Secondo una ricerca americana le difese immunitarie sembrerebbero addormentarsi con noi. Se confermata anche nell'uomo la scoperta potrebbe aprire interessanti scenari terapeutici
C’è un tempo per mangiare e un tempo per riposare. Ma c’è anche, involontariamente, quello per ammalarsi. E il momento migliore è la notte. Ad affermarlo è uno studio della Yale University School of Medicine pubblicato dalla rivista Immunity. Le conclusioni dei ricercatori lasciano pochi dubbi: il nostro sistema immunitario è più debole durante le ore notturne. In altre parole, quando si dorme si è più vulnerabili alle infezioni.
RITMI CIRCADIANI- Il corpo umano, ma anche quello di moltissimi animali, è soggetto ai ritmi circadiani. Questi sono cicli compresi tra le 20 e le 28 ore che coinvolgono processi fisiologici del nostro organismo come la regolazione della temperatura, la secrezione ormonale e il ciclo sonno-veglia. Ed è proprio su quest’ultimo aspetto che la ricerca statunitense ha focalizzato la sua attenzione. Secondo quanto descritto nella pubblicazione scientifica, alterazioni del ciclo sonno-veglia possono portare ad anomalie nella risposta agli agenti patogeni.
LO STUDIO- A questa conclusione i ricercatori sono giunti valutando l’espressione di una particolare proteina, TLR-9, presente sulla superficie delle cellule del sistema immunitario e di fondamentale importanza nella risposta agli agenti esterni. La ricerca ha mostrato che quando alcuni animali da laboratorio vengono infettati, la loro capacità di risposta varia a seconda dell'ora del giorno di esposizione all'agente patogeno. In particolare è risultata dipendente dai livelli di TLR-9, presente in quantità elevate durante la veglia e in maniera minore nella notte. Un dato che coincide in maniera impressionante con quelli relativi alle morti per sepsi, ovvero per infezione generalizzata. In questo caso infatti le infezioni letali nell’uomo si registrano molto spesso nella notte. Ma le novità non finiscono qui. Nello studio è stato anche dimostrato come l’immunizzazione creata da un vaccino dipenda dall’ora in cui viene somministrato.
LE IMPLICAZIONI- Gli esperimenti condotti, se confermati anche nell’uomo, potrebbero aprire interessanti scenari applicativi. Oltre a dirci che, di riflesso, dormire male può influenzare negativamente le nostre difese, aver individuato infatti che il sistema immunitario ha dei momenti in cui è più attivo ed altri meno potrebbe generare un cambiamento nel modo di trattare il malato. Tra le possibili applicazioni potrebbe esserci quella dell’individuazione di una finestra temporale migliore nella quale somministrare un vaccino. Non solo, conoscendo l’orario di maggior attivazione del sistema immunitario si potrebbe pensare di somministrare dei farmaci, in caso di malattie da iper-attivazione, in grado di “spegnerlo”.
Daniele Banfi
Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.