Radiazioni a basse dosi possono provocare la leucemia
L’evidenza da uno studio condotto su oltre trecentomila persone. In Italia bassi i rischi per i lavoratori. Occorre razionalizzare l’impiego della diagnostica per immagine
Le radiazioni ionizzanti emesse ad alte dosi sono considerate un cancerogeno fisico, in grado di aumentare la futura incidenza dei tumori, a partire dalle leucemie. Ma l’effetto può manifestarsi anche a basse dosi, se prolungate nel tempo.
RADIAZIONI E LEUCEMIE
La notizia trova conferma in uno studio condotto dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Iarc) e pubblicato su The Lancet Haematology. I ricercatori, guidati da Klervi Leraud dell’Istituto francese di Radioprotezione e Sicurezza Nucleare di Fontenay-aux-Roses, hanno valutato i tassi di esposizione per oltre un anno alle radiazioni ionizzanti di oltretrecentomila lavoratori (francesi, inglesi e statunitensi), osservati tra il 1943 e il 2005.
In seguito hanno incrociato questi dati con le statistiche della mortalità per tre forme tumorali specifiche: i linfomi, le leucemie e i mielomi. La correlazione diretta tra l’esposizione alle basi dosi di radiazioni ionizzanti e la malattia è emersa soltanto relativamente alla leucemia mieloide cronica. Non sono emersi dati significativi, invece, per leucemia linfocitica cronica, linfomi o mieloma multiplo.
L’evidenza non è una primizia - già nel 2007 sul New England Journal of Medicine si accennava ai rischi a lungo termine per la popolazione dovuti a un utilizzo eccessivo della Tac - ma conferma quanto a medici e ricercatori risulta noto da tempo: l’esposizione cronica alle radiazioni, seppur a basse dosi, aumenta il rischio di insorgenza di alcuni tumori del sangue, le leucemie in particolare. «Esiste un effetto cumulativo che rende il tempo di esposizione motivo di preoccupazione più dei dosaggi - racconta Alessandro Rambaldi, direttore del reparto di oncoematologia dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo -. Secondo i dati inseriti nella ricerca, quasi tutti i lavoratori esposti alle radiazioni rientrerebbero in un range di allarme. Ma nei loro confronti c’è la massima attenzione, con stime quantitative di esposizione mirate sul singolo dipendente».
«Fino a trent’anni fa categorie i radiologi risultavano più esposti rispetto ad altri a una diagnosi di leucemia, mentre oggi nei Paesi occidentali il rischio è lo stesso che corre la popolazione generale», dichiara Giorgina Specchia, ordinario di ematologia e direttore dell’unità di ematologia con trapianto dell’Azienda ospedaliero-universitaria Policlinico di Bari. A proteggere i lavoratori è un limite di esposizione massima alle radiazioni: pari a venti millisievert all’anno, come indicato dallaCommissione Internazionale di Radioprotezione. I principi guida sono quelli della giustificazione e dell’ottimizzazione: il dipendente dev’essere esposto alle radiazioni soltanto se non se ne può fare a meno. Il problema riguarda da vicino i medici che operano nei reparti di radiologia, radioterapia, medicina nucleare e soprattutto radiologia e cardiologiainterventistica.
Sotto controllo anche chi lavora nelle centrali nucleari (assenti in Italia) e nelle industrie che ricorrono alla sterilizzazione con i raggigamma e beta. In tutti questi luoghi, però, i lavoratori sono tutelati da una figura esperta in radioprotezione e soggetti a più frequenti controlli da parte del medico del lavoro.
DIAGNOSTICA PER IMMAGINE
Esami diagnostici come la Pet, la risonanza magnetica, la scintigrafia e la radiografia espongono il paziente a dosi (non più di dieci millisievert) di quasi mille volte inferiori rispetto a quelle per cui si ritiene che - in fase acuta - la mortalità sia nulla e i disturbi reversibili. Quando si ricorre all’irradiazione a scopo di cura, come nella terapia metabolica che si adotta contro alcune forme di ipertiroidismo e di carinoma della tiroide, le dosi sono più elevate, ma motivate dal quadro clinico. Ovvero: il lieve aumento di rischio risulta giustificato dai benefici apportati dal trattamento.
Ciò nonostante la Food and Drug Administration - l’ente regolatorio statunitense in materia di cibo e farmaci - ha di recente ribadito che «la tac, la fluoroscopia e le tecniche di medicina nucleare presentano sia vantaggi sia rischi. Per gestire questi ultimi occorre che ogni indagine risulti giustificata e ottimizzata nelle dosi di radiazione utilizzate durante la singola procedura». Parole che suonano come un monito per chi “abusa” di prescrizioni di esami diagnostici. Chiosa Specchia: «Anche se a volte può prevalere una condotta eccessivamente cautelativa nella richiesta di esami radiologici rispetto a dieci o quindici anni fa, è pur vero che il ricorso all’imaging rappresenta, ormai, un passaggio pressoché obbligato in medicina, per la molteplicità di informazioni, talvolta cruciali per il paziente, che possono derivarne». Nessun allarme: da medico o paziente tutte le difese necessarie contro le radiazioni sono già regolarmente messe in atto.
Dieci consigli per ridurre l'esposizione all'inquinamento elettromagnetico
Alla giusta distanza In caso di eccessivo utilizzo del forno a microonde, evitate di permanere a lungo in sua prossimità
Il controllo dei bambini Collocate i babyphone a distanza dal lettino e programmate l’unità bambino sulla funzione di attivazione vocale
Consigli da seguire in casa Impiegate le apparecchiature elettriche ed elettroniche alla massima distanza possibile
Come riposare la notte? Evitate di dormire tenendo lo smartphone, magari anche in carica, e altri dispositivi elettronici (radiosveglie, segreteria telefonica) poggiati sul comodino
Sì alla tecnologia, ma a piccole dosi Non tenete inutilmente accesi, in ambienti domestici di lunga permanenza, apparecchi elettrici ed elettronici
Educazione digitale Avvicinate i bambini all’utilizzo di apparecchiature elettriche ed elettroniche, incluso i telefoni cellulari, il più tardi possibile. In questo modo ridurrete i tempi di esposizione nelle nuove generazioni, per le quali l’esposizione inizia in età precoce rispetto alle generazioni precedenti
Sempre meglio con l'auricolare Utilizzate i telefoni cellulari in condizioni di alta ricezione del segnale e in zone ad alta copertura dalle reti di telefonia mobile. Preferite chiamate brevi e, in caso di lunghi colloqui, utilizzate auricolari e sistemi viva-voce. I telefoni cellulari di recente generazione sono caratterizzati da un assorbimento elettromagnetico più basso
Cellulare in auto: con prudenza (e sempre con l'auricolare) Limitate l’uso del telefonino, computer portatile e tablet con scheda wi-fi attivata all’interno di un’auto in movimento
Indicazioni per l'ufficio Posizionate le antenne dei sistemi wi-fi, bluetooth e reti senza fili in ambienti domestici meno frequentati. Nell’uso del laptop, si consiglia di interrompere la connessione wi-fi per evitare che la continua ricerca di una rete generi inutili esposizioni
Obiettivo: minimizzare l'esposizione Progettate la struttura dei luoghi e delle postazioni di lavoro, cosi come delle abitazioni civili, in modo tale da minimizzare l’esposizione ai campi elettromagnetici