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Neuroscienze
Redazione
pubblicato il 17-12-2013

Perché chi ha l’autismo eccelle in matematica?



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Abilità spesso eccezionali si trovano in quasi tutti i malati di autismo. Ora si sa che nascono da “isole” del cervello iperfunzionanti in mezzo a tante disabilità. Alcuni sono divenuti dei “maestri” in varie arti, soprattutto la musica

Perché chi ha l’autismo eccelle in matematica?

Chiusi, bloccati in tante abilità, sono portati – e a volte eccellono –nella matematica. Si tratta dei bambini ed adulti autistici. Non una novità questa “scoperta” (già nel film del 1988 Rain Man Dustin Hoffman, quasi incapace a tutto, era abilissimo nei calcoli), però necessita di una risposta: come avviene questa possibile specializzazione in un cervello tanto disastrato?

Sulla scia di questa domanda si è posta la ricerca alla Stanford University guidata dalla dottoressa Teresa Luculano: hanno messo a confronto le immagini cerebrali di 18 giovani malati di autismo e 18 sani impegnati a risolvere problemi e calcoli ed hanno rilevato che nei primi la matematica sollecita aree e modi di funzionamento diversi rispetto al gruppo di controllo. Però, se così si può dire, i loro conti tornano. A volte, addirittura meglio e più rapidamente che per i coetanei normali.

UN CERVELLO A ZONE - «Ma una speciale abilità può rivelarsi in vari campi, in questi malati che hanno gravi compromissioni in special modo sul piano sociale e comunicativo», dichiara il professore Francesco Barale, ordinario di psichiatria all’Università di Pavia e specialista di autismo  e prevenzione della  schizofrenia. «Li chiamò già “isolotti di abilità” lo psichiatra, Leo Kanner, che individuò questa patologia nel 1943. Ma restava misterioso il perché di queste “zolle, isole” funzionanti. Che compaiono quasi sempre anche nei malati più gravi».

Dunque, come a compensazione di un così profondo malessere, emerge spesso, solitario, un “dono”?

«Sì, l’hanno quasi tutti. I poteri eccezionali sono rari, ma un livello notevole si trova in molti», risponde Barale.  «E’ su queste capacità che si fa leva per le strategie di riabilitazione».  

E il perché di queste capacità isolate è ancora un mistero?

«No, di recente si è individuata la causa», risponde lo psichiatra. «In certe aree ristrette del cervello c’è una iperconnettività, tanti collegamenti a livello locale mentre scarse sono le connessioni con le aree lontane. Da questa super concentrazione di nessi in una certa zona emerge la speciale capacità. Lo dice la “teoria della coerenza centrale”  e dice pure che tutta l’organizzazione neurofunzionale è diversa rispetto a quanti non soffrono di autismo».

IN DONO L’”ORECCHIO ASSOLUTO” -Tra i “doni” più diffusi Francesco Barale cita: 1) particolari capacità visivo-spaziali che portano  le persone autistiche per esempio a saper risolvere rapidamente  i puzzle bianchi, senza la facilitazione dell’immagine: loro riconoscono i margini frastagliati che si incastrano; 2) doti musicali. Parecchi hanno addirittura l’”orecchio assoluto” che è la capacità, rara tra la popolazione normale, di distinguere l’altezza di una nota suonata da sola; 3) grande memoria. A volte prodigiosa: chiedi che giorno era il 13 settembre 1992 e loro subito: giovedì, o domenica… Senza sbagliare.

MALATI MA VINCENTI - Il professore cita anche casi di persone autistiche che hanno raggiunto mete davvero alte: c’è Temple  Grandin, laureata in psicologia e in zoologia, docente all’Università del Colorado e molto quotata nel progettare attrezzature per il bestiame. E’ divenuta popolare dopo che il neurologo-scrittore Oliver Sacks parlò di lei nel racconto Un antropologo su Marte. lei stessa scrive su giornali come Time e il New York Times.C’è Jim Sinclair che cominciò a parlare a 12 anni ed è un attivista del movimento a favore dei malati di autismo. C’è Michelle Dawson, autodidatta e ricercatrice scientifica canadese: e su che cosa? Ma proprio sull’autismo. A giugno 2013 l’Università di Montreal le ha conferito honoris causa un dottorato su questi studi.

L’ORCHESTRA NASCOSTA - Per tornare alla musica, il professor Barale segnala  l’”Orchestra invisibile”  attiva dal 2005 nella Cascina Rossago (www.cascinarossago.net/), una comunità-laboratorio per l’autismo vicino a Pavia, dove tra lavori in stalla e alla ceramica, tessitura e falegnameria, 14 percussionisti affetti da autismo suonano tutti i venerdì pomeriggio con altrettanti tra studenti, specializzandi e docenti dell’Università di Pavia. Ma invisibile perché? Perché i suonatori autistici non reggerebbero la presenza di un pubblico, dunque ogni tipo di “esibizione” viene evitato. E dire che suonano magnificamente  il “jazz mainstream”.

Serena Zoli


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