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Oncologia
Chiara Segré
pubblicato il 24-02-2014

Dal mio laboratorio di ricerca al letto del malato



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All’Università di Firenze, Laura Gragnani studia le relazioni tra virus e predisposizione ai tumori: dopo una bellissima esperienza negli Stati Uniti, ha deciso di tornare a fare ricerca nel suo paese

Dal mio laboratorio di ricerca al letto del malato

Toscana: una terra che tutto il mondo ci invidia per i paesaggi, l’arte e il cibo... e terra anche di grandi studiosi, passati e presenti. Una di queste è Laura Gragnani che presso il Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica dell’Università di Firenze, coordinata della Professoressa Anna Linda Zignego, porta avanti con successo le sue ricerche sul virus dell’epatite C e la predisposizione ai linfomi.

UNA LUNGA GAVETTA. Laura è nata nel 1975 a Prato, dove tuttora risiede; dopo gli studi classici scopre la passione per la scienza e frequenta a Firenze la facoltà di Scienze Biologiche. Conseguita la laurea, comincia la sua carriera di ricercatrice presso l’ateneo fiorentino attraverso una lunga gavetta: tirocinante, assegnista di ricerca, studentessa del corso di dottorato in Medicina Clinica e Sperimentale e, infine, ricercatrice senior.

VIRUS E LINFOMA.  Laura lavora in un campo molto “caldo” dell’oncologia, che indaga le relazioni tra infezioni virali e probabilità di sviluppare tumori. In particolare, Laura lavora col virus dell’epatite C «Pochi sanno che questo virus, oltre a favorire il cancro al fegato, è anche associato a una forma di proliferazione dei linfociti B che causa la crioglobulinemia mista».

La crioglobulinemia è una forma benigna ma che può dare sintomi anche molto invalidanti, come nefropatia, neuropatia periferica e ulcere che non si rimarginano. Inoltre, nel 10% circa dei casi degenera in un linfoma di Non-Hodgkin conclamato.

«Si tratta di una ricerca dalla forte natura traslazionale» spiega Laura «la Professoressa Zignego è responsabile anche dell’ambulatorio del Centro Masve per lo studio delle Manifestazioni Sistemiche dei Virus Epatitici, quindi noi possiamo direttamente lavorare su campioni di sangue e cellule dei pazienti». Laura e il suo gruppo studiano i profili dei microRNA, piccole molecole che regolano l’espressione dei geni «Si sa che alcuni microRNA possono favorire la replicazione del virus dell’epatite C. Noi vogliamo capire se e quali microRNA sono coinvolti nella crioglobulinemia e nella successiva trasformazione in linfoma associate al virus».

TRA LABORATORIO E FAMIGLIA. Com’è la giornata di lavoro tipica di una scienziata come Laura? «Nessuna giornata è mai esattamente uguale all’altra, e questo è anche il bello della ricerca» commenta Laura. «Generalmente, la mattina è occupata dal lavoro di bancone e dalla realizzazione pratica degli esperimenti, mentre il pomeriggio è dedicato all’analisi dei dati, allo studio della letteratura scientifica e alla pianificazione del successivo lavoro sperimentale». Laura ha anche un ruolo di “team manager” e di guida per i colleghi e gli studenti più giovani.

Fuori dal laboratorio, Laura è mamma di Anna Gloria, 8 anni, e di Giovanni, 5 anni. Anche il marito di Laura, Alessio Masi, è un ricercatore all’Università di Firenze, nell’ambito delle Neuroscienze. Una vera famiglia di scienziati: «I nostri bimbi respirano molta scienza anche a casa» racconta Laura «tanto che una volta Anna Gloria ha “seminato il panico” tra i suoi amichetti di scuola parlando di batteri e di microorganismi, ma per lei era una cosa normale».

L’ESPERIENZA AMERICANA. Laura, come tanti ricercatori italiani, ha anche lavorato all’estero. Durante il dottorato, ha trascorso due anni negli Stati Uniti, a Burlington, un sobborgo di Boston, presso il laboratorio diretto da uno scienziato di origini italiane, il dottor Agnello, uno dei massimi esperti mondiali nella linfo-proliferazione causata dal virus dell’epatite C.

«Ho avuto la fortuna di andare in America con mio marito, ed è stata una delle esperienze professionali più importanti della mia vita: nel laboratorio del dottor Agnello ho potuto imparare tecniche e utilizzare strumentazioni assenti nei nostri laboratori».

Anche dal punto di vista umano, Laura ha riportato in Italia un grande arricchimento personale «Nuove amicizie, ma anche nuove collaborazioni: continuiamo a lavorare col dottor Agnello, proprio pochi giorni fa abbiamo preso accordi per spedire in America alcuni nostri campioni da analizzare».

DI NUOVO IN ITALIA. Laura e Alessio sono rientrati in Italia per amore del loro paese, nonostante le offerte allettanti ricevute per restare negli Stati Uniti «É stata una decisione sofferta, e ogni tanto ci si pensa con un pizzico di nostalgia” confessa Laura «Ma in fondo, l’Italia è casa nostra».

Laura vuole continuare a fare ricerca nel suo paese e nella sua Toscana: «La mattina sono contenta di andare al lavoro, perché amo quello che faccio e mi trovo bene con i colleghi, c’è un clima di amicizia e collaborazione reciproca». In futuro, Laura si augura di raggiungere l’indipendenza di ricerca e di avere un gruppo tutto suo con sufficienti fondi per fare ricerca in autonomia. «Il vero problema in Italia è la mancanza di investimenti economici nella ricerca ma anche di garanzie per lo scienziato lavoratore. Io sono stata fortunata a non aver bisogno di un mutuo, perché le banche non lo concedono se hai una borsa di studio rinnovata di anno in anno o addirittura di mese in mese, come accade in tanti atenei italiani. Così facendo si rischia di perdere tanti bravi scienziati che non possono fare questo lavoro perché non se lo possono permettere. Ho visto molti ex-colleghi di università abbandonare la ricerca e andare in azienda costretti da considerazioni di tipo economico».

Investire nella ricerca per promuovere lo sviluppo dell’Italia e attirare bravi scienziati, italiani e stranieri. «A me sembra così ovvio che non capisco come la politica non se ne accorga: la scienza ha inoltre un impatto immediato sulla salute di tutti, dei nostri figli e nipoti». Ma per Laura il problema è anche culturale, e parte fin dalla scuola primaria: «Lo vedo da scienziata ma soprattutto da mamma: a scuola la scienza è sempre in secondo piano rispetto alle altre materie e ha un approccio troppo teorico». Dare una solida infarinatura scientifica è essenziale per i cittadini di oggi e di domani: forse così lo capiranno anche i politici.

 


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