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Alimentazione
Francesca Morelli
pubblicato il 27-07-2015

BAT-Test, una possibilità per scovare le allergie alimentari



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Testato su un piccolo numero di pazienti allergici e solo per alcuni cibi, un test sul sangue si dimostra utile a definire l’alimento nocivo e la gravità delle reazioni all’allergene

BAT-Test, una possibilità per scovare le allergie alimentari

Un nuovo test, eseguito sul sangue, utile a definire con maggiore accuratezza diagnostica l’allergia a un determinato cibo e la gravità di una eventuale reazione all’allergene potrebbe presto sostituire o affiancarsi a quelli di provocazione orale, attualmente utilizzati.

Il test, la cui efficacia è stata dimostrata in uno studio dal Jaffe Food Allergy Institute del Mount Sinai Hospital, negli Stati Uniti, e pubblicato su Annals of Allergy, Asthma & Immunology, ad oggi è approvato solo nella ricerca clinica.

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IL TEST

Si chiama BAT test dalle iniziali del nome Basophil Activation Test e dalle cellule del sistema immunitario - i basofili, appunto - che ne sono coinvolte.

Presenti nel sangue, queste particolari cellule sembrerebbero in grado di identificare l’allergene alimentare nocivo per l’organismo, ma soprattutto prevedere la gravità di una eventuale reazione allergica a uno specifico cibo.

Potenzialità che invece non sembrano possedere i test alimentari attualmente in uso, ovvero il prick test cutaneo o il dosaggio delle IgE nel sangue, delle immunoglobuline prodotte dal sistema immunitario, con il rischio aggiuntivo che questi test di stimolazione possano essi stessi scatenare un reazione allergica, anche grave. Consistono infatti, sotto supervisione medica, nella somministrazione separata di allergeni specifici e la cui (in)tolleranza da parte dell’organismo non può essere controllata a priori.

 

LO STUDIO

Al momento il BAT test è in fase di validazione: è stato a oggi già sperimentato su un piccolo numero di pazienti (67) di età compresa fra i 12 e i 45 anni, tutti sottoposti dapprima al test sui basofili e poi a quelli di provocazione orale con placebo, arachidi, noci, pesce, crostacei o sesamo.

Con un unico scopo: capire, attraverso una duplice valutazione (in doppio cieco e randomizzata) se il BAT potesse correlarsi ai risultati ottenuti dai test tradizionali.

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LE CONCLUSIONI

I dati forniti dal BAT sembrerebbero sovrapponibili con il punteggio di gravità dei test di provocazione orale. Ma con qualche vantaggio in più: maggiore rapidità dell’esito finale, maggiore semplicità di esecuzione e procedurale, più sicurezza. «Il BAT test - spiega Ying Song, primo autore dello studio e ricercatore presso il Mount Sinai Hospital - fornisce informazioni cruciali sulla potenziale gravità di una reazione allergica scatenata da un alimento, consentendo di discriminare tra soggetti allergici e non, senza tuttavia il pericolo di esporre i soggetti a possibili reazioni da allergeni inoculati».

Esiti che, secondo gli autori, ridurrebbero la necessità di ricorrere ai test di provocazione orale, almeno per quanto riguarda gli alimenti testati (arachidi, noci, pesce, crostacei, sesamo) e forse anche per altri cibi. Ma per risposte certe bisognerà ancora attendere, poiché il BAT test è approvato al momento solo in contesti di ricerca e non nella pratica clinica.


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