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Daniele Banfi
pubblicato il 14-04-2022

I vaccini riducono la carica virale: così il virus si diffonde meno facilmente



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Anche in caso di infezione, nei vaccinati la carica virale è inferiore. Questo riduce sia i sintomi sia la possibilità di trasmissione. Ma con la Omicron è fondamentale la terza dose

I vaccini riducono la carica virale: così il virus si diffonde meno facilmente

I vaccini sono fondamentali, anche in caso di infezione. Oltre a diminuire le probabilità di essere contagiati, gli anticorpi indotti dalla vaccinazione riducono la carica virale in chi comunque ha sviluppato Covid-19. Questo non solo riduce enormemente le possibilità di sviluppare malattia grave ma diminuisce sensibilmente le probabilità che la persona positiva infetti altri individui. Questo però ad una condizione: nel caso della variante Omicron ciò accade se ci si è sottoposti alla dose booster. Ad affermarlo è uno studio pubblicato dalla rivista Nature Medicine ad opera dei ricercatori della University of Geneva.

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I VACCINI FUNZIONANO

Che i vaccini oggi disponibili per prevenire Covid-19 funzionino è un dato di fatto incontrovertibile. Secondo l’ultimo report dell’Istituto Superiore della Sanità, dall'inizio della campagna vaccinale al 31 dicembre 2021, si stima che siano stati evitati, grazie alla vaccinazione, un totale di 2.8 milioni di casi, 290mila ospedalizzazioni, 38mila ricoveri in terapia intensiva e 78mila decessi. Non solo, il 72% dei decessi complessivi è stato evitato per le persone di età pari o superiore a 80 anni, il 19% nella fascia 70-79, il 7% nella fascia 60-69 e il 3% sotto i 60 anni.

QUANDO CI SI INFETTA COMUNQUE

Assodata la straordinaria protezione contro Covid-19, nei vaccinati -a causa dell'incapacità dei vaccini di stimolare una risposta IgA a livello delle mucose, la prima via di ingresso del virus- contagiarsi è comunque possibile seppure in maniera ridotta. In febbraio uno studio pubblicato sempre su Nature Medicine sui casi pre variante Omicron, andando a confrontare i casi di chi, nonostante la vaccinazione, è risultato positivo al virus, è emersa la capacità del vaccino di migliorare i parametri associati all'infezione. Dalle analisi è risultato che nel vaccinato, rispetto a chi aveva ricevuto il placebo, le copie di virus presenti nelle vie aeree risultavano ridotte di 100 volte. Non solo, la mediana del tempo intercorso dall'infezione alla negativizzazione è risultata di 4 giorni rispetto ai 7 del placebo. Risultati importanti che correlano con il dato che vede il vaccinato sviluppare, in caso di infezione, una malattia più blanda rispetto alla persona “immunologicamente vergine”, ovvero senza alcuna protezione conferita da anticorpi e cellule T.

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LA PROTEZIONE DELLA TERZA DOSE

Lo studio da poco pubblicato fornisce invece un quadro ancora più dettagliato sull'efficacia della vaccinazione a seconda delle varianti a cui si è stati esposti. Le analisi hanno valutato la carica virale nei 5 giorni post-inizio dei sintomi in persone non vaccinate e vaccinate esposte a Sars-Cov-2 originario, alla variante Delta e alla variante Omicron. Innanzitutto è emerso che nei non vaccinati, la carica virale con Sars-Cov-2 del ceppo di Wuhan è risultata decisamente inferiore rispetto alle infezioni Delta, segno dell'evoluzione del virus verso una maggiore capacità di diffondersi a partire dal singolo individuo. 

Lo studio ha poi confermato che in caso di infezione da Delta, gli individui vaccinati avevano una carica virale inferiore rispetto ai non vaccinati. Ma la vera novità dello studio riguarda le infezioni causate da Omicron. La ridotta carica virale si è registrata solo negli individui coperti dalla dose booster ma non in quelli vaccinati con due dosi o nei non vaccinati. Un risultato importante che dimostra indirettamente come solo con tre stimoli avvenga quella maturazione del sistema immunitario utile a riconoscere la variante Omicron.

VACCINI COME STRUMENTO DI SALUTE PUBBLICA

Quanto mostrato da questi studi indica ancora una volta in modo chiaro l'importanza della vaccinazione nel contrasto alla pandemia. I vaccini non solo conferiscono una protezione individuale a chi li riceve ma, riducendo le probabilità di infezione e la carica virale, contribuiscono a diminuire il rischio di trasmissione. Un vantaggio non indifferente in termini di contenimento del virus e della genesi di possibili nuove varianti.

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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