Glossario delle malattie




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Morbillo

Morbillo
 

CHE COS’È

Il morbillo è un’infezione altamente contagiosa causata da un virus del genere morbillivirus (appartenente alla famiglia Paramixovidae), facilmente trasmesso per via aerea. L’agente patogeno è trasmesso dal malato all’individuo sano attraverso le goccioline infette diffuse nell’ambiente dai colpi di tosse e starnuti. La contagiosità inizia 2-3 giorni prima dell’eruzione cutanea e si protrae per circa cinque giorni dal suo inizio.

Si tratta di una malattia dell’età infantile che, in assenza di interventi preventivi quali la vaccinazione, colpisce comunemente i bambini tra uno e tre anni al pari di varicella, rosolia, pertosse e parotite. Una volta contratto, il virus conferisce un'immunizzazione definitiva grazie a cui viene scongiurato il rischio di future manifestazioni. La pratica vaccinale, introdotta in Italia nella seconda metà degli anni 80, ha permesso di ridurre i ciclici picchi epidemici a partire dagli anni '90, tuttavia il mancato raggiungimento di elevate coperture vaccinali (superiori al 95 per cento) fa sì che la malattia continui ad essere presente nel nostro Paese con il manifestarsi di periodiche epidemie.


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SINTOMI

Il sintomo caratteristico della malattia è un’eruzione cutanea (esantema), che si presenta sotto forma di macchioline rosse, che partendo dalla testa in breve tempo (4-7 giorni) si diffonde in tutto il corpo. L’eruzione cutanea è anticipata da sintomi simili a quelli di un raffreddore o un’influenza. Queste manifestazioni si sviluppano solitamente in 10-12 giorni dopo l'esposizione a una persona infetta e si protraggono per circa 7-10 giorni.

Raramente l’eruzione cutanea è accompagnata da prurito. Indicativa è la comparsa, uno o due giorni prima dell’eruzione cutanea, delle cosiddette macchie di Köplik: piccole lesioni biancastre circondate da un alone rosso, che compaiono sulla mucosa buccale in corrispondenza dei molari. Dopo 10-12 giorni di incubazione e 2-3 giorni prima dell’eruzione cutanea, il bambino contagiato inizia a manifestare sintomi di tipo simil-influenzale: febbre (anche fino a 40 gradi), tosse, naso che cola, starnuti, mal di gola, congiuntivite e lacrimazione.

All’abbassamento della febbre corrisponde in genere una regressione dell’eruzione cutanea per arrivare, dopo circa una settimana, alla completa guarigione. Le rare ma gravi complicanze del morbillo lo rendono la più temuta tra le comuni malattie infettive dell’infanzia: globalmente si contano tra le 30 e le 100 morti ogni centomila persone colpite. Si riscontrano con maggiore frequenza nei neonati e nelle persone che presentano una condizione di compromissione del sistema immunitario.

Tali complicanze includono sia situazioni cliniche non abituali causate dal virus stesso, sia condizioni determinate da sovra-infezioni batteriche che possono causare otite (1 volta su 20), laringite, polmonite o encefalite. In quest’ultimo caso, particolarmente raro, sussiste la possibilità di danni neurologici permanenti.

 

DIAGNOSI

Superata la prima fase che è caratterizzata da sintomi aspecifici di tipo simil-influenzale (8-14 giorni dopo il contatto con il virus: periodo di incubazione), già dal primo sviluppo dell’esantema le manifestazioni sono tipiche della patologia (facies del paziente, tipologia e modalità di diffusione dell’eruzione cutanea) e consentono una diagnosi clinica da parte del medico.

Nella fase di invasione del virus, la malattia può essere diagnosticata attraverso l’individuazione delle macchie di Köplik (lesioni biancastre circondate da un alone rosso localizzate sulla mucosa buccale che annunciano l’insorgenza dell’esantema). La diagnosi differenziale è effettuata per escludere l’evenienza di infezioni con sintomi simili al morbillo, quali scarlattina e rosolia. In questi casi è determinante analizzare il colore, la forma e la modalità di diffusione dell’eruzione cutanea.

In rari casi sono invece necessari test di laboratorio con cui è possibile ricercare, in campioni di siero, la presenza di anticorpi anti-morbillo (Immunoglobuline di classe M) i cui livelli nell’organismo aumentano in seguito all’infezione. Altri test consentono l’individuazione del virus da liquidi e tessuti biologici.

 

COME SI CURA

In assenza di complicanze, per il morbillo non è prevista alcuna terapia specifica. In questo caso il trattamento consiste nella gestione dei sintomi: antipiretici per abbassare la febbre, antistaminici per il prurito procurato dall’eruzione cutanea, sciroppi per la tosse, gocce oculari per la congiuntivite.

Per abbassare la febbre in bambini al di sotto dei 12 anni, è consigliata l’assunzione di paracetamolo. L’acido acetilsalicilico è invece controindicato per il rischio di sindrome di Reye, una patologia acuta che può esitare in una grave forma di encefalopatia epatica dell’infanzia con esito potenzialmente letale.

In aggiunta a questi accorgimenti, il medico raccomanda sempre riposo e abbondante idratazione. Se invece il morbillo provoca complicanze (otite, laringite, polmonite, encefalite), si procede in genere con una terapia a base di antibiotici. Dal morbillo si guarisce di solito in 10-20 giorni circa e, generalmente, si resta immuni per tutta la vita.

 

FATTORI DI RISCHIO

Il virus del morbillo è altamente contagioso e si trasmette per via aerea attraverso le goccioline infette diffuse nell’ambiente dai colpi di tosse e starnuti di persone infette. I principali fattori di rischio comprendono: malnutrizione, immunodeficienza (deficit dei meccanismi immunitari che si verifica ad esempio in caso di Aids), immunosoppressione determinata da farmaci antirigetto dopo trapianto d’organo, carenza di vitamina A, viaggi in zone dove la malattia è endemica. Insieme ai precedenti, la mancata vaccinazione è elencabile a pieno titolo tra i più comuni elementi di rischio.

 

PREVENZIONE

La malattia può essere prevenuta con un vaccino sicuro ed efficace. Si tratta di un vaccino vivo attenuato - contenente una piccola dose di virus la cui virulenza è stata attenuata in laboratorio - che viene somministrato tramite iniezione sottocutanea come vaccino trivalente (MPR, abbinato a quelli per parotite e rosolia) o quadrivalente (MPRV, in più quello contro la varicella).

Fino ai 9-10 mesi dalla nascita il neonato riesce a sfruttare l’immunizzazione derivante dagli anticorpi della madre, se questa è immunizzata. La prima dose di vaccino è consigliata tra i 13 e 15 mesi di età per poi eseguire un richiamo a 5-6 anni. Nel periodo dell’adolescenza (11-18 anni) è fondamentale verificare lo stato vaccinale per il morbillo, ed eventualmente si può iniziare o completare eventuali cicli vaccinali incompleti.

Inoltre, in previsione di una possibile gravidanza, le donne in età fertile che non siano state vaccinate ovvero che non abbiano avuto il morbillo devono essere protette nei confronti di questa malattia per evitare il rischio per il nascituro di infezioni contratte durante la gravidanza. Mentre le reazioni avverse sono molto rare, è possibile che a circa una settimana dalla prima somministrazione si manifestino i sintomi della malattia naturale in forma lieve (febbre ed eruzione cutanea) i quali scompaiono dopo qualche giorno senza lasciare conseguenze. È poi bene ricordare che, come tutti i vaccini vivi attenuati, la vaccinazione per il morbillo non va effettuata su pazienti con deficit immunitario grave o sotto terapia immunosoppressiva (antitumorali, corticosteroidi, farmaci antirigetto).

 

QUANTO È DIFFUSO

Per la sua facilità di trasmissione, il morbillo è dotato di un’alta potenzialità epidemica. Sebbene i vaccini abbiano portato a una considerevole riduzione della mortalità associata alla malattia, esso rimane la prima causa di morte prevenibile mediante vaccinazione: se nei Paesi sviluppati la mortalità si attesta allo 0,1-0,2 per cento, in quelli poveri o in via di sviluppo raggiunge il dieci per cento.

Oltre a ridurre mortalità e incidenza a livello mondiale, l’immunizzazione vaccinale ha fatto sì che il morbillo perdesse il proprio carattere endemico in molti paesi. Nonostante questo, l’insorgenza di focolai è tutt’oggi frequente e trova ragione nell’importazione di nuovi casi o nella riduzione della copertura vaccinale.

Circa tremila casi sono stati segnalati in Europa nel 2016, di cui 728 solo in Italia. Nel corso del 2017 si è registrato un incremento dei casi di morbillo nel nostro Paese (dato Istituto Superiore di Sanità aggiornato al 25 Luglio: 3.842 casi, di cui 3 decessi) e nella maggior parte dei casi i soggetti coinvolti erano non vaccinati (89%).

 

Consulenza: Giancarlo Icardi, direttore dell'unità operativa complessa di igiene dell'azienda ospedaliero-universitaria San Martino - IST di Genova

NOTA BENE: le informazioni contenute in questa pagina non possono sostituire il parere e le spiegazioni del tuo medico

 

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