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L'esperto risponde
Redazione
pubblicato il 06-06-2013

Che cosa sono i radiofarmaci e come funzionano?



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I radiofarmaci sono molecole che contengono al loro interno un radionuclide (un atomo radioattivo) e possono essere utilizzati sia a scopo diagnostico sia terapeutico.

Che cosa sono i radiofarmaci e come funzionano?

Sono affetto da un tumore e mi hanno proposto una terapia con i radiofarmaci. Che cosa sono e come funzionano? B.C., Roma

Risponde il Dottor Massimo Ippolito, direttore del Centro PET/CT, Unità di Medicina Nucleare dell’Azienda Ospedaliera Cannizzaro di Catania

 

I radiofarmaci sono molecole che contengono al loro interno un radionuclide (un atomo radioattivo) e possono essere utilizzati sia a scopo diagnostico sia terapeutico.

Un radiofarmaco è costituito da due componenti: il carrier, ossia una molecola con funzioni biologiche di trasporto, ed il nuclide radioattivo. L’uno è indispensabile all’altro: infatti il primo consente di veicolare il radionuclide fino a raggiungere l’organo o l’apparato di interesse, mentre il secondo permette attraverso l’uso di una strumentazione diagnostica adeguata di seguire la distribuzione nell’organismo del radiofarmaco, valutarne l’affinità per gli organi bersaglio e le variazioni delle funzioni biologiche cellulari.

I radiofarmaci ‘diagnostici’ permettono quindi di capire esattamente dov’è il tumore e qual è il suo comportamento biologico, fornendo le basi per impostare terapie personalizzate. Principalmente svolgono un ruolo in ambito oncologico, e in maniera minore possono essere utilizzati in ambito cardiologico e neurologico, in particolare per lo studio del Parkinson e dell’Alzheimer.

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Ma la proprietà del radiofarmaco di fissarsi specificamente nelle cellule tumorali può essere sfruttata anche a scopo terapeutico. Basta infatti sostituire il radionuclide “diagnostico” con un radionuclide che emetta radiazioni corpuscolari che abbiano effetto letale solo per le cellule con cui vengono a contatto; in questo modo il radiofarmaco veicola l'agente terapeutico specificamente nella sede di malattia, esplicando la sua ‘azione tumoricida’. Tutto questo a fronte di una esposizione radiologica contenuta.

Il radiofarmaco più noto a scopo terapeutico è il radioiodio che sfrutta l’affinità di tale molecola per la tiroide. Negli anni si sono sviluppati poi altri radiofarmaci ad uso terapeutico. I più comuni tra questi sono gli anticorpi radiomarcati che trovano spazio nella cura dei linfomi, di alcuni tumori cerebrali, i radiofarmaci “recettoriali” utilizzati per i tumori neuroendocrini e i radiofarmaci osteotropi impiegati nel trattamento sintomatico delle metastasi ossee.


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