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Fumo
Donatella Barus
pubblicato il 04-06-2013

Dove ti insegnano a smettere di fumare



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Fuma il 15% delle italiane, il dato più basso negli ultimi 30 anni. Oltre 12 tabagisti su 100 vorrebbero smettere nei prossimi sei mesi, ma pochi sanno come e dove

Dove ti insegnano a smettere di fumare

Fuma il 15% delle italiane, il dato più basso negli ultimi 30 anni. Oltre 12 tabagisti su 100 vorrebbero smettere nei prossimi sei mesi, ma pochi sanno come e dove. Noi te lo diciamo.

Il numero dei fumatori in Italia continua a calare. Lentamente, ma cala. Lo rivela il rapporto 2013 sul fumo in Italia, pubblicato in occasione della Giornata Mondiale Senza Fumo del 31 maggio. Vale la pena segnalare il dato sulle fumatrici, che scende intorno al 15% delle donne italiane con più di 15 anni, il valore più basso degli ultimi 30 anni. Aumenta il numero di fumatori che vorrebbe smettere nei prossimi 6 mesi.

MENO FUMATRICI - Il Rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità è il frutto di un’indagine DOXA e Osservatorio Fumo dell’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con il Ministero della Salute, l’Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” e la Società Italiana di Tabaccologia. Indica che la prevalenza di fumatori maschi e femmine è rispettivamente del 26,2% e del 15,3% (erano il 24,6% e il 17,2% l’anno precedente). Gli ex fumatori sono 6,7 milioni, il 13,1% della popolazione. Si fumano meno sigarette (la media giornaliera è scesa in 10 anni da 16,1 a 12,7), le vendite sono calate dell’8% nell’ultimo anno, anche a causa delle sigarette elettroniche, usate con regolarità da mezzo milione di persone, che però nell’89% dei casi non abbandonano quelle fatte di carta e tabacco.

ETA’ E PROVENIENZA - Secondo il Rapporto la fascia d’età 25-44 rappresenta la percentuale più alta di fumatori maschi (31,9%), mentre tra le donne la prevalenza del fumo di sigarette si riscontra nella fascia d’età compresa tra 45-64 (22,5%). L’anno scorso era quella delle trentenni, il che indica uno spostamento in avanti dell’età media delle fumatrici. Fumano più donne al sud e isole (16,9%) rispetto a centro (14%) e nord (15,6%). Fra gli uomini invece il dato più alto è al centro (28,5%) contro il 25,9% nel resto del paese.

DOPO 40 SI PENSA A SMETTERE: COME? - Ragazzi e ragazze iniziano in media a 17-18 anni, mentre è dopo i 40 che si decide di smettere. Il 12,2% dei fumatori dichiara che vorrebbe smettere di fumare nei prossimi sei mesi (erano meno di 8 su 100 l’anno scorso). Tre su 10 ci hanno provato. Però soltanto al 15% dei fumatori è stato consigliato dal proprio medico di smettere di fumare e solo al 4,2% è capitato che il medico citasse l’esistenza di centri specializzati. Non c’è da stupirsi che i centri antifumo siano conosciuti solo dal 31,8% degli intervistati, meno degli anni precedenti (nel 2009 erano più della metà).

DARE UNA MANO A CHI VUOLE USCIRNE - Fabio Beatrice, primario di Otorinolaringoiatria e responsabile del Centro Antifumo dell’ospedale San Giovanni Bosco ASL TO 2 di Torino è persuaso che ci siano margini di miglioramento: «Non basta aspettare che le persone si rivolgano ai centri antifumo, di cui perlopiù ignorano anche l’esistenza. Bisogna incrementare le occasioni di incontro con chi è motivato a smettere. Penso alle attività antifumo svolte in molti centri oncologici, come il COES qui a Torino, dove si coinvolgono familiari e accompagnatori, fornendo informazioni e supporto per liberarsi dalle sigarette. O ancora agli ambienti di lavoro».

DONNE PIU’ DETERMINATE - Per le donne e le giovani coppie, poi, c’è il momento in cui si diventa genitori o si aspira a diventarlo.  «In gravidanza la gran parte delle fumatrici smette, almeno temporaneamente – osserva Fabio Beatrice - Non è però scontato che l’astensione persista anche dopo la nascita del bambino, specie se la donna non è sin dall’inizio sostenuta  dalla famiglia, dal medico, e se non intraprende un percorso che comprende anche cambiamenti comportamentali e alimentari. In ogni caso non aiuta avere un compagno fumatore».  Secondo l’esperto, le donne «quando decidono di smettere,  sono più determinate»  e, diversamente da quanto rilevato nell’indagine DOXA-ISS, «sono anche meno interessate dei maschi alla sigaretta elettronica, almeno stando a quanto ho potuto osservare su 6-700 fumatori entrati in percorsi di disassuefazione in ambienti di lavoro».

SE IL MEDICO LATITA - «Sarebbe importante – conclude il dottor Beatrice – trasformare situazioni particolari nella vita, come l’arrivo di un figlio appunto, in occasioni di cambiamento. Magari con il concorso di medici di famiglia, ginecologi, ostetriche». Sì, ma quante donne si sentono chiedere dal proprio medico se fumano? Lo si chiede nei consultori? Nei centri per l’infertilità? Raramente, quasi mai. Eppure anche sulla salute riproduttiva i dati sull’impatto del fumo sono evidenti. Le sigarette hanno un effetto negativo sulla possibilità di concepire un figlio e di portare a termine la gravidanza, sono associate a un precoce invecchiamento ovarico oltre che a una cattiva qualità del liquido seminale maschile. Il consiglio, allora, e di non aspettare la ramanzina del medico, ma rimboccarsi le maniche e prendersi carico della propria salute. 

Donatella Barus

Donatella Barus
Donatella Barus

Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.


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