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Ginecologia
Daniele Banfi
pubblicato il 28-03-2023

Endometriosi: una patologia scritta nel Dna



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L'endometriosi ha una forte componente genetica. I "difetti" sono condivisi con altre malattie infiammatorie e dolorose. Identificarli permetterà di sviluppare terapie su misura

Endometriosi: una patologia scritta nel Dna

L'endometriosi parrebbe essere a tutti gli effetti una malattia a forte componente genetica. Tradotto: a scatenare la malattia sono alcune mutazioni genetiche peraltro condivise, ironia della sorte, con altre patologie di natura infiammatoria e dolorosa. Ad affermarlo è uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature Genetics. Un'analisi imponente -la prima a tracciare in maniera così chiara l'identikit genetico della malattia- che potrebbe presto portare a ricadute pratiche nella cura dell'endometriosi. 

CHE COS'È L'ENDOMETRIOSI?

L'endometriosi è una malattia ginecologica cronica che in Italia coinvolge circa il 10-15% delle donne in età fertile. La patologia è caratterizzata dalla crescita fuori sede di tessuto simil-endometriale, la mucosa che riveste la parete interna dell'utero e che si sfalda durante il ciclo mestruale. Questa crescita al di fuori della sua posizione fisiologica può avvenire in diversi organi come impianto anomalo dei frammenti di endometrio in ovaie, tube, intestino, vagina e vescica. Quando ciò si verifica gli organi "invasi" vanno incontro ad infiammazione cronica, formazione di tessuto cictariziale e aderenze. Il sintomo principale dell'endometriosi è il dolore, tipico di qualsiasi stato infiammatorio. In particolare si tratta di dolore pelvico cronico, mestruale e duranti i rapporti sessuali. A questo sintomo si possono accompagnare l'irregolarità del ciclo mestruale, problematiche a livello intestinale, gonfiore addominale e ridotta capacità di concepimento. La diagnosi, spesso tardiva -ci possono volere anche 8-10 anni dalla comparsa dei primi sintomi-, avviene solo sulla base della storia clinica.

COME SI CURA? 

I trattamenti per l'endometriosi sono molteplici. Il primo è rappresentato dalla chirurgia. Obiettivo primario di questo genere di intervento è l'eliminazione del tessuto endometriale nelle sedi dove non dovrebbe stare. Il secondo invece è di natura farmacologica. In questo caso l'obiettivo è la riduzione dell'infiammazione. In generale si utilizzano farmaci ormonali somministrati secondo differenti modalità. Lo scopo è quello di portare ad amenorrea, cioè l’assenza di ciclo mestruale, e sopprimere l’attività ovulatoria. La scelta sull’intervento chirurgico ricade nei casi in cui la paziente non risponda alla terapia farmacologica o desideri intraprendere una gravidanza, in quanto l’azione dei farmaci non si concilia con il concepimento. L'unione di questi due approcci rende l'endometriosi una patologia controllabile con discreto successo. Attenzione però a male interpretare: i farmaci e la chirurgia non portano alla guarigione ma alla riduzione dei sintomi e della progressione della malattia.

IL RUOLO DELLA GENETICA

Da molto tempo si sospetta che l'endometriosi possa essere una malattia legata alla genetica. Questo perché il rischio di malattia aumenta in maniera importante quando in famiglia sono presenti casi di endometriosi. In questi anni si sono intensificati gli sforzi nel tentativo di identificare le cause alla base della malattia. Nello studio pubblicato su Nature Genetics gli scienziati hanno comparato il genoma di oltre 60 mila donne con diagnosi conclamata di malattia con quello di circa 700 mila donne sane. Uno studio imponente di genome-wide association, ovvero uno studio che si pone l'obiettivo di identificare quali varianti genetiche sono maggiormente associate ad una data malattia. Dalle analisi sono emerse 42 varianti genetiche associate all'endometriosi ed altre malattie come emicrania, dolore cronico alla schiena, asma e osteoartrite. Varianti di geni implicati in processi quali l'angiogenesi, l'infiammazione, lo sviluppo uterino e le vie di segnalazione ormonale.

LE RICADUTE PRATICHE

Quanto ottenuto nello studio è di estrema importanza poiché indentifica per la prima volta con precisione quei geni coinvolti nello sviluppo della malattia. In questo modo, potendo analizzare il genoma della persona con endometriosi, in futuro sarà forse possibile somministrare terapie più mirate in base alla tipologia di "difetto" genetico. La speranza, anche per l'endometriosi, è quella di arrivare ad una terapia personalizzata soprattutto per quelle pazienti che non beneficiano delle terapie ormonali. La strada è ancora lunga ma l'aver individuato gli attori farà in modo di studiare terapie su misura a seconda della caratteristica genetica.

NUOVI FARMACI

Ma le novità non finiscono qui perché sul fronte terapie qualcosa comincia a muoversi. Ad oggi non esistono altri farmaci al di fuori di quelli ormonali. Una situazione di stallo totale -sono presenti sul mercato da 40 anni- che presto potrebbe sbloccarsi grazie agli studi sul dicloroacetato, una molecola in grado di interferire con il metabolismo delle cellule dell'endometrio. Sperimentato con successo nel modello animale, nelle prossime settimane inizierà un trial clinico su 100 donne che valuterà l'efficacia di questa molecola nell'inibire la crescita anomala dell'endometrio al di fuori della sede classica.

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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