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Neuroscienze
Serena Zoli
pubblicato il 16-02-2017

Anoressia e bulimia: ci vuole tempo, ma si può guarire nella gran parte dei casi



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Il 60-70% delle persone che soffrono di anoressia e bulimia riesce a guarire. In un terzo dei casi invece il disturbo resta cronico. Lo specialista: «Non arrendersi mai»

Anoressia e bulimia: ci vuole tempo, ma si può guarire nella gran parte dei casi

Molto si sa, ed è opinione diffusa, della natura cronica dei disturbi alimentari. Ed è un fatto che vi siano pochi studi sulla durata nel tempo della guarigione da anoressia e bulimia. Ma ora una ricerca del Massachusetts General Hospital ha puntato su questo tema ed è arrivata alla conclusione che la maggioranza delle pazienti (i maschi colpiti da disturbi alimentari sono pochi) stanno bene anche 20 anni dopo essere state dichiarate guarite. I dati, pubblicati sul Journal of Clinical Psychiatry, sono incoraggianti sia per le pazienti sia per i medici che le curano.

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IL CONTROLLO DEI 10 ANNI 

«In contrasto con la letteratura esistente che caratterizza i disturbi alimentari come malattie croniche, il nostro studio longitudinale - spiega una delle ricercatrici, la dottoressa Kamryn Eddy - dimostra che un continuo miglioramento dei sintomi e un significativo recupero nell’anoressia nervosa sono possibili anche dopo il controllo del primo decennio, mentre per la bulimia, se non si è registrato un miglioramento ai controlli del nono anno, è poco probabile che si verifichi nei successivi dieci anni». Gli studiosi americani sono partiti con 246 donne contattate fra le pazienti ambulatoriali dei servizi psichiatrici di Boston tra il 1987 e 1991. Una prima fase dello studio durata nove anni consisteva nell’intervistare le pazienti ogni 6 mesi e ogni 12. Nella seconda fase le signore sono state ricontattate telefonicamente dopo 20-25 anni, in questo round si è trattato in totale di 176 partecipanti.


RIPRESE TARDIVE 

Ora, quello che si è constatato nel tempo sta in queste cifre: nella prima fase (9 anni di durata) erano risultate guarite il 32 per cento delle anoressiche e il 68 per cento delle bulimiche. Ma nella seconda fase, a lungo termine, ecco ancora le bulimiche guarite al 68 per cento, ma accanto a loro avanza un 63 per cento delle anoressiche ripresesi dalla malattia. Donne che non avevano fatto progressi in nove anni e che sono invece risultate migliorate, fino alla guarigione, al controllo dei 22 anni. «Indubbiamente il fatto di constatare che la maggioranza delle persone malate di un disturbo alimentare guarisce è incoraggiante», hanno concluso gli psichiatri del Massachusetts General Hospital, «tuttavia resta il fatto che un terzo di pazienti continua a subire la malattia».

CI VUOLE TEMPO PER GUARIRE 

«Eh, sì, un 25-30 per cento delle malate di un disturbo alimentare cronicizza», conviene Stefano Erzegovesi, responsabile dell’Unità per i disturbi alimentari dell’Ospedale San Raffaele di Milano e blogger della Fondazione Umberto Veronesi. «E c’è di più: un 10 per cento delle malate croniche più gravi muoiono: o per suicidio o per complicanze con altre malattie». Il quadro torna fosco con questi dati, poi lo specialista del San Raffale considera le positività su cui getta luce lo studio statunitense: «Già nel 1985 lo specialista dell’anoressia Sten Theander diceva: più lunga è l’osservazione e migliore è il risultato. Io lo traduco: cerchiamo di fare invecchiare con noi i nostri malati perché più tempo riusciamo a tenerli legati a noi e alle cure e più la prognosi migliora. Questa ricerca viene a confermare l’importanza della durata nel tempo. Il vero problema per i disturbi dell’alimentazione è che le famiglie sono convinte che in pochi mesi passa tutto. Se invece non passa in un anno, già nel secondo scatta la delusione, si possono abbandonare le cure o cominciare la girandola da un medico all’altro. Che guarisca, subito».


MAI ARRENDERSI 

Ribadisce Erzegovesi, sulla base della sua esperienza: «Ci sono casi che appaiono così resistenti ad ogni terapia, certe anoressiche che non pare proprio di poter curare, eppure a volte accade qualcosa - un cambio di lavoro, il fidanzamento - e la situazione si muove. Può essere anche in conseguenza di un forte dolore fisico che, come dire, le rende reattive. Succede. Con i disturbi alimentari vale una sola regola: non arrendersi mai. Gli anni che passano non devono fiaccare la speranza».

Serena Zoli
Serena Zoli

Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.


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