Anziani: troppi farmaci possono aumentare le cadute
L’allarme lanciato da uno studio americano. Gli esperti invitano a ridurre (ove possibile) le prescrizioni mediche quando si ha di fronte un grande anziano
«Questa pillola è per la pressione: la prendo subito, perché poi me la dimentico». «E questa è la sua gemella per stasera». Una compressa per il diabete, una per il colesterolo. Un’altra ancora perché il cuore batte troppo. E poi le gocce per gli occhi a metà pomeriggio e la sera quelle per dormire. Nella tarda età piccoli e grandi «mancamenti» portano spesso gli anziani a fare il pieno di farmaci. Il pensiero comune è quello di garantirsi così un’ipoteca sulla salute. Cosa non sempre vera, però. Il surplus di medicinali può infatti rappresentare un rischio per la tenuta fisica dei nonni. L’ultimo monito, in questo senso, giunge dall’Università di Buffalo (Stati Uniti). Il 94 per cento dei farmaci prescritti a chi è avanti negli anni aumenta il rischio di farli cadere. Cadute sempre pesanti, anche quando di lieve entità, data la fragilità dei soggetti. Un femorerotto, una botta in testa, un bacinocompromesso. Con l’eventualità di un esito anche fatale.
COME MAI È COSÌ IMPORTANTE TESTARE I FARMACI SUGLI ANZIANI?
DI QUALI FARMACI PARLIAMO?
I ricercatori statunitensi hanno calcolato che la prescrizione di questi farmaci è aumentata in maniera rilevante negli ultimi vent'anni. E, di pari passo, sono cresciuti gli eventi correlati alle cadute. Con un inevitabile aumento anche della spesa sanitaria necessaria a gestire i traumi derivati: fino a 50 miliardi di dollari ogni anno. In questi eventi i casi di morte sono raddoppiati. Ma di quali farmaci si parla? Sfogliando l’elenco che compare nello studio pubblicato sulla rivista Pharmacoepidemiology and Drug Safety, se ne trovano di piuttosto comuni anche alle nostre latitudini: antipertensivi, statine, antidepressivi, ansiolitici. Ma il punto su cui si fa luce nello studio non sta tanto nei singoli farmaci, ma nel fatto che in geriatria si è evidenziato il bisogno di ridurre la prescrizione di medicinali. Nel periodo passato in rassegna, si è confermato il largo ricorso agli antipertensivi. Corposo il balzo in avanti degli antidepressivi: con il passaggio da 12 a 52 milioni di prescrizioni in meno di 20 anni.
Tra i pazienti anziani, sono le donne a ricevere maggiori prescrizioni mediche. Nello specifico, tra le donne bianche (sopra gli 85 anni) si è registrato un aumento del 160 per cento delle morti per cadute (sempre dal 1999 al 2017). «Il 94 per cento è una cifra molto allarmante, ma anche credibile» dichiara Dario Leosco, associato di geriatria all’Università Federico II di Napoli. «Uno degli argomenti su cui sta lavorando la geriatria è la de-prescrizione dei farmaci agli anziani. Nello specifico, si sta lavorando soprattutto sugli antipertensivi. Occorre moderazione con i grandi anziani, soprattutto se sono affetti anche da altre malattie».
Le linee guida internazionali per la giusta pressione arteriosa danno dei valori standard ineccepibili, che sono però uguali per il giovane, per l’anziano che sta bene e per quello con più malattie insieme. «Con molti pazienti dobbiamo accontentarci, arrivare a un giusto compromesso, perché poi una delle complicanze più soventi è la caduta», prosegue Leosco. Settore antipsicotici. Si prescrivono se l’anziano presenta agitazione, ha manifestazioni da delirium, vede oggetti sulle pareti o non riconosce chi ha a fianco. «Ma una volta risolta la fase acuta, se deve continuare la cura a casa, il farmaco andrebbe scalato - puntualizza l'esperto -. Tenendo conto dell'assistenza familiare di cui gode il paziente. Occorre valutare quanto è adeguata. Se un anziano è lasciato solo e prende i farmaci da sé, c'è il rischio che sbagli con i dosaggi e favorisca l'insorgere di altre problematiche».
VALUTARE LA SALUTE DEGLI ANZIANI A 360 GRADI
Nell’elenco figurano anche ansiolitici di uso comune. «Spesso le benzodiazepine vengono prescritte per l’insonnia, ma nel caso degli anziani possono provocare delle cadute. Se una persona si seglia di notte per andare in bagno ed è sotto l’effetto dei tranquillanti, può perdere l’equilibrio e cadere». Insomma, nessuna delle singole medicine, se somministrata a chi ha più di 65 anni, è negativa in sé. Né aumenta - obbligatoriamente - il rischio di cadute. D'altro cancro, spesso si tratta di farmaci in alcuni casi ineludibili. Che fare? Conclude Leosco: «L'anziano vulnerabile va studiato con una valutazione multidimensionale geriatrica che inquadri i singoli ambiti: stato cognitivo, tono dell’umore, stato nutrizionale, autonomia funzionale, quanti e quali farmaci prende, quante malattie ha, se ha un supporto sociale, il livello di istruzione. Solo un inquadramento di questo tipo può indicare il percorso assistenziale migliore». Sicuramente con meno medicine.
I consigli per gestire gli anziani con una demenza durante la pandemia
Mantenersi in attività Se non è possibile uscire in sicurezza, prevedere esercizio fisico indoor (stretching, cammino) e attività cognitivamente stimolanti come lettura, giochi di carte, lavoretti manuali
Farsi aiutare nella gestione di una persona con demenza Individuare anche con l’aiuto degli operatori sanitari quali situazioni scatenano la comparsa di sintomi come aggressività, ansia, irritabilità così da evitarle
Monitorare le possibili complicanze in caso di contagio Ricordare che il delirium può essere una delle prime manifestazioni di Covid-19 in pazienti anziani con demenza
Chiedere aiuto, se necessario Avere a portata di mano il numero di emergenza da chiamare in caso di emergenze psico-comportamentali che non si riescono a gestire da soli, come i gesti violenti o autolesionisti
Controllare la funzionalità cognitiva Sottoporre l’anziano a periodiche, semplici valutazioni della funzionalità cognitiva, eventualmente anche sfruttando test online indicati dal medico
Non trascurare la propria salute Monitorare parametri come pressione, frequenza cardiaca, temperatura, saturazione dell’ossigeno, glicemia. Tenere sotto stretto controllo la pressione può aiutare contro un aggravamento della demenza
Evitare l'isolamento Organizzare incontri virtuali con altri caregiver o gruppi per esercizi, attività ricreative e chiacchierate, ma anche sessioni di teleriabilitazione cognitiva e fisica con i terapisti
Proteggere gli anziani Fare estrema attenzione a limitare il pericolo di contagio, mantenendo il domicilio dell’anziano una "zona sicura": per esempio è bene lavarsi le mani e cambiare gli abiti rientrando, sanificare cellulari e borse, lasciare fuori le scarpe (tutti i consigli riportati sono a cura dell'Associazione per la Ricerca sulle Demenze ARD Onlus)
Confrontarsi costantemente con gli operatori sanitari Registrare gli episodi di comportamento di difficile gestione e discuterne con gli operatori sanitari di riferimento, così da ricevere consigli personalizzati per poterli affrontare al meglio
Chiamare un medico, se necessario Avere a disposizione un contatto facilmente raggiungibile (infermiere, medico di famiglia, geriatra) da poter consultare in caso di problemi psico-comportamentali