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Fabio Di Todaro
pubblicato il 29-01-2021

Covid-19 lascia il segno anche sulla pelle



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Dall'orticaria all'eritema (simile a quello del morbillo). Fino alla vasculite. Sono diversi i possibili segni della malattia da coronavirus rilevabili sulla pelle

Covid-19 lascia il segno anche sulla pelle

Non soltanto tosse, febbre, bronchite o polmonite. L’infezione da Sars-CoV-2, al di là dei sintomi classici, può essere la causa anche di manifestazioni a livello cutaneo. Segni che difficilmente siamo portati ad associare alla Covid-19, la malattia provocata dal coronavirus. Ma che invece possono esserne una diretta conseguenza: con manifestazioni variabili anche in base ai diversi stadi della malattia. Soltanto un’ipotesi, fino a pochi mesi fa, adesso confermata da uno studio italiano pubblicato sul Journal of the American Academy of Dermatology. Sei le possibili «spie» della malattia rilevabili sulla superficie del nostro corpo.

SE COVID-19 SI SCOPRE ATTRAVERSO LA PELLE

Si tratta dell’orticaria, di un’eruzione simile a quella che si rileva nel morbillo, di una reazione pressoché analoga a quella rilevabile nei casi di varicella, della comparsa di lesioni accostabili ai geloni, di una ecchimosi da trauma (livedo reticularis) caratterizzata dalla presenza di sangue sotto la cute e di una vasculite, con la possibile comparsa di ulcere sugli arti inferiori. Queste le manifestazioni che gli specialisti hanno registrato osservato 200 pazienti che, nella prima ondata della pandemia, sono stati curati in 21 ospedali sparsi lungo la Penisola. Registrando anche altri parametri (età, sesso, presenza di altre malattie, momento e durata dei segni cutanei) e andando a incrociare le informazioni relative all’infezione con la comparsa dei sintomi (tutti i pazienti osservati erano risultati positivi al tampone molecolare) sullo strato più esterno del corpo, i dermatologi sono giunti alla conclusione che i rilievi sulla pelle erano una diretta conseguenza della malattia.


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NEI GIOVANI SOPRATTUTTO I GELONI

La durata media delle manifestazioni cutanee osservata è stata di 12 giorni. Nel caso dei geloni, però, si è arrivati a superare le tre settimane. «Inoltre, abbiamo rilevato che i geloni erano il sintomo prevalente tra i giovani ed erano associati a una manifestazione quasi sempre asintomatica del virus - afferma Angelo Valerio Marzano, dermatologo dell’ospedale Maggiore Policlinico di Milano e prima firma dello studio -. Mentre tutte le altre manifestazioni erano collegate a una forma più o meno severa». A questo proposito, altri due studi avevano dato come assunto il fatto che le lesioni della pelle più gravi fossero correlate a una forma più grave di Covid-19. Stabilendo quindi una proporzione diretta tra sintomi cutanei aggressivi e gravità della polmonite interstiziale. Una corrispondenza che invece non è emersa dalla ricerca italiana. «Non sembra esserci alcuna correlazione diretta tra la gravità della manifestazione cutanea e quella della malattia da Sars-CoV-2 - prosegue il direttore della scuola di specializzazione in dermatologia e venereologia dell’Università degli Studi di Milano -. Piuttosto, una correlazione esiste tra aumento dell’età e aumento della gravità della malattia».


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LA PELLE CARTINA AL TORNASOLE DELLA SALUTE 

Pur non avvertendo sintomi respiratori e ritenendosi al sicuro non avendo avuto contatti stretti con persone positive, in questa fase un’apparente orticaria, un eritema esteso, una improvvisa vasculite, ecchimosi e geloni vanno considerati possibili spie della malattia. E, secondo i ricercatori, devono indurre a fare un tampone. «Lo studio conferma che la cute può essere spia di una infezione da Sars-CoV-2 - dichiara Ketty Peris, direttrice dell’unità operativa complessa di dermatologia del Policlinico Gemelli di Roma e presidente della Società Italiana di Dermatologia e Malattie Sessualmente Trasmesse (Sidemast), che ha sostenuto la ricerca -. Per questo motivo, è fondamentale controllare la nostra pelle, perché potrebbe metterci in guardia e avvisarci su quello che accade nel nostro organismo, dandoci la possibilità di muoverci in anticipo e aiutarci a fare una diagnosi precoce della malattia ed anche evitare possibili ulteriori contagi».  

SALUTE DELLA PELLE: I CONTROLLI DA FARE 

QUALI I MECCANISMI ALLA BASE DEL DANNO CUTANEO?

Lo studio non svela quali meccanismi determinerebbero una manifestazione della malattia a livello cutaneo. Ma su questo aspetto i ricercatori lavoreranno nei prossimi mesi. «Il nostro lavoro non si esaurisce qui - conclude Marzano, che a febbraio fu tra i primi camici bianchi a contagiarsi -. Stiamo scrivendo un progetto che verrà inviato al Ministero della Ricerca. L’obiettivo è contribuire a una sempre più approfondita conoscenza della malattia per far sì che la comunità scientifica possa sconfiggerla nel più breve tempo possibile». 

 

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Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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