di riso, che oggi ha un’immagine molto migliore di quella di grano e mais. Ma servono 2500 litri di acqua per un chilo di formaggio e tra cinque ed quindicimila litri d’acqua per chilo di carne bovina. Con tutti questi numeri finiamo per non voler mangiare più nulla.

Certo varie economie si possono fare nell’immediato, per esempio con l’irrigazione a goccia solo dove ci serve e solo per far crescere la nostra pianta coltivata. Ma si dovrebbe riflettere che anche dare acqua alle piante non è immune da problemi. Con l’acqua arrivano anche i sali minerali, come sanno bene le nostre lavatrici, lavastoviglie e tutti gli arredi dove schizza una goccia d’acqua. Irrigando si accumulano anche i sali e un terreno pieno di sali e di calcare ostacola la crescita delle piante. Dare acqua distillata o deionizzata ha dei costi esorbitanti. Meglio da un lato coltivare varietà che richiedono meno acqua, ma dall’altro selezionare piante che consumano meno acqua. Di sistemi ce ne sono molti. Sia migliorando la pianta che agendo su funghi e batteri del suolo che aiutano la pianta ad andare a cercarsi l’acqua a grandi distanze. Serve un po’ di ricerca scientifica, serve un po’ di fiducia nella scienza, serve la massima trasparenza da parte dei ricercatori e serve anche che i progressi possibili vengano confrontati non col mondo dei sogni o dei paradisi perduti, ma con altre situazioni concrete, possibili e misurabili. Il miglioramento genetico vegetale si è già dimostrato così rassicurante e controllato che le piante ed i microrganismi migliorati geneticamente sono spesso più sicuri per la salute umana delle stesse piante da cui derivano. Ma serve uno sguardo laico e scevro da pregiudizi.

Siamo troppo spesso abituati a diffidare di tutto e affidarci al nostro intuito, ma non sempre indoviniamo. Per esempio abbiamo visto che mangiare molte proteine animali richiede un maggior consumo di acqua per poter produrre un peso analogo rispetto ad un alimento vegetale. Come conseguenza logica siamo portati a dire che un onnivoro (ossia che mangia carne, pesce, formaggi, frutta e ortaggi) ha un impatto ambientale molto superiore a quello di un vegano. Ma chi ha mai misurato tutto questo? Davvero è così?

Da poco è stata pubblicata una complessa analisi basata sulle diete reali di tedeschi consumatori di prodotti da agricoltura biologica e convenzionale, con i primi che consumano molta meno carne e proteine animali dei secondi. Dall’articolo pubblicato sul Journal of Cleaner Production, che di certo avrà bisogno molti altri riscontri e verifiche, si nota come la produzione di gas serra è identica per i consumatori delle due diete, ma i consumatori di biologico costringono ad un consumo di suolo significativamente superiore. A questo servono le verifiche sperimentali: a mettere alla prova le nostre inclinazioni, impressioni, sensazioni per validarle o smentirle con dati, fatti, numeri e soprattutto con un’affidabile analisi statistica. Spesso cerchiamo nel Governo di turno la causa di tutti i nostri mali. Qualche volta dovremmo domandarci se non siamo anche noi a dare una mano a sbagliare ai nostri governanti.



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