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L'esperto risponde
a cura di Paola Scaccabarozzi
pubblicato il 20-06-2022

Si può prendere il sole con la vitiligine?



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Consigli e precauzioni per stare al sole, tutte le informazioni utili sulla vitiligine

Si può prendere il sole con la vitiligine?

Ho la vitiligine, con macchie visibili in varie parti del corpo. Devo prendere precauzioni particolari, d’estate, per stare al sole ? Ci sono nuove cure possibili?

Grazie mille

Mariagrazia (domanda pervenuta tramite form L'Esperto risponde)

Risponde Clara De Simone, professore associato di Dermatologia presso l’Università Cattolica di Roma, Policlinico Gemelli

 

I pazienti con vitiligine possono esporsi al sole a patto che utilizzino alti fattori di protezione, che evitino gli orari centrali della giornata e che indossino cappello, occhiali e indumenti atti alla protezione. Si tratta comunque di precauzioni utili a tutti e, ancora di più, per chi soffre di questa patologia.

 

CHE COS’È LA VITILIGINE?

Si tratta di una malattia della pelle che si manifesta con la perdita del normale colorito in alcune zone che assumono quindi un colore bianco-latte. È provocata dalla mancanza di melanociti, ossia le cellule deputate alla produzione di melanina. Le zone prive di pigmento e, quindi visivamente più chiare rispetto alle aree circostanti, sono generalmente: il dorso delle mani e dei piedi e le aree intorno agli occhi e alla bocca. Esiste poi la possibilità che le macule si trovino sparse qua e là sul corpo. L’estensione è variabile da individuo a individuo e può modificarsi nel corso del tempo.

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QUANTE PERSONE HANNO LA VITILIGINE?

La vitiligine colpisce lo 0,5-2% della popolazione generale con una maggiore incidenza nella popolazione asiatica, senza una significativa differenza tra i due sessi. Può insorgere a qualsiasi età anche se, in circa la metà dei casi insorge prima dei 20 anni, e, nel 70% dei casi, si verifica entro i 30 anni di età. Nei casi di vitiligine in età pediatrica o adolescenziale, spesso si tratta una forma specifica, denominata, vitiligine segmentale, che nel 40% dei casi colpisce soggetti di età inferiore ai 10 anni. Si tratta di una forma che ha una distribuzione sulla pelle in corrispondenza del territorio di innervazione di specifiche fibre nervose (distribuzione dermatomerica).

 

QUALI SONO LE CAUSE?

Le cause dell’insorgenza della malattia sono pressoché ignote, anche se l’ipotesi più accreditata è di tipo autoimmune. Si tratterebbe, in sostanza, dell’attivazione di autoanticorpi e di cellule responsabili delle risposte immunitarie il cui intervento determina la distruzione dei melanociti. Sicuramente anche un ruolo determinante rispetto alla comparsa della vitiligine è svolto dalla predisposizione genetica, in quanto presentano un rischio maggiore di sviluppare la malattia coloro che fanno parte di un nucleo familiare in cui sono presenti altri casi di vitiligine o altre malattie autoimmuni. Uno stress molto forte potrebbe costituire il fattore scatenante di una patologia che ha comunque un’origine multifattoriale non ancora del tutto compresa.

 

COME SI RICONOSCE?

La diagnosi è clinica e si basa sugli aspetti clinici caratteristici e cioè con la presenza di macule bianche localizzate spesso nelle aree di pelle visibile. L’esame della cute interessata con la lampada di Wood evidenzia il contrasto tra la cute normale e quella lesionale, la quale emette una fluorescenza bianco latte. La lampada di Wood consente di evidenziare anche quelle zone depigmentate che possono sfuggire all’esame clinico quando le macchie sono di piccole dimensioni o quando compaiono in soggetti con pelle molto chiara. Per la diagnosi bisogna escludere altre condizioni caratterizzate da una diminuzione o perdita del normale colorito della cute come le ipopigmentazioni post infiammatorie (storia di lesioni infiammatorie pregresse), la tinea versicolor (ipopigmentazione provocata da un fungo, la Malassezia Furfur, che determina una fluorescenza gialla alla luce di Wood), la pitiriasi alba (lieve desquamazione e margini sfumati che si osserva spesso nei soggetti affetti da dermatite atopica) e il nevo acromico (lesione congenita). Come per molte malattie autoimmuni il decorso clinico è imprevedibile. Di solito la progressione è lenta anche se possono verificarsi improvvisi peggioramenti dovuti spesso a cause di natura psicologica. In una piccola percentuale di casi si può verificare un miglioramento spontaneo, con una repigmentazione delle macchie in assenza di terapia.

 

CI SONO CURE UTILI?

Le terapie della vitiligine dipendono dalla sede, dall’estensione e dalla durata della malattia. Le lesioni di recente insorgenza sono quelle che rispondono meglio al trattamento, specie quando localizzate sul viso. Per le lesioni limitate ad alcune sedi corporee si può ricorrere a terapie locali con sostanze ad attività immunomodulante mentre per le forme più estese si può ricorrere alla fototerapia con raggi UVB “a banda stretta” o a un particolare tipo di laser, detto ad eccimeri. Sono comunque attualmente in fase di studio delle terapie innovative sia per uso locale che per via sistemica, basate prevalentemente sulla correzione della risposta immunitaria anomala che dà origine alla malattia: promettono risultati molto incoraggianti e saranno probabilmente disponibili nei prossimi anni.

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