Riparare una lesione del midollo spinale è ancora un traguardo lontano. Pochi i casi di successo parziale. Allo studio un nuovo meccanismo per tentare di rigenerare i neuroni
Tornare a camminare dopo una lesione al midollo spinale appare ancora un traguardo molto lontano. Un approccio standard non esiste e le possibilità di ritornare a recuperare il movimento sono molto rare. Ad oggi infatti solo un caso di lesione parziale è stata trattata con grande successo. La ricerca però va avanti e uno studio pubblicato dalla rivista Science Signaling ha fatto luce su un nuovo meccansimo che potrebbe essere sfruttato in futuro per tentare di rigenerare i neuroni lesionati.
IL TIPO DI PARALISI DIPENDE DA DOVE SI LOCALIZZA LA LESIONE
Ogni anno in Italia sono più di mille le persone che vanno incontro ad una lesione del midollo spinale. I danni che ne derivano dipendono essenzialmente dalla posizione in cui avviene la lesione e dalla gravità del trauma. Funzionando come una linea ferroviaria ad alta velocità che trasporta messaggi elettrici dal cervello al resto del corpo, eventuali danni -come una lesione- fanno sì che il segnale non vada oltre la "stazione" lesionata. Una tetraplegia o una paraplegia dipendono infatti da dove è localizzato il danno lungo la colonna vertebrale.
LE LESIONI DEL MIDOLLO NON SI POSSONO RIPARARE COMPLETAMENTE
Riparare completamente i danni, ad oggi, non è ancora possibile per l'incapacità del tessuto neurale di rigenerarsi. Nell’uomo un midollo completamente reciso infatti non può essere riparato. Ciò che è possibile fare nelle lesioni parziali è, ad esempio, stimolare quel poco di tessuto rimasto intatto o tentare la via della rigenerazione tramite l'utilizzo di particolari cellule staminali. Nel primo caso si tratta di utilizzare l'elettrostimolazione epidurale, una tecnica per rendere il midollo spinale più ricettivo ai pochi messaggi che ancora arrivano dal cervello. Sperimentata ad inizio 2010 la tecnica, in alcuni casi e dipendentemente dal tipo di lesione, ha portato le persone con midollo lesionato a flettere nuovamente le dita dei piedi, caviglie e ginocchia.
L'altra possibilità, per ora più unica che rara, prevede l'utilizzo delle cellule staminali. E' questo il caso di Darek Fidyka, un uomo paralizzato dal 2010 in seguito ad una lesione parziale (il midollo era ancora tenuto insieme da un lembo) provocata da una coltellata. Il metodo, già sperimentato con successo su ratti e cani affetti da lesioni al midollo spinale, prevede il trapianto nel sito danneggiato di un particolare tipo di cellule presenti nei bulbi olfattivi. Grazie a questo approccio l'uomo è tornato a camminare con l'utilizzo di un deambulatore.
SPEGNERE IL SEGNALE CHE INIBISCE LA CRESCITA DEI NEURONI
Accanto a questi pochi e parziali successi sono numerosi i gruppi di ricerca che stanno indagando come poter ripristinare il funzionamento di un midollo lesionato. Uno di questi è alla Yale University School of Medicine di New Haven (Stati Uniti). Gli scienziati americani, guidati dal professor Stephen M. Strittmatter, hanno indagato il ruolo di alcune proteine che vengono espresse dai neuroni negli istanti successivi la lesione. Dalle analisi è emerso che una proteina (ORL1) è implicata nell'inibire la formazione di nuove connessioni nervose. In particolare ORL1 è in grado aumentare l'espressione di NgR1, un recettore che funge da freno alla crescita del tessuto nervoso. Partendo da questa osservazione gli autori dello studio hanno provato ad inibire farmacologicamente nei topi la funzione di questi due fattori immediatamente dopo una lesione midollare. Dalle analisi è emerso che "spegnendo" ORL1 e NgR1 i danni a livello motorio sono risultati nettamente inferiori rispetto a quelli nei topi non trattati. Un risultato importante nell'ottica di nuovi approcci volti a riparare i danni di un midollo lesionato.
Daniele Banfi
Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.