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Neuroscienze
Fabio Di Todaro
pubblicato il 02-04-2015

Ecco come “cambia” il cervello dei bambini autistici


Tag:

autismo

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Dimostrata per la prima volta la presenza di un minor numero di connessioni tra la corteccia visiva e quella prefrontale, dove nascono le emozioni

Ecco come “cambia” il cervello dei bambini autistici

La patologia è complessa e per conoscerla occorreranno ancora diversi anni. Ma sono sempre di più le ricerche che ipotizzano che alla base dell’autismo ci sia una differenza morfologica nella corteccia cerebrale. A essere coinvolta, in particolare, sarebbero la corteccia visiva collegata  e un’area della corteccia prefrontale implicata nello sviluppo delle emozioni.


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LE ALTERAZIONI DELLA CORTECCIA

Il disturbo dello spettro autistico, di cui oggi si celebra la giornata mondiale, ha un’origine ancora sconosciuta. Negli ultimi anni, visto anche lo sviluppo delle diagnostica per immagine, la ricerca si è concentrata sulle possibili anomalie nelle relazioni tra le diverse aree della corteccia. E i primi riscontri non stanno tardando ad arrivare. A leggere le conclusioni di uno studio pubblicato su Brain, emerge come nei soggetti autistici le connessioni tra la corteccia visiva e quella prefrontale ventromediale, implicata nello sviluppo delle emozioni, sarebbero di molto ridotte, con importanti ripercussioni sui comportamenti sociali. Ciò che in pratica caratterizza un ragazzo autistico, abituato ad assumere atteggiamenti ripetitivi, identificabile per un disinteresse verso qualsiasi attività e talvolta incapace di riconoscere un viso familiare.

QUALI SONO LE CAUSE DELL'AUTISMO? 

LA SCANSIONE CEREBRALE

Gli autori della ricerca sono arrivati a questa conclusione dopo aver sottoposto poco meno di mille persone, autistiche (523) e non (452), a una risonanza magnetica funzionale in grado di svelare le connessioni profonde presenti tra le quasi cinquantamila aree cerebrali osservate. Un’analisi profonda in grado di svelare nel dettaglio l’anatomia dei rapporti tra le diverse porzioni della corteccia da cui è stato sviluppato un set di dati per i cervelli degli autistici e dei “controlli” inseriti nello studio. Almeno venti le differenze riscontrate, tutte riconducibili all’area responsabile delle emozioni e (in parte) al lobo parietale, responsabile dell’orientamento spaziale.

 

UNA SOLUZIONE ANCHE PER ALTRE MALATTIE?

Secondo gli autori della ricerca l’approccio, se validato, potrebbe essere utile anche per nell’analisi di altri disturbi cognitivi: dall’ossessivo-compulsivo all’iperattività, fino alla schizofrenia. Per adesso, dunque, la ricerca punta a cercare nuove conferme nel campo delle alterazioni dell’anatomia cerebrale. È da qui che sono giunte le più recenti evidenze. Nel 2011 sul Journal of the American Medical Association si ipotizzava che l’autismo fosse la conseguenza del fallimento dei processi di sfoltimento neuronale, dal momento che la ricerca aveva dimostrato come la corteccia prefrontale dei bambini autistici presentasse il 67 per cento di neuroni in più rispetto ai soggetti normali.

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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