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Redazione
pubblicato il 24-07-2018

C'è un nesso fra acufeni e depressione?



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Un'utente chiede informazioni sugli acufeni: ci sono novità nelle cure? Ci sono legami con la depressione?

C'è un nesso fra acufeni e depressione?

Buongiorno mi piacerebbe sapere se vengono fatti degli studi sugli acufeni sintomo che affligge il dieci per cento della popolazione e conseguenza di forte depressioni? grazie. My britt Centi (domanda arrivata al Magazine)

 

Risponde Enrico Fagnani, dirigente medico presso l’Unità operativa di Audiologia della Fondazione Policlinico di Milano.

L'ACUFENE: COS’È E COME SI CURA

L’acufene non è una malattia, è un sintomo, come la febbre: aspecifico. Può essere generato da diverse situazioni. In prima battuta è un sintomo del sistema uditivo e in particolare della chiocciola o coclea (l’orecchio interno anteriore) che è l’analizzatore e il codificatore delle onde sonore così come la retina, nell’occhio, è l’analizzatore delle onde luminose.

Nella coclea ci sono 12.000 "microfoni" per trasformare i suoni in segnali elettrici. Dunque c’è tanta corrente elettrica nell’orecchio interno e se qualche struttura subisce anche un piccolissimo danno ecco che aumenta il "rumore elettrico" di fondo, che può dare luogo all’acufene, il quale può presentarsi in forme diverse. Un fischio, un soffio, un ronzio, un suono come di cicala, un tintinnio…

A questo proposito vale ricordare che i latini chiamavano l’acufene tinnitus, appunto tintinnio. Mentre acufene viene dal greco: acuo ascolto e fainomai ovvero suono, fenomeno acustico in questo caso.

La lettrice chiede se può provocare depressione: la risposta è sì, ma anche il contrario, può essere uno stato depressivo a ridurre l’effiacia dei sistemi di cOntrollo rivelando l’acufene.

Ora, l’acufene è una sensazione uditiva anomala per cui senti un suono che in realtà non esiste come tale, ma come segnale elettrico endogeno. Si tratta, infatti, della sintonizzazione del rumore elettrico cocleare. Ce l’abbiamo tutti, anche chi normalmente non lo sente in quanto è controllato da una "centralina" neuronale del sistema limbico, posto a metà strada tra la periferica audio (chiocciola) e lo schermo della coscienza uditiva (corteccia temporale).

L’acufene è un sintomo molto comune. Se dura più di un mese viene definito cronico. Ma può sparire e ricomparire.

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COSA FARE PER RISOLVERE IL PROBLEMA ACUFENI?

Innanzitutto è necessario effettuare una visita specialistica in cui verranno prescritti esami per capite se si tratta di una vera patologia delle vie uditive (per esempio un’otosclerosi) o solo di una “sprogrammazione” delle reti neurali, dunque in questo caso un falso allarme. All’inizio l’acufene può accendersi di colpo, come se si fosse premuto un pulsante. Invece, qualunque sia a causa, sparirà lentamente attraverso un percorso di lenta dissolvenza.

E un primo consiglio: no ai tappi nelle orecchie per dormire, sono dannosi proprio perché favoriscono l’insorgere di questo disturbo.

Per curarlo normalmente non si utilizzano farmaci i quali vengono invece impiegati per trattare condizioni collaterali e frequentemente coesistenti come la depressione, l’ansia, l’insonnia, il panico, le psicosi. Molto utilizzati, invece, percorsi riabilitativi che utilizzano i suoni. Esiste la Trt, acronimo di Tinnitus Retraining Therapy ovvero una terapia riabilitativa che usa suoni per riprogrammare la centralina limbica per tornare a filtrare normalmente il rumore elettrico di fondo riducendo il condizionamento e la reazione avversiva. Questa terapia riabilitativa funziona qualunque sia l’origine dell’acufene; ovviamente è necessario, prima di iniziarla, avere effettuato un percorso diagnostico completo che escluda patologie organiche le quali debbano essere specificamente trattate.

La Trt viene realizzata con piccolissimi dispositivi audio personali, da indossare a livello dell’orecchio, sono lontani parenti degli apparecchi acustici e si sono potuti realizzare grazie all’evoluzione tecnologica digitale di questi ultimi anni che ha consentito di realizzare dispositivi miniaturizzati chiamati open fitting. Si usano anche, come soluzione casalinga, generatori ambientali di suoni della natura da tenere in funzione tutta la notte come leggerissimo sottofondo, una specie di “educazione ambientale”. Gli antichi dicevano ce chi ha il tinnitus dovrebbe dormire sulle rive di un ruscello o nei pressi di una fontana. Si tratta di resettare o con i rumori della natura o con suoni artificiali le spie di controllo del circuito di allarme a livello del sistema limbico.

Per concludere: l’acufene si risolve, ma il counseling con la comprensione del modello neurofisiologico facilita la soluzione indicando la rotta da seguire nella terapia.

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