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Fumo
Fabio Di Todaro
pubblicato il 28-01-2016

La sigaretta elettronica



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Sigaretta elettronica: aiuta a smettere di fumare?

La sigaretta elettronica

Si riaccende il dibattito, a seguito di una revisione di 38 pubblicazioni scientifiche pubblicata su The Lancet Respiratory Medicine.

Stando alle conclusioni della metanalisi, le persone che “svapano” (315mila in Italia nel 2015) hanno quasi un terzo delle probabilità in meno di abbandonare il fumo tradizionale rispetto a chi non le usa.

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LE SIGARETTE ELETTRONICHE NON AIUTANO A SMETTERE DI FUMARE?

La conclusione ha spinto Sara Kalkhoran, uno degli autori della pubblicazione e oggi internista al Massachusetts General Hospital di Boston, ad affermare che «le sigarette elettroniche non dovrebbero mai essere consigliate come aiuto a quelle persone impegnate in un percorso di disassuefazione dal fumo». Un messaggio che contrasta con quello emerso un anno fa dalla prima revisione di studi dedicata alle e-cig e pubblicata sulla Cochrane Library.

Questa volta, però, la prova è giunta da un campione più ampio di ricerche, di cui facevano parte fumatori minorenni, adulti che usavano le sigarette elettroniche per provare a interrompere definitivamente il rapporto con il fumo tradizionale e altri che non avevano invece la stessa intenzione.

I ricercatori sono andati a caccia di ulteriori informazioni, sebbene nessuna delle multinazionali che produce e commercializza le e-cig negli Stati Uniti abbia avanzato domanda alla Food and Drug Administration - l’ente americano che si occupa dell’autorizzazione alla messa in commercio dei nuovi farmaci - per vedere riconosciute le sigarette elettroniche come uno strumento utile per arrivare alla cessazione dal fumo. Le conclusioni risultano in linea con i dati diffusi annualmente dall’Istituto Superiore di Sanità nel rapporto Osfad.

Nell’ultimo lustro, corrispondente al periodo di diffusione sul mercato delle sigarette elettroniche, il numero dei fumatori in Italia non è diminuito: sono poco meno di undici milioni, pari al 21 per cento della popolazione. Consumo medio giornaliero pari a 13 sigarette.

 

LE OPPORTUNITA’ PER SMETTERE DI FUMARE

Sono due i parametri presi in esame quando si cerca di misurare le opportunità concesse dalle sigarette elettroniche: la capacità di aiutare i fumatori a smettere e la riduzione del danno. Il primo punto, come dimostra l’ultima metanalisi, è ancora piuttosto dibattuto.

Nei centri antifumo, da cui passa appena il due per cento degli italiani che ogni anno smettono di fumare (quasi nove su dieci dichiarano di esserci riusciti da soli), il percorso di disassuefazione prevede la prescrizione dei sostitutivi della nicotina (cerotti, inalatori, gomme da masticare e pastiglie da sciogliere), testati sul piano della sicurezza e della qualità e in grado di ridurre i sintomi dell’astinenza. Possono eventualmente essere abbinati altri farmaci (vareniclina e bupropione) e la psicoterapia. Eppure secondo Fabio Beatrice, direttore della struttura complessa di otorinolaringoiatria dell’ospedale San Giovanni Bosco di Torino, «la sigaretta elettronica potrebbe essere uno strumento utile ad avvicinare la gran parte della popolazione dei fumatori che non è interessata a smettere di fumare».

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MA LE SIGARETTE TRADIZIONALI SONO PIU’ DANNOSE

C’è unanimità, invece, circa le conseguenze provocate dal fumo elettronico. «Gli studi sulla tossicità ci dicono che è meno dannoso rispetto a quello tradizionale, per quanto i liquidi contenuti all’interno possano provocare irritazione alla gola e l’e-cig rappresenti una fonte di fumo passivo», dichiara Biagio Tinghino, responsabile del centro antifumo di Monza e presidente della Società Italiana di Tabaccologia. «Tutto vero, pur non dimenticando che l’uso nei luoghi pubblici non andrebbe incentivato - è il pensiero di Roberto Boffi, responsabile del centro antifumo dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano -. Nei vapori emessi dalle diverse sigarette elettroniche compaiono anche sostanza cancerogene e metalli pesanti. Nella pratica quotidiana capita di avere a che fare con pazienti che chiedono di usarle. Non possiamo mai caldeggiarne l’uso, ma talvolta ci capita di assecondare questa istanza».

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Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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