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Ginecologia
Daniele Banfi
pubblicato il 11-01-2016

Parto: gli ospedali italiani fra i più sicuri al mondo



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Nonostante le recenti tragedie, la mortalità materna in Italia è fra le più basse. Approfondimenti su cesarei, parto in casa, chiusura dei piccoli punti nascita

Parto: gli ospedali italiani fra i più sicuri al mondo

Ad un’analisi superficiale dei fatti delle ultime settimane sembrerebbe che l’Italia sia un posto pericoloso dove partorire. La realtà invece è ben diversa: nonostante i dati non siano sempre concordanti le statistiche dicono che nella nostra nazione la mortalità materna al parto è pari a 4 donne su 100 mila (alcuni studi affermano invece 10 su 100 mila). Considerando che in Italia avvengono circa 500 mila parti ogni anno nella migliore delle ipotesi i decessi saranno 20, quasi due al mese. Un numero perfettamente in linea con quanto accade nella realtà: secondo i dati rilasciati dall’Istituto Superiore di Sanità le donne morte di parto negli ultimi due anni sono state 39. Numeri che reclamano ancora miglioramenti ulteriori, ma pongono il nostro Paese tra le nazioni più sicure dove partorire.

 

IL CESAREO

A preoccupare, piuttosto, dovrebbe essere l’ancora troppo elevato numero di parti cesarei. In media il 36,7% dei parti avviene attraverso questa modalità ma con notevoli differenze regionali. In Campania addirittura più di una nascita su 2. Eppure l’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma che per un parto sicuro per mamma e bambino l’incidenza del cesareo non dovrebbe superare i 10-15 su cento. Ma quando è realmente utile il cesareo? Abbiamo provato a spiegarlo qui, illustrando uno studio da poco realizzato che cerca di fare luce sulla percentuale ottimale e un’interessante ricerca sui vantaggi, dal punto di vista dello sviluppo cognitivo e del sistema immunitario, del parto naturale:

Cesareo sì ma solo quando serve

La World Health Organization lo raccomanda nel 10-15% dei casi. Uno studio appena realizzato su JAMA alza l’asticella a oltre il 19%

Come ragioni dipende (anche) da come vieni al mondo

Nascere con parto cesareo, almeno nei topi, sembrerebbe influenzare negativamente lo sviluppo cerebrale e predisporrebbe all’accumulo dei chili di troppo

 

I PUNTI NASCITA

Altra nota dolente per quanto riguarda l’Italia è la questione dei punti nascita. Da diverso tempo il Ministero della Salute sta cercando attuare il decreto che impone la riorganizzazione dei punti parto in base ai volumi di attività. In base al principio del “più casi vedi e migliore è la preparazione” oggi i reparti in cui avvengono meno di 500 nascite l’anno sono da chiudere. Non solo, le altre caratteristiche che un punto nascita regolare dovrebbe possedere è la disponibilità H24 di ginecologi, pediatri neonatologi e ostetriche e la presenza a corto raggio di un servizio di terapia intensiva neonatale e subintensiva per le madri. Il decreto, promosso nel 2010, per ragioni di campanilismo ha trovato una realizzazione parziale.

 

IL PARTO IN CASA

Ma se la stragrande maggioranza delle donne partorisce comunque presso una struttura ospedaliera esiste una piccola fetta di persone, pari all’1% dei parti totali (circa 5 mila), che opta per partorire in maniera medicalmente assistita presso le mura di casa. Una scelta possibile che ha dei pro e dei contro relativamente allo stato di salute di mamma e bambino. Lo abbiamo spiegato qui:

Partorire a casa: l’analisi dei pro e dei contro

Uno studio americano evidenzia un rischio leggermente più alto di morte neonatale, con un ricorso inferiore a cesareo e induzione.

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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