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Difterite

Difterite
 

CHE COS’È

La difterite è una malattia infettiva acuta di origine batterica. A provocarla è il patogeno Corynebacterium diphtheriae che, una volta penetrato all’interno dell’organismo, può danneggiare tessuti e organi, fino anche a distruggerli. L’infezione colpisce più di frequente la gola, il naso, la faringe, la laringe, la trachea e le tonsille (meno frequentemente la pelle, la congiuntiva e le vie urinarie) e il batterio circola principalmente durante l’inverno. Oggi l’infezione, che si trasmette per via respiratoria o attraverso il contatto con oggetti contaminati o ferite infette, è presente soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, dove non sempre è disponibile la vaccinazione, che negli Stati occidentali ha invece ridotto drasticamente i casi di infezione, e di conseguenza i decessi, provocati dalla difterite.

 

 

SINTOMI  

Quando l’infezione riguarda l’apparato orofaringeo, i primi sintomi sono mal di gola, perdita dell’appetito e febbre leggera, brividi e malessere generalizzato. La difterite è riconoscibile anche dall’ingrossamento dei linfonodi alla base del collo e, soprattutto, dalla presenza di una patina grigiastra in gola e sulle tonsille che, aderendo alle mucose, si pone come ostacolo al passaggio dell’aria e, nei casi più gravi, può portare alla morte del paziente per soffocamento. La difficoltà a deglutire è un’altra delle manifestazioni che possono colpire il soggetto contagiato dal batterio causa della difterite. Tutte i segni e sintomi sopra citati compaiono tra due e cinque giorni dopo l’infezione. Il decorso è quasi sempre benigno, ma in caso di complicanze può far registrare la comparsa di manifestazioni a livello cardiaco: aritmie, insufficienza cardiaca, miocardite o arresto cardiaco. Altre complicanze possono interessare il sistema nervoso (disturbi di fonazione, paralisi di alcuni nervi, polineuriti) e l’apparato renale (insufficienza renale, ematuria, poliuria).

 

 

DIAGNOSI  

Il sospetto diagnostico matura quasi sempre dall’osservazione della patina grigiastra: sulla superficie della gola, o della cute, se il contatto con il patogeno Corynebacterium diphtheriae è avvenuto a livello cutaneo. La conferma, attraverso la ricerca del Dna batterico, avviene a seguito degli esami di laboratorio, che vengono effettuati su un campione prelevato dalla gola o dalla cute.

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COME SI CURA

Una volta completato l’iter diagnostico, il paziente colpito dalla difterite deve essere posto in isolamento e trattato con diversi farmaci. Oltre agli antibiotici che servono per prevenire la moltiplicazione dell’agente infettivo e limitare la possibilità di contagio, occorre somministrate un’antitossina, che viene iniettata in vena o per via intra-muscolare. In questo modo si neutralizza la tossina prodotta dal batterio. Vista la necessità di isolare i pazienti, i trattamenti terapeutici per la difterite vengono quasi sempre effettuati nei reparti di malattie infettive. È pertanto richiesto il ricovero del paziente.

 


PREVENZIONE

L’immunizzazione attiva rimane l’unico strumento utile per la prevenzione di questa malattia. La vaccinazione, da effettuare nel primo anno di vita prevede una schedula a tre dosi somministrate al terzo, al quinto e al dodicesimo mese, utilizzando un vaccino combinato definito esavalente perché oltre alle componenti antidifteriche contiene quelle contro tetano, pertosse, poliomielite, epatite b ed emofilo tipo b. Successivamente devono essere eseguite due dosi di richiamo, una al momento di entrare a scuola, all’età di 5-6 anni, insieme ad anti-tetano, anti-pertosse ed anti-poliomielite l’altra a distanza di circa dieci anni in età adolescenziale. Il vaccino antidifterico è costituito da un’anatossina, cioè la tossina batterica che viene trattata in modo da non essere più tossica per l’organismo, ma comunque in grado di stimolare la produzione di anticorpi protettivi da parte del sistema immunitario.

Oltre che ai bambini, la vaccinazione è raccomandata a tutti gli adulti non vaccinati, a chi ha in programma di recarsi in aree in cui la malattia è endemica (Asia, Africa, Sud-America). Completato il ciclo vaccinale, si ritiene che la protezione sia pressoché totale. Detto ciò, il Ministero della Salute invita comunque a effettuare successivi richiami della vaccinazione contro la difterite ogni dieci anni.

 


QUANTO E' DIFFUSA

La difterite è una malattia ancora presente in molte aree del nostro pianeta sebbene dai quasi centomila casi del 1980, quando la copertura vaccinale era intorno al 20 per cento, si sia passati  nel 2016 a poco più settemila casi grazie a coperture vaccinali che hanno raggiunto circa l’86 per cento. Tuttavia questo è un dato di copertura medio a livello mondiale, il che significa che in molti Paesi, soprattutto dell’Africa Subsahariana, i bambini vaccinati sono tra il 50 ed il 79 per cento quindi in numero insufficiente ad interrompere la circolazione del batterio.

Per quanto riguarda l’Italia dopo quasi vent’anni in cui non sono stati registrati casi di infezione provocati dal batterio Corynebacterium diphtheriae, in conseguenza del raggiungimento della soglia di sicurezza raccomandata (95 per cento della popolazione vaccinata), dal 2015 a oggi si è assistito a un aumento delle segnalazioni di infezioni provocate da questo batterio: le notifiche sono state 8, di cui solo una ha riguardato un caso provocato da Corynebacterium diphtheriae produttore di tossina che ha causato difterite cutanea. Tra il 2000 e il 2014, invece, erano stati conteggiati sette casi di infezione, due provocati da Corynebacterium ulcerans (responsabile delle infezioni a livello cutaneo, più frequenti nei Paesi tropicali) e cinque dovuti a ceppi di Corynebacterium diphtheriae non produttori di tossina.

Consulenza: Giancarlo Icardi, direttore dell'unità operativa complessa di igiene dell'azienda ospedaliero-universitaria San Martino - IST di Genova

NOTA BENE: le informazioni contenute in questa pagina non possono sostituire il parere e le spiegazioni del tuo medico

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