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Paola Scaccabarozzi
pubblicato il 16-06-2022

Covid: anche l'inquinamento da agricoltura può lasciare il segno



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Uno studio italiano rileva un aumento della mortalità per Covid-19 nelle aree dove è più alto l'inquinamento da allevamento e agricoltura intensivi

Covid: anche l'inquinamento da agricoltura può lasciare il segno

In che modo gli inquinanti legati all’agricoltura e all'allevamento intensivi influenzano i rischi del Covid-19? Se lo è chiesto un team di ricercatori italiani che ha collegato l'esposizione al particolato atmosferico e al biossido di azoto con un aumento della mortalità da SARS-CoV-2.

INDAGINE IN CINQUE REGIONI ITALIANE

«Abbiamo ipotizzato che l'esposizione a lungo termine agli inquinanti atmosferici legati all'agricoltura potesse predisporre a un aumento del rischio di morte correlata al Covid-19» spiega Paolo Contiero, responsabile Epidemiologia Ambientale dell’Istituto Nazionale dei Tumori e primo firmatario dello studio. «Per verificare questa ipotesi, abbiamo dunque condotto uno studio di cinque regioni italiane (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Sicilia), collegando la mortalità per tutte le cause per provincia ai dati sulle concentrazioni atmosferiche di particolato (PM2,5 e PM10) e ammoniaca (NH3), che sono principalmente prodotte dalle attività agricole».

LA PIANURA PADANA FRA PANDEMIA E INQUINAMENTO

«l presupposti di partenza sono stati – prosegue Contiero - l’osservazione dell’incipit della pandemia in Italia e la sua gravità che hanno caratterizzato l’area della Pianura Padana, ossia una delle zone più inquinate del pianeta, a causa anche dell'allevamento intensivo e dell'uso massiccio di fertilizzanti». In Italia, infatti, l'agricoltura è la principale fonte di emissioni di NH3, con una stima di 362,18 kiloton/anno, pari al 94,3% del totale. «L'indice di esposizione NH3 - puntualizza Contiero - raggiunge il massimo, tra le zone analizzate, in province fortemente agricole come quella di Cremona con 10,3 t/km2/anno e il minimo nell’area, non agricola, di Verbano-Cusio-Ossola (Piemonte)».

IL NESSO CON LA MORTALITÀ

L'esito dello studio ha messo in evidenza l’aumento della mortalità, a prescindere dalla causa del decesso, nel periodo marzo-aprile 2020 rispetto a marzo-aprile 2015-2019. «Sono stati stimati - prosegue Contiero - i rapporti del tasso di mortalità per tutte le cause tramite modelli che prendono in considerazione la temperatura dell'aria, l'umidità, l'import-export internazionale, il prodotto interno lordo e la densità di popolazione. È stato così documentato un eccesso del 6,9% di mortalità da Covid-19 per ogni tonnellata/km2 di aumento delle emissioni di NH3». Il dato fa quindi riflettere su un più che probabile nesso causale tra agricoltura intensiva e aumento della mortalità per Covid.

NESSUNA PROVA DI CAUSALITÀ, MA UN DATO DA CONSIDERARE

«Sebbene lo studio sia di tipo ecologico (ossia non uno studio impostato su dati personali ma su numeri su base provinciale e quindi con numerose variabili difficilmente misurabili) e non fornisca prove di un nesso causale preciso tra SARS-CoV-2 e inquinanti legati all’agricoltura - commenta Contiero - offre un’indicazione preziosa, utile da vari punti di vista. Sia per studi futuri volti a indagare ulteriormente la possibilità di un nesso causale tra Covid-19 e inquinamento correlato all’agricoltura intensiva. Sia, a prescindere dal Covid in senso stretto, a lavorare nell’ottica della salvaguardia dell’ambiente, della salute collettiva e individuale e con l’obiettivo di ripensare a un’agricoltura più sana e sostenibile». Si tratta quindi di un punto di partenza importante con il fine ultimo (come sempre dovrebbe essere) di rendere la scienza uno strumento concreto per incidere sempre più sulla realtà, partendo dall’analisi dei rischi per la salute e trovando connessioni da verificare in maniera sempre più attenta.

Paola Scaccabarozzi
Paola Scaccabarozzi

Giornalista professionista. Laureata in Lettere Moderne all'Università Statale di Milano, con specializzazione all'Università Cattolica in Materie Umanistiche, ha seguito corsi di giornalismo medico scientifico e giornalismo di inchiesta accreditati dall'Ordine Giornalisti della Lombardia. Ha scritto: Quando un figlio si ammala e, con Claudio Mencacci, Viaggio nella depressione, editi da Franco Angeli. Collabora con diverse testate nazionali ed estere.   


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