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Donatella Barus
pubblicato il 06-04-2020

Coronavirus, mascherine e guanti: istruzioni per un uso corretto



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Fra obblighi e indicazioni in ordine sparso, le persone hanno bisogno di sapere come usare correttamente mascherine e guanti per ridurre davvero il rischio di contagio da nuovo Coronavirus

Coronavirus, mascherine e guanti: istruzioni per un uso corretto

Indossare delle mascherine può aiutare a proteggere se stessi e gli altri dal contagio da nuovo Coronavirus? Quali tipi di mascherine possono essere utili, come vanno indossate, rimosse e sanificate qualora le si voglia (o si debba) riutilizzare? Agnese Collino, biologa e supervisore scientifico di Fondazione Umberto Veronesi ha realizzato un prezioso video tutorial sull’uso di guanti e mascherine per contenere l’epidemia da Covid-19. Si tratta di consigli fondamentali per non sprecare un dispositivo importante per la protezione di tutti, che è cruciale per chi non può mantenere le distanze da persone malate (medici, infermieri, operatori sociosanitari e tutti i lavoratori del comparto socio-assistenziale, forze dell’ordine, addetti dei servizi fondamentali, cittadini che si prendono cura di persone malate e di persone ad alto rischio). Una versione più estesa ed approfondita del video si può visualizzare su YouTube (link nelle note a fondo pagina).

 

PERCHÉ È FONDAMENTALE USARLE BENE

«Usare guanti e mascherina nella maniera più corretta possibile è estremamente importante perché se li utilizziamo nella maniera scorretta rischiamo di contaminarci anche più facilmente di quanto non potrebbe essere senza questi dispositivi» avverte Agnese Collino. È inoltre cruciale tenere a mente e rispettare tutte le altre raccomandazioni: lavare le mani e mantenere la distanza interpersonale, «che è la cosa più importante – prosegue Collino – perché sia guanti che mascherine non hanno un’efficacia del 100 per cento. Mai».

 

LE MASCHERINE SERVONO OPPURE NO?

Le mascherine di tipo chirurgico servono a ridurre il rischio che chi le indossa possa contagiare gli altri, poiché fermano una buona parte delle minuscole goccioline emesse dalla bocca e dal naso quando tossiamo, starnutiamo, parliamo e che possono veicolare il virus. Non proteggono “in entrata”, quindi non impediscono un eventuale ingresso del virus. A proteggere dal contagio altrui sono le mascherine con filtro FFP2 o FFP3, che però vanno riservate al personale medico e a chi deve necessariamente assistere un malato. Diversi studi in tutto il mondo stanno verificando le modalità di diffusione del virus per arrivare a consigli scientificamente fondati e, al tempo stesso, sostenibili a fronte di una generale scarsità di dispositivi adeguati. Il rovescio della medaglia, infatti, è quello di una corsa all’accaparramento e di un mercato selvaggio di mascherine vendute a prezzi altissimi (il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha chiesto di regolamentare il prezzo nelle farmacie) e di efficacia a volte non certificata.

 


RACCOMANDAZIONI A SINGHIOZZO

Le indicazioni sull’uso di questi dispositivi di protezione individuale sono state spesso confuse, a volte contraddittorie, per la popolazione generale. Il primo problema è la scarsità di approvvigionamenti, che rendono le mascherine, di qualsiasi tipo, un bene prezioso. Per questo motivo le autorità sanitarie nazionali e internazionali (Ministero della Salute e Organizzazione mondiale della sanità) ritengono di doverle preservare per operatori sanitari, persone addette a servizi pubblici essenziali, addetti all’ordine pubblico, volontari e soccorritori, oltre che per le persone che si occupano di malati di Covid-19.

 

 

 

COSA DICONO OMS E MINISTERO DELLA SALUTE

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda di indossare una mascherina solo se si sospetta di aver contratto il nuovo Coronavirus e si hanno sintomi come tosse o starnuti, oppure se ci si sta prendendo cura di una persona che potrebbe essere malata di Covid-19. Non dice che le mascherine non servono, ma sottolinea la grave scarsità di mascherine a fronte di una pandemia che le renderebbe necessarie per una fetta consistente della popolazione mondiale. «Se non sei malato o se non accudisci un malato stai sprecando una mascherina. L’OMS raccomanda fortemente alla popolazione di usare le mascherine saggiamente. Consiglia un uso razionale delle mascherine medicali per evitare uno spreco non necessario di risorse preziose e evitare un uso scorretto delle mascherine. Il modo più efficace per proteggersi dal virus è lavare frequentemente le mani, coprire bocca e naso con l’interno del gomito quando si tossisce o si starnutisce e mantenere almeno un metro dalle altre persone».
Il Ministero della Salute in Italia riprende questa impostazione, ponendosi un problema di sostenibilità dei consigli diffusi alla popolazione. Inoltre mette in guardia sui possibili rischi di un uso poco corretto delle mascherine: «L’uso della mascherina aiuta a limitare la diffusione del virus ma deve essere adottata in aggiunta ad altre misure di igiene respiratoria e delle mani. Infatti, è possibile che l'uso delle mascherine possa addirittura aumentare il rischio di infezione a causa di un falso senso di sicurezza e di un maggiore contatto tra mani, bocca e occhi. Non è utile indossare più mascherine sovrapposte. L'uso razionale delle mascherine è importante per evitare inutili sprechi di risorse preziose».

 

GLI SFORZI PER AUMENTARE LA PRODUZIONE

Il Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, Domenico Arcuri, ha annunciato un progetto per la produzione industriale di mascherine protettive realizzato insieme al Ministero della Giustizia e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria: otto impianti automatizzati che consentiranno di produrre 400.000 mascherine al giorno che potranno poi progressivamente aumentare. Di questi 3 stabilimenti saranno ubicati presso gli istituti di Milano Bollate, Salerno e nel Polo di Roma Rebibbia.

 


IN LOMBARDIA LA MASCHERINA È OBBLIGATORIA

Per molti specialisti, però, l’uso di barriere meccaniche davanti al volto è un presidio prezioso per contenere l’epidemia. La logica è semplice: tutti dovremmo comportarci come se fossimo portatori asintomatici del virus; se tutti indossano le mascherine quando escono e continuano a rispettare le altre regole (uscire solo se necessario, mantenere le distanze, lavarsi le mani) il rischio generale di contagio si riduce. Gli enti locali per ora stanno procedendo in ordine sparso. La Regione Lombardia, come già fatto da diversi Comuni tramite ordinanze apposite, ha deciso «l'obbligo per chi esce dalla propria abitazione di proteggere sé stessi e gli altri coprendosi naso e bocca con mascherine o anche attraverso semplici foulard e sciarpe», oltre all’obbligo «per gli esercizi commerciali aperti di fornire ai propri clienti guanti monouso e soluzioni idroalcoliche per l'igiene delle mani». La Toscana ha annunciato di voler adottare un provvedimento analogo dopo aver distribuito a tutta la popolazione le mascherine necessarie.

 


NEGLI USA: «USATE UN PEZZO DI STOFFA»

Negli Stati Uniti la scelta delle autorità di sanità pubblica (i CDC, Centers For Disease Control and Prevention) è stata di consigliare a tutti, anche alle persone senza sintomi, di indossare una barriera davanti a bocca e naso quando escono. Ma dicono di usare un pezzo di stoffa e mai mascherine ad uso medico, «che devono continuare ad essere riservate agli operatori sanitari». Il Surgeon General, il portavoce a livello federale in tema sanità pubblica (che qualche settimana fa twittava «per favore smettetela di comperare mascherine, lasciatele ai medici!»), ha pubblicato un video in cui mostra come produrre una maschera con stoffa ed elastici. Va detto che l'efficacia di materiali e dispositivi fai da te è controversa sul piano scientifico, motivo per cui è importante anche in questi casi seguire le regole di buon utilizzo indicate nel video di Agnese Collino per non creare un senso di falsa sicurezza e per non aumentare il rischio di contaminazione anzichè ridurlo.

Donatella Barus
Donatella Barus

Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.


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