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Angelica Giambelluca
pubblicato il 28-09-2021

Sperimentazione e medicina di genere: nei trial 8 su 10 sono uomini



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Farmaci e terapie destinati a uomini e donne ma sperimentati per l’80% su maschi. Solo la metà degli studi clinici considera le peculiarità di genere e uno su tre riporta dati adeguati. E con gli studi sulla COVID-19 non si sono fatti molti progressi

Sperimentazione e medicina di genere: nei trial 8 su 10 sono uomini

Di medicina di genere, o genere-specifica, si parla sempre di più. Ogni giorno pare aumentare la consapevolezza di quanto uomini e donne siano differenti dal punto di vista biologico e fisiologico. Ma anche dal punto di vista della farmacocinetica e farmacodinamica (cioè come il corpo assorbe ed elimina il farmaco e come il farmaco agisce sull’organismo). Siamo diversi anche nel metabolismo, nell’invecchiamento, nel sistema immunitario.

Di questi argomenti parleremo in occasione della conferenza "Science for Peace and Health" dal titolo "SONO, SEI, È Prospettive della scienza su sesso, genere, identità" il prossimo 11 novembre.

COS’È LA MEDICINA DI GENERE?

Ma cosa si intende esattamente per medicina di genere? L’Organizzazione Mondiale della Sanità la definisce come lo studio dell’influenza delle differenze biologiche (definite dal sesso) e socio-economiche e culturali (definite dal genere) sullo stato di salute e di malattia di ogni persona. Ma nonostante questa maggiore consapevolezza, uomini e donne (compreso chi non si sente né l’uno né l’altra) continuano nei fatti - salvo poche eccezioni - a essere visti come un unicum per quanto riguarda l’erogazione dell’assistenza sanitaria e delle cure. E nelle sperimentazioni cliniche continuano ad essere arruolati in misura maggiore i maschi delle femmine. Aprendo questioni etiche di non poco conto. La donna come “variante” dell’uomo È un problema culturale che ha radici lontane. Il corpo femminile per molto tempo è stato visto come “variante” del corpo maschile. Solo negli ultimi anni c’è stata una presa di coscienza globale. L’Italia è stato il primo paese europeo a disciplinare la materia, con l’art. 3 della legge n.3 del 2018. L’anno dopo, il Ministero della salute ha adottato il Piano per l’applicazione e la diffusione della medicina di Genere che, tra le altre cose, prevede l’istituzione presso l’Istituto Superiore di Sanità di un Osservatorio per la Medicina di Genere. La legge 3/2018 prevede la promozione di una ricerca che tenga conto delle differenze, l’inserimento della medicina di genere nei programmi di formazione e aggiornamento di tutti gli operatori sanitari e una corretta informazione pubblica.

IN COSA SONO DIVERSI GLI UOMINI DALLE DONNE?

Elencare tutte le differenze non è possibile. Riportiamo le principali.

Farmaci
Variazioni ormonali, peso, composizione corporea, acidità gastrica, sono tutti fattori diversi tra i due sessi e possono influenzare l’assorbimento e l’efficacia dei farmaci. Le dosi sono stabilite principalmente sugli uomini, che hanno un diverso metabolismo e di solito pesano di più, e questo può risultare in una maggiore tossicità del farmaco nella donna.

Malattie cardiovascolari
Si crede siano patologie maschili, ma colpiscono anche le donne, soprattutto dopo i 75 anni. La donna può presentare sintomi dell’infarto differenti (possono avvertire affanno o disturbi gastrici invece del classico dolore al braccio sinistro, presente più negli uomini).

Parkinson: tutte le differenze fra uomini e donne

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Malattie dell’osso
Qui è il contrario: si pensa che l’osteoporosi colpisca solo le donne. In realtà i dati dimostrano che in Europa il 6% degli uomini tra i 50 e i 90 anni presenta osteoporosi. La maggior parte dei farmaci per l’osteoporosi sono stati studiati solo nella donna e non sono attualmente prescrivibili agli uomini.

Malattie autoimmuni
Le malattie reumatiche ed autoimmuni interessano soprattutto le donne perché hanno un sistema immunitario più efficiente che, se da un lato le protegge da infezioni batteriche e virali, dall’altro le rende più soggette a patologie autoimmuni.

Vaccini
Le donne hanno reazioni immunitarie innate e acquisite più forti rispetto agli uomini. Ma manifestano effetti avversi con maggior frequenza: questo può essere associato alla possibile influenza di fattori biologici, ormonali e genetici non ancora completamente definiti e, ancora una volta, ai risultati ottenuti da studi clinici effettuati su una maggioranza di uomini.

Oncologia
La mortalità per cancro del polmone dagli anni ’50 ad oggi è aumentata del 500 per cento nella donna che sviluppa il cancro del polmone 2,5 volte in più dell’uomo, anche se non fumatrice. Il cancro del colon è un altro esempio di tumore con caratteristiche differenti: nelle donne insorge più spesso nel tratto ascendente dell’intestino, negli uomini in quello discendente. Questa diversa localizzazione si riflette sulla validità del test per la ricerca del sangue occulto nelle feci. Per questo andrebbe maggiormente considerata ed estesa ad età più avanzata la colonscopia, oggi usata come esame di conferma del risultato della ricerca del sangue fecale.

Il dolore delle donne è ancora sottostimato

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SPERIMENTAZIONE CLINICA AL MASCHILE

Alla luce di quanto esposto è lecito chiedersi perché nelle sperimentazioni cliniche le donne siano ancora sottorappresentate (intorno al 20%). “Sebbene, almeno inizialmente, la loro esclusione volesse essere protettiva nei confronti di possibili gravidanze e delle donne stesse– afferma Alessandra Caré, responsabile Centro di riferimento per la medicina di genere dell’ISS - continuare a escluderle non è etico e può sottoporle a possibili rischi non emersi dagli studi sui nuovi farmaci. Sappiamo che un arruolamento bilanciato di uomini e donne rende la ricerca più complessa: a fronte di un numero superiore di soggetti inclusi nello studio aumenta la mole di lavoro, quindi il personale dedicato e i costi. Inoltre, per le donne occorre tenere conto dell’età, dei fattori ormonali, della menopausa, dell’eventuale gravidanza. Queste sono tutte sottocategorie dell’universo femminile che andrebbero studiate appositamente, come sottogruppi.”.

UN BIAS CHE INFLUENZA I RISULTATI

L’attenzione al genere e al sesso deve iniziare fin dalla ricerca preclinica. Persino negli studi in vitro è raro che venga registrato se le cellule utilizzate siano maschili o femminili, e così non si tiene conto di come questa differenza potrebbe influenzare i processi biologici. Come ribadito anche dal Consiglio Nazionale delle Ricerche nella “Dichiarazione della commissione per l’etica nella ricerca e la bioetica sulle differenze di genere nella ricerca farmacologica” del 2018, c’è un arruolamento insufficiente di donne in tutte le varie fasi della sperimentazione, soprattutto negli studi di fase 1, ovvero in quelli che valutano la dose massima tollerata. Lo stesso bias influenza anche le pubblicazioni scientifiche che spesso non differenziano i risultati ottenuti in rapporto al genere. Questo fa pensare che i risultati degli studi condotti soprattutto su uomini siano applicabili tour court alle donne, mentre come abbiamo visto esistono differenze tra uomo e donna sia per la farmacocinetica, sia per la farmacodinamica. A livello generale, si stima che solo la metà degli studi clinici esegua analisi basate sul genere e solo il 35% conduca adeguate analisi di sottogruppo.

Cuore di donna più a rischio (ma lei spesso non lo sa)

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CNR: «UN ERRORE DI METODO»

Con queste premesse, è chiaro che esiste un’oggettiva difficoltà nel reperire studi comparativi robusti sulle differenze di genere nella sperimentazione clinica e nella ricerca biomedica. A cui si aggiunge un’inadeguata analisi dei dati che non riconosce l’importanza delle differenze di genere con una conseguente distorsione nell’interpretazione dei risultati. “Si tratta di un errore metodologico – continua il documento del CNR– che comporta una riduzione conoscitiva, dell’applicabilità concreta e dell’impatto individuale e sociale dei risultati scientifici conseguiti, con una grave lesione del diritto alla salute, indipendentemente dal genere, così come costituzionalmente garantito”. Anche per la COVID-19 poche attenzioni per le differenze. Anche gli studi di questa pandemia hanno mostrato poco interesse verso il genere. Ad oggi, da quel che sappiamo, gli uomini sono a maggior rischio di sviluppare la malattia in modo grave e di morirne, mentre le donne sembrano avere maggiori probabilità di soffrire di long COVID e di subire maggiormente gli impatti sociali ed economici. Come è evidente, il sesso biologico e il genere possono influenzare non solo la risposta ai farmaci, ma anche l'esposizione al virus.

IL PREZZO DI UNA RICERCA APPIATTITA AL MASCHILE

Un’analisi pubblicata su Nature lo scorso luglio, che ha controllato 4.420 studi inerenti la COVID-19, ha messo in evidenza come l’attenzione al sesso e al genere nelle fasi di registrazione e pubblicazione per gli studi sia sempre stata molto bassa. Solo il 4% menziona un piano per includere il sesso/genere come variabile analitica, il 21,2% cita il sesso/genere come dato richiesto nella sola fase di reclutamento. La maggior parte del campione (66,7%) non fa menzione di sesso/genere nella registrazione dello studio. Infine, delle 45 pubblicazioni per studi clinici randomizzati controllati per interventi farmacologici per COVID-19, solo otto (17,8%) riportano risultati disaggregati per sesso o analisi di sottogruppi. Non affrontare la questione di genere ostacola l'opportunità di ridurre le disuguaglianze nell'assistenza sanitaria, di promuovere azioni preventive e modulare il decorso dell'infezione e l’accesso ai farmaci.

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Fonti

Benjeaa, Y., Geysels, I., Gender Bias in the Clinical Evaluation of Drugs, Applied Clinical Trials, 12-01-2020, Volume 29, Issue 12

Palmer-Ross A, Ovseiko PV, Heidari S. Inadequate reporting of COVID-19 clinical studies: a renewed rationale for the Sex and Gender Equity in Research (SAGER) guidelines, BMJ Global Health 2021;6:e004997

Schiffer, V., et al, The “sex gap” in COVID-19 trials: a scoping review, EClinicalMedicine, November 30, 2020 DOI:https://doi.org/10.1016/j.eclinm.2020.100652

Brady, E., Nielsen, M.W., Andersen, J.P. et al. Lack of consideration of sex and gender in COVID-19 clinical studies. Nat Commun 12, 4015 (2021). https://doi.org/10.1038/s41467-021-24265-8

Osservatorio della Medicina di Genere (ISS) - https://www.iss.it/osmg-l-osservatorio

Istituto Superiore di Sanità - https://www.iss.it/genere-e-salute

Consiglio Nazionale delle Ricerche, CNR - “Dichiarazione della Commissione per l’Etica della Ricerca e la Bioetica del CNR sulle differenze di genere nella ricerca farmacologica” - 2018

Angelica Giambelluca
Angelica Giambelluca

Giornalista professionista dal 2009, scrive di medicina e sanità per diverse testate nazionali. Si occupa anche di comunicazione in ambito medico e sanitario. Dirige un portale dedicato al mondo dei pazienti, www.medoramagazine.it.


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