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Redazione
pubblicato il 31-07-2020

«Ho un tumore: devo parlarne o no con gli insegnanti di mio figlio?»



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Risposta affermativa: dire agli insegnanti che uno dei genitori si è ammalato di cancro è utile a monitorare un eventuale stato di malessere del bambino

«Ho un tumore: devo parlarne o no con gli insegnanti di mio figlio?»

Ci sono diverse ragioni per cui può essere utile spiegare agli insegnanti dei propri figli quel che sta accadendo, nel momento in cui uno dei due genitori sa di essere alle prese con un tumore. Gli insegnanti trascorrono molto tempo con i bambini (e anche con gli adolescenti) e sono di solito le prime persone a notare cambiamenti nel loro comportamento che possono sfuggire a un genitore impegnato a gestire una grave malattia. Conoscere la situazione li può aiutare a riconoscere i campanelli d’allarme di un malessere che merita attenzione.


Inoltre, se messi al corrente della malattia, gli insegnanti possono adottare accorgimenti per favorire il corretto avanzamento scolastico del bambino o del ragazzo. Non si tratta di chiedere favori, ma di informarli affinché sappiano che un eventuale calo di rendimento non è dovuto a svogliatezza, ma a preoccupazione. Gli insegnanti possono anche accertarsi che le dinamiche sociali a scuola si svolgano normalmente assicurandosi, per esempio, che il bambino (o ragazzo) non si estranei dalla vita scolastica o che non venga isolato. Ancora, gli insegnanti in molti casi possono essere di supporto diventando confidenti dei ragazzi fornendo loro il confronto e la possibilità di sfogo da cui spesso rifuggono in famiglia.


Naturalmente non è necessario dare all’insegnante tutti i dettagli della malattia e del trattamento, basta dare le informazioni sufficienti a far capire cosa sta attraversando il proprio figlio. In un mondo ideale, tutti gli insegnanti dovrebbero essere ricettivi e pronti a farsi carico anche degli aspetti extrascolastici e familiari della vita dei loro studenti.


Purtroppo non sempre è così, ma c’è sempre, all’interno del collegio dei docenti, almeno una persona preparata ed empatica che può diventare interlocutore privilegiato in una situazione di oggettiva difficoltà.

 


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