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L'esperto risponde
Francesca Morelli (a cura di)
pubblicato il 14-12-2021

I massaggi linfodrenanti sono sicuri per chi ha un tumore?



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Cosa sappiamo della sicurezza dei massaggi linfodrenanti nei pazienti oncologici? Ci sono rischi di diffondere le cellule tumorali? La risposta ai dubbi di una lettrice

I massaggi linfodrenanti sono sicuri per chi ha un tumore?

In caso di tumore (seppur in fase di guarigione) è possibile fare massaggi linfodrenanti? Leggo pareri negativi, per cui volevo avere conferma o smentita.

Maresa, (domanda pervenuta tramite form L'Esperto risponde)

 

Rispondono il professor Jean Paul Belgrado, Université Libre de Bruxelles e la dottoressa Maria Claudia Simoncini, Coordinatore Fisioterapia, Istituto Europeo di Oncologia (IEO), Milano

La domanda che riguarda la potenziale diffusione delle metastasi, a causa del drenaggio linfatico manuale (o massaggio linfodrenante, ndr) è piuttosto ricorrente.

Da un punto di vista fisico il linfodrenaggio manuale, come tutti i massaggi, si svolge applicando delle forze attraverso le mani e le dita del terapista sul corpo di chi lo riceve. Queste forze sono applicate in modo alternato creando delle leggere variazioni di pressione sequenziali che localmente si aggirano tra i 10 e i 60 mm di mercurio. Per fare un paragone, queste pressioni sono identiche a quelle esercitate dall’acqua che “bombarda” la nostra pelle quando siamo sotto la doccia. Quando si è in piscina, oppure in mare a camminare con l’acqua a livello del petto, le pressioni generate e le loro variazioni sono molto più elevate: raggiungono i 100 mmHg, esercitando un massaggio di gran lunga più intenso su tutti i vasi linfatici delle parti del corpo immerse. Anche le vene vedono il loro diametro compresso e ridotto del 50%.

Tutti i metodi di linfodrenaggio manuale prevedono lo “svuotamento” dei linfonodi coinvolti nella rete linfatica da drenare: ciò viene effettuato esercitando delle pressioni dolci e ripetute a livello delle stazioni linfonodali. Queste manovre sono molto meno numerose e intense rispetto alla compressione che subiscono i linfonodi del cavo ascellare quando oscilliamo le braccia durante il cammino, e rispetto alla compressione che subiscono i linfonodi del cavo popliteo e del cavo inguinale durante l’attività fisica.

Gli studi di letteratura più recenti, attuati sull’argomento, riferiscono che il drenaggio linfatico manuale nel paziente oncologico non è controindicato, anche in presenza di metastasi. Dunque, il linfodrenaggio rimane una forma di massaggio che non è più a rischio di un semplice massaggio eseguito ad esempio a scopo di puro benessere.

La quantità di linfa mobilizzata durante la normale attività fisica è molto più elevata rispetto a quella mobilizzata durante il drenaggio manuale. Inoltre, i movimenti svolti nell’attività quotidiana, qualunque essi siano, generano variazioni di pressione sui linfonodi molto più importanti rispetto a quelli esercitati dall’azione di due mani durante il drenaggio linfatico manuale.

Per analogia una domanda lecita si è posta anche per capire se le pressioni esercitate sulla mammella durante la mammografia non siano tali da comprimere il tumore e favorire la diffusione delle metastasi. In questo caso la pressione si aggira intorno ai 220 - 260 mmHg, e gli autori concludono che la mammografia è una procedura sicura dal punto di vista della diffusione delle cellule maligne nel sangue periferico.

In relazione agli studi attuali pubblicati sul linfodrenaggio manuale e alla linee guida internazionali, possiamo dire che il linfodrenaggio è sicuro, sebbene non sia opportuno applicarlo direttamente sulla cute soprastante il tumore.

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