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Oncologia
Donatella Barus
pubblicato il 06-12-2012

Chi trova un'amica, trova la guarigione



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Le donne meno sole sono più forti contro il tumore al seno. Non solo la quantità, ma soprattutto la qualità delle relazioni sociali influisce sull’esito della malattia. Uno studio americano su oltre 2.200 donne dopo la diagnosi di cancro al seno ne dimostra l'importanza

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Le donne meno sole sono più forti contro il tumore al seno. Non solo la quantità, ma soprattutto la qualità delle relazioni sociali influisce sull’esito della malattia. Uno studio americano su oltre 2.200 donne dopo la diagnosi di cancro al seno ne dimostra l'importanza

Un buon amico è una buona terapia. Ciò che il senso comune suggerisce, ora la ricerca conferma: la qualità delle relazioni sociali, più della loro quantità, influisce sul percorso di guarigione delle donne colpite da un tumore al seno. I ricercatori dell’organizzazione americana Kaiser Permanente hanno messo in relazione la sopravvivenza delle pazienti esaminate con le loro reti sociali. Altri studi hanno già sottolineato che l’avere degli amici, un compagno, partecipare alla vita di comunità, fare volontariato e simili sono tutti punti a favore contro la malattia. Meno frequenti sono le ricerche che si interrogano sulla bontà di tali legami.

LO STUDIO - I ricercatori hanno esaminato 2.264 donne con una diagnosi di tumore della mammella che erano state incluse nel Lace (Life After Cancer Epidemiology) Study, sostenuto dal National Cancer Institute. Come riportato sulla rivista Breast Cancer Research and Treatment, lo svantaggio dell’isolamento sociale sembra un fattore capace di influire sulle possibilità generali di sopravvivere, anche al di là delle condizioni oncologiche. 

QUALITA’ DEI LEGAMI - Ma come valutare la qualità delle relazioni interpersonali? Chiedendo alle stesse donne di farlo. I ricercatori, infatti, hanno sottoposto alle partecipanti un questionario, nel quale assegnare un punteggio ad aspetti diversi della vita relazionale: fra le altre questioni, il grado di accettazione della malattia da parte della famiglia, la possibilità di parlarne, il sentimento di vicinanza agli amici, il livello di supporto sociale. In generale, si è visto che le donne con poche relazioni e con un basso livello di supporto sociale sembrano avere meno risorse contro la malattia e sono esposte a livelli di mortalità più elevati. Non sembra invece contare il fatto di avere pochi legami, purché tali da far sentire il loro sostegno. Laddove la famiglia non c’è o non è vicina alla paziente, hanno infine rilevato i ricercatori, i legami comunitari e religiosi hanno compensato. Lo stesso dicasi per i familiari delle persone malate, i cosiddetti caregivers. Ce n’è abbastanza, suggerisce Candyce Kroenke, coordinatrice dello studio e esperta di questi temi, per capire che per migliorare l’esito delle terapie è utile anche intervenire sul supporto sociale delle pazienti sole.

Donatella Barus

Donatella Barus
Donatella Barus

Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.


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