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Ecco come e dove si cura il dolore

Il primo passo è contattare il medico di famiglia, poi individuare il centro specialistico esistente in ogni provincia. Un passo avanti nella prescrizione degli oppioidi anche per il dolore cronico

Il primo passo è contattare il medico di famiglia, poi individuare il centro specialistico esistente in ogni provincia. Un passo avanti nella prescrizione degli oppioidi anche per il dolore cronico

A 12 anni dall’approvazione della legge che regola la prescrizione di farmaci antidolorifici, compresi gli oppioidi, per chi soffre di dolore cronico non oncologico, l’applicazione è ancora a macchia di leopardo.

Ci sono ancora molti ostacoli nel percorso di cura, che tengono  lontani i pazienti dai centri specialistici, spesso confusi con chi cura il dolore dei malati terminali. Lo afferma Marta Gentile, presidente dell’Associazione “Vivere senza dolore” e promotrice di tre indagini fra i pazienti, gli ospedali e i reparti di pediatria. «Sappiamo quali sono le carenze e le necessità per rendere più operativa la legge, conosciamo i bisogni dei pazienti, primo fra tutti l’informazione che non c’è. Registriamo comunque progressi. Rispetto alla prima campagna del 2011 chiamata “Cupido”, la conoscenza dei cittadini dei centri di terapia antalgica è passata dal 28% al 44%, con un maggior impegno del terapista del dolore nella gestione della sintomatologia (dal 6 al 27%)».

I FARMACI ANTIDOLORIFICI

Un ulteriore aspetto positivo riguarda i farmaci somministrati: rispetto al 2011, aumenta il ricorso agli oppioidi forti (ossicodone in primis), prescritti al 27,5% dei degenti con dolore non oncologico e al 59,3% dei pazienti con tumore.

Ciononostante, i Fans (farmaci antinfiammatori) restano i medicinali più impiegati per lenire la sofferenza di origine non neoplastica (36,3%). Il risultato è che il 42% dei degenti si dichiara insoddisfatto delle terapie ricevute. All’origine di tutto, molto spesso, vi è la scarsa conoscenza che i medici hanno delle recenti disposizioni normative.

LA FORMAZIONE

La ricerca promossa da “Vivere senza dolore” evidenzia chiaramente che una Legge, per quanto innovativa, da sola non basta a creare una cultura del diritto a non soffrire. Infatti, come spiega Guido Fanelli, Presidente della commissione ministeriale sulla terapia del dolore e le cure palliative, una rivoluzione culturale, clinica e normativa, come la legge sul dolore, richiede anche un percorso formativo per gli operatori, ma soltanto da quest’anno sono stati avviati master. 

I PAZIENTI

Diversa la situazione in ambito oncologico. «Il paziente con tumore è più attento al sintomo ‘dolore’  e segue più convinto le cure per lenirlo - aggiunge Cristina Mantica, oncologa dell’Azienda ospedaliera Fatebenefratelli e Oftalmico di Milano. L’obiettivo cui dobbiamo puntare è far sì che i cittadini percepiscano la lotta alla sofferenza come un diritto inalienabile e i clinici si impegnino ad acquisire le competenze necessarie per poterla gestire in modo appropriato, fornendo gli strumenti, farmacologici e non, per poter vivere senza dolore».

I CENTRI DEL DOLORE

Il passaggio più importante di questa normativa è, dunque, l’informazione e per questo l’Associazione si rivolge ai malati con la pubblicazione di un volume sul “Dolore e la qualità di vita” che potete trovare in farmacia o dal vostro medico di famiglia, in cui sono spiegati i concetti che stanno alla base del dolore ed elencati i centri antalgici cui potete rivolgervi per l’adozione di una cura adatta e personalizzata.

Senza dimenticare, però, che il primo medico da consultare è proprio il medico di famiglia, che vi indirizzerà di volta in volta al centro più adatto a seconda dell’origine del dolore e della sua intensità. Sul sito dell’Associazione (www.viveresenzadolore.it) potete trovare tutte le informazioni che più si addicono alla vostra situazione clinica.

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