Mentre l’Unione Europea si prepara a riscrivere le regole sul controllo del tabacco, con la revisione delle direttive europee sui prodotti da fumo, in Italia il dibattito politico sembra in affanno. Eppure, le scelte che si stanno delineando avranno un impatto decisivo sulla salute pubblica dei prossimi decenni. Non solo per chi fuma sigarette tradizionali, ma anche per i milioni di europei – e sempre più italiani – che consumano altri prodotti a base di nicotina, come sigarette elettroniche, dispositivi a tabacco riscaldato o nicotina in bustine.
A Bruxelles, la Commissione Europea è sotto pressione affinché aggiorni le normative fiscali su questi prodotti, finora tassati con criteri spesso più leggeri rispetto alle sigarette convenzionali. Il Parlamento Europeo e diverse organizzazioni della società civile chiedono di colmare questo divario, uniformando la tassazione dei prodotti contenenti nicotina per disincentivarne l’uso, soprattutto tra i giovani. Altri, fra cui l’Italia, frenano la revisione della direttiva in questo senso. Ma vediamo di riassumere quanto accaduto finora.
LA DIRETTIVA DA RIVEDERE
Nel 2021 la Commissione europea ha annunciato la revisione della Direttiva del Consiglio 2011/64/EU sul regolamento delle accise sul tabacco (la cosiddetta “Direttiva sulla tassazione del tabacco”).
Lo scopo della revisione è assicurare che le regole europee siano efficaci per garantire il corretto funzionamento del mercato e al tempo stesso contribuiscano a proteggere la salute. E di aspetti da rivedere ce ne sono, come sottolineato nella valutazione di impatto datata 2021: dalle aliquote fiscali minime, superate in gran parte dei Paesi membri, alla necessità di considerare nuovi prodotti che la direttiva ancora non contemplava a dovere. In generale, la revisione dovrà trattare di aliquote fiscali minime, armonizzazione della tassazione sui nuovi prodotti (sigarette elettroniche, tabacco riscaldato e prodotti ad uso orale, come sacchetti di nicotina e snus) e di contrasto al commercio illecito.
Il lavoro di revisione è tuttora in corso e ha visto la partecipazione di varie istituzioni e enti a consultazioni pubbliche.
Fondazione Veronesi ha partecipato nell’ambito della collaborazione con ECO, European Cancer Organisation, chiedendo:
- Un aumento significativo dell’aliquota fiscale minima sul tabacco;
- L’equiparazione del livello di tassazione dei nuovi prodotti da fumo, come sigarette elettroniche e tabacco riscaldato, a quello delle sigarette;
- Il rafforzamento delle regole sul packaging introducendo l’obbligo di confezioni neutre e standardizzate, con avvisi sulla salute;
- L’armonizzazione delle definizioni di tabacco e dei prodotti da fumo nella legislazione europea;
- Il bando di tutti gli aromi in tutti i prodotti, e degli additivi;
- La pubblicazione di report annuali sui progressi verso l’obiettivo di raggiungere una generazione priva di tabacco entro il 2040
- La proibizione delle vendite transfrontaliere online di prodotti del tabacco e di sigarette elettroniche.
A marzo il ministro della salute olandese Vincent Karremans ha scritto al commissario europeo per la salute Olivér Várhelyi chiedendo decisioni incisive entro il 2025, e i ministri di altri 16 Paesi hanno poi sottoscritto la lettera, fra di essi Belgio, Estonia, Finlandia, Francia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Slovenia e Spagna. Ad aprile alcune organizzazioni (Smoke Free Partnership (SFP) Coalition, European Respiratory Society (ERS), European Cancer Organisation (ECO) e European Network for Smoking and Tobacco Prevention (ENSP) ) hanno espresso il loro sostegno alla revisione, chiedendo alla Commissione di non rimandare oltre. Alcune settimane fa è toccato ai ministri delle finanze suonare il campanello a Bruxelles e chiedere decisioni rapide. Quattro paesi invece si sono opposti alla revisione: Italia, Grecia, Romania e Lussemburgo. In particolare, secondo quanto riportato da diversi quotidiani, l’Italia ha raccomandato che le regole per i nuovi prodotti da fumo non siano equiparate a quelle per le sigarette né sul piano della tassazione né su quello del marketing. E ha espresso preoccupazioni per le ricadute economiche e sull’occupazione nel comparto della produzione e della manifattura del tabacco.
A CHE COSA SERVONO LE TASSE PIÙ ALTE SUL TABACCO
Come accaduto in passato, circolano notizie sulle intenzioni della Commissione (“aumenti shock” o “l’Europa vuole fare cassa”), seguite da reazioni pro o contro più o meno vivaci. Di fatti per ora ce ne sono pochi. Secondo un'anticipazione diffusa dal quotidiano tedesco Bild e ripresa un po' in tutto il vecchio continente, le accise verrebbero più che raddoppiate per le sigarette (da 90 a 215 euro ogni mille pezzi, che dovrebbe portare ad un aumento di circa 1,4 euro a pacchetto), triplicate per un chilo di tabacco sfuso, più che decuplicate per i sigari. Approccio molto più soft, invece, per sigarette elettroniche, tabacco riscaldato e sacchetti di nicotina.
In attesa di sviluppi concreti e proprio per dare consistenza al dibattito e fondarlo su dati aggiornati, Fondazione Veronesi sta finanziando un progetto di ricerca triennale condotto dal Centro di Ricerche sulla Gestione dell’Assistenza Sanitaria e Sociale (CeRGAS) di SDA Bocconi School of Management. Fra i risultati già emersi, un esame di quanto accade in alcuni Paesi che hanno adottato misure incisive, anche sul piano fiscale, per ridurre i consumi di tabacco. Francia e Irlanda, in particolare, hanno i prezzi fra i più alti d’Europa e hanno ottenuto importanti riduzioni nei consumi, soprattutto nei più giovani. L’obiettivo quindi non è tanto “fare cassa”, ma proteggere la salute dei cittadini e anche la tenuta dei sistemi sanitari pubblici, se si riesce a ridurre il numero di persone che si ammalano. Importante però, come ha sottolineato presentando i dati Amelia Compagni, Direttrice CeRGAS e Professoressa Associata presso il Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’Università Bocconi, tenere conto di un possibile spostamento dei consumi sui nuovi prodotti, e-cig in testa, e quindi favorire “una politica fiscale guidata da obiettivi di salute pubblica, e integrata da misure di educazione, prevenzione e trattamento”.
CHE COSA NE PENSANO I CITTADINI
Fondazione Veronesi ha poi voluto saggiare gli umori dell’opinione pubblica con un'indagine condotta da AstraRicerche su un campione rappresentativo di oltre mille adulti italiani nel mese di aprile 2025. Ne è emerso che più della metà degli intervistati riconosce che una tassazione più elevata sul tabacco può aiutare a prevenire l’iniziazione, ridurre il consumo e favorire la cessazione. Sei su dieci si dichiarano favorevoli ad aumentare sensibilmente il prezzo del tabacco. Un sostegno ampio, che abbraccia diverse fasce d’età, rispecchia una crescente consapevolezza del legame tra fumo e malattie gravi e sancisce l’indebolirsi di un tabù, “i prezzi non si toccano”.
TASSAZIONE E SALUTE
Le misure fiscali che prevedono un aumento della tassazione, e quindi del prezzo, sono considerate fra le misure più utili per la salute pubblica. In Europa il consumo di tabacco è responsabile di circa il 27% di tutti i decessi per cancro ed è associato ad almeno 15 tipi diversi di tumori, in particolare a 9 casi su 10 di tumore al polmone, ha ricordato Elisabetta Zanon, CEO della European Cancer Organisation, che a proposito delle discussioni in corso ha dichiarato: «Le revisioni della Direttiva sui prodotti del tabacco e della Direttiva sulla tassazione, previste dallo Europe’s Beating Cancer Plan, sono essenziali per realizzare l’obiettivo di una ‘tobacco-free generation’ entro il 2040». Vale a dire per arrivare ad avere meno del 5% di fumatori nella popolazione europea adulta entro il 2040, passando per un 20% entro quest’anno. «È fondamentale – prosegue Zanon - che queste revisioni includano anche i prodotti del tabacco di nuova generazione, come sigarette elettroniche e prodotti a tabacco riscaldato, il cui impatto sulla salute e diffusione tra i giovani richiede un’urgente attenzione normativa. Alcuni Stati membri hanno già dimostrato che politiche ambiziose sono possibili e attuabili. La tassazione, in particolare, resta una delle leve più efficaci per disincentivare l’uso del tabacco, soprattutto tra i giovani. La società civile e le organizzazioni attive nel campo della salute sono pronte a fare la propria parte: ora serve una volontà politica chiara per trasformare gli impegni in azioni concrete».
L’Europa conta un decimo della popolazione mondiale ma un quarto dei casi di tumore. Si vedrà anche in questi frangenti se la Commissione intende mantenere quanto dichiarato nel suo Beating Cancer Plan, ovvero l’impegno politico a non lasciare nulla di intentato (“to leave no stone unturned”) per agire contro il cancro.