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Vaccino Covid-19: quanti sanitari a rischio sospensione?

Una riflessione sull'impatto dell'esitazione vaccinale nella classe medica ai tempi della pandemia

Vaccino Covid-19: quanti sanitari a rischio sospensione?

In un recente articolo pubblicato sul British Medical Journal, si dice che solo un operatore sanitario su 10.000 avrebbe rifiutato di vaccinarsi. Secondo questa stima, gli operatori contrari alla vaccinazione sarebbero quindi o pochi o pochissimi. 

 

Tuttavia, più avanti l’articolo nota che, «in Lombardia, una delle regione del nord maggiormente colpite da Covid-19, il 6-10 per cento degli operatori sanitari non si sono uniti al piano vaccinale, mentre nella regione del sud della Puglia le autorità regionali stimano la proporzioni intorno al 10-15 per cento». Dato che l’articolo non cita le fonti di questi dati, al momento è difficile sapere esattamente come stanno le cose. Ma presto dovremmo avere dei numeri molto più precisi.

 

Il primo aprile 2021 è entrato in vigore un decreto del consiglio dei ministri che impone agli operatori sanitari l’obbligo di vaccinazione. In caso di mancato rispetto di tale obbligo, scatta la sospensione dell’operatore da mansioni che implicano il contatto con persone. Come ho spiegato qui, il decreto stabilisce che le regioni e le province autonome avevano dieci giorni per accertare chi tra gli operatori sanitari fosse già vaccinato, in attesa, o in altro stato.


Questo significa che, stando al decreto, il 12 aprile avremmo dovuto sapere esattamente quanti operatori sanitari in Italia si sono vaccinati, quanti hanno già fatto richiesta, quanti sono esenti a causa di documentate condizioni di salute e quanti non intendono vaccinarsi. Al momento, però, il ministero della Salute non ha ancora fornito una risposta definitiva. Eppure conoscere quanti operatori sanitari si sono dichiarati contrari alla vaccinazione potrebbe essere utile non soltanto per limitare il contagio nel presente, ma anche per il futuro.


Comprendere le ragioni del rifiuto da parte di queste persone che pure operano in ambito sanitario, infatti, potrebbe forse aiutare a capire meglio il fenomeno della cosiddetta «esitanza o esitazione vaccinale» e predisporre così nuove strategie per contenerla nel futuro. Rendere esplicite queste opposizioni potrebbe inoltre essere utile anche a quegli (si spera pochissimi) operatori sanitari che non intendono vaccinarsi per comprendere una cosa importante. Con tutta probabilità, hanno sbagliato professione.

 



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