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Neuroscienze
Serena Zoli
pubblicato il 21-01-2020

Se l’amore diventa "doc": l'innamoramento e il disturbo ossessivo



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L’innamoramento può aggravare il disturbo ossessivo-compulsivo (doc) in persone predisposte. I risultati di una ricerca australiana

Se l’amore diventa "doc": l'innamoramento e il disturbo ossessivo

Se sei innamorato, rischi di più. Siamo nel territorio del Disturbo ossessivo-compulsivo (Doc) in cui il pensiero si fissa, la testa può venire occupata da numeri o musiche non volute, c’è un idea dominante che, appunto, domina. Notate qualche somiglianza con la fissità mentale sull’amato/a di chi è “caduto nell’amore”, come dicono gli inglesi?

LA RICERCA

A tirar fuori la passione e a metterla in laboratorio è una studiosa australiana, Emma M. Thompson partita da questa osservazione: in chi ha già alcuni sintomi tipici del Doc (grande precisione, idee fisse, maniacalità nel mettere in ordine ecc,..) il passaggio al disturbo completo è più rapido, impiega circa sette anni. La distanza si accorcia a cinque anni quando siano presenti queste caratteristiche: sesso maschile, altri disturbi psichiatrici, vissuto romantico. Gli studiosi della Monash University hanno esaminato i dati di 954 pazienti sotto cura, d’età media 35 anni, 358 sposati, 520 single, 62 divorziati. La gran parte di loro non lavorava all’epoca dell’indagine e circa la metà aveva una storia di disturbo ossessivo-compulsivo in famiglia.

L’UOMO PIU’ PORTATO ALL’OSSESSIONE

I ricercatori australiani per accedere a un così alto numero di pazienti sotto esame hanno potuto avvalersi di un noto Consorzio brasiliano concentrato sullo spettro del Disturbo ossessivo-compulsivo. La ricerca è stata, poi, pubblicata sul Journal of Affective Disorders. Ogni tre anni i ricercatori visitavano i quasi mille sotto esame e stabilivano lo stadio della malattia secondo consolidate scale di valutazione. Hanno così scoperto che i pazienti di sesso maschile, quelli sofferenti di agorafobia (paura degli spazi aperti o affollati) ma senza disturbo di panico, infine le persone affette da disturbo bipolare 2 di solito transitavano dal doc sotto soglia al doc pieno in cinque anni.

L’INNAMORAMENTO E I SUOI EFFETTI SUL CERVELLO

Altre caratteristiche che si sono rivelate pesare sulla velocità nell’aggravarsi del disturbo ossessivo-compulsivo: il maggior rigore nei sintomi religiosi/sessuali, più alti livelli di disturbo d'ansia generalizzata (Gad). Più veloci degli altri, come già accennato, nell’entrare in pieno nel doc sono gli innamorati che nella rivista scientifica sono descritti in stato di amorosa attrazione, di persone agli inizi di una storia intima o in procinto di sposarsi. Quelle palpitazioni in più in certi momenti di una storia d’amore sarebbero parenti prossimi del pensiero patologico che “palpita” sempre sugli stessi tasti.

LA PRIMA RICERCA SULLA SCARSA SEROTONINA

Ma questa ricerca, così suggestiva, ha avuto dei precedenti proprio nel nostro paese. Come rievoca una delle autrici dell’indagine, la dottoressa Donatella Marazziti, psichiatra dell’Università di Pisa: «Che l’amore "renda pazzi" è un’opinione comune e condivisa, da sempre, ma oggi supportata anche da numerosi dati scientifici. Il primo lavoro che ha dimostrato come alcuni innamorati avessero un basso livello di serotonina, un messaggero chimico del cervello, simile a quello in pazienti con disturbo ossessivo-compulsivo, risale infatti al 1999».

UN’IMPORTANTE CONFERMA INTERNAZIONALE

Allora comparve sulla rivista Psychological Medicine, a firma di Marazziti più un gruppo di psichiatri italiani, una ricerca in cui avevano messo in relazione il dato biologico con il pensiero tipico della fase dell’innamoramento che è indistinguibile da un’ossessione vera propria. E avevano sottolineato come forti eventi emozionali, quale appunto l’amore, potessero rappresentare un tale momento di fragilità cerebrale tale da scatenare la patologia vera e propria in soggetti predisposti. «Ebbene, una ricerca multicentrica, coordinata dal Brasile dal professor Leonardo Fontenelle, e pubblicata con Emma Thompson, - riprende a parlare la dottoressa Marazziti - conferma la nostra ipotesi, dimostrando come soggetti di sesso maschile sani, ma con tratti ossessivo-compulsivi subclinici, quando si innamorano, si sposano o comunque vivono una relazione affettiva più profonda, possono diventare veri propri pazienti con disturbo ossessivo-compulsivo». Come è stato mostrato, 20 anni fa, da un’équipe italiana.

Serena Zoli
Serena Zoli

Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.


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