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Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 05-10-2020

Epatite C: la scoperta che vale il premio Nobel 2020



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Harvey J. Alter, Michael Houghton and Charles M. Rice vincono il premio Nobel 2020. Grazie a loro si sono poste le basi per la diagnosi e il trattamento della malattia

Epatite C: la scoperta che vale il premio Nobel 2020

Premiata con il Nobel la scoperta del virus dell'epatite C. Il prestigioso premio, organizzato come di consueto dal Karolinska Institutet di Stoccolma, quest'anno è stato assegnato a Harvey J. Alter, Michael Houghton and Charles M. Rice. A loro il merito di aver identificato e isolato il virus, principale causa di cirrosi e cancro del fegato. Un passo fondamentale per lo sviluppo di test diagnostici e trattamenti antivirali.

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CHE COS'E' L'EPATITE C?

L'epatite C è una malattia virale che colpisce prevalentemente il fegato. I danni a lungo termine causati dalla sua presenza sono cirrosi e carcinoma epatico. Non è un caso che in assenza di trattamenti efficaci, 6 trapianti di fegato su 10 avvenivano in persone con epatite C. Non solo, essendo un'infezione cronica le persone positive sono maggiormente predisposte a diabete, insufficienza renale e malattie cardiovascolari. Eliminare il virus è fondamentale dunque sia per il benessere generale sia per ridurre la mortalità, indipendentemente dal danno al fegato.

LE SCOPERTE DEI NOBEL

Ma se oggi la diagnosi di epatite C è molto semplice, non dobbiamo dimenticare che fino a metà degli anni '80 la malattia non aveva un nome. Ai tre Nobel va il merito di aver identificato e isolato il virus che, sino a quel momento, si sapeva esistere ma rimaneva ancora un perfetto sconosciuto. Sino al 1989 infatti l'epatite C veniva chiamata epatite non A non B. I tre scienziati premiati hanno tutti svolto un ruolo fondamentale nella scoperta: ad Harvey J. Alter va il merito di aver isolato dal sangue dei pazienti l'agente infettivo, a Michael Houghton di mettere a punto un test capace di individuare il genoma del virus e a Charles M. Rice di aver dimostrato che il virus in questione è l'agente capace di causare cirrosi e tumore.

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LE RICADUTE IN CAMPO TERAPEUTICO 

Partendo dalle scoperte dei tre Nobel, oggi grazie al loro importante contributo l'epatite C non fa più paura. La sfida scientifica è infatti vinta. A differenza del passato, quando le prime cure avevano successo in meno della metà dei casi e con pesanti effetti collaterali, oggi con gli antivirali ad azione diretta il virus può essere eliminato in oltre il 98% dei casi. Uno scenario inimmaginabile dalle pesanti e positive ricadute sulla salute: eliminando il virus si riduce la possibilità che il fegato evolva in cirrosi e tumore del fegato. Ma le ricadute importanti riguardano anche il campo dei trapianti di fegato. Se in passato 6 trapianti su 10 riguardavano individui con epatite C, con questi farmaci oltre il 30% delle persone in attesa di un fegato nuovo ritarda, o addirittura esce dalle liste, perché non ne ha più bisogno.

INDIVIDUARE IL SOMMERSO

Grazie a questi farmaci il sogno di eradicare la malattia, oggi, non è mai stato così alla portata. Ma di fondamentale importanza è la diagnosi precoce. Se la sfida da un punto di vista scientifico -e anche sul fronte dei costi- è vinta, ora tutto si gioca sull'individuazione delle persone da curare. Molto rimane da fare per scoprire il «sommerso», ovvero andare a intercettare le persone con epatite C che non sanno di essere stati infettati. In Italia, secondo le stime emerse da un recente rapporto di EpaC, sarebbero tra i 71 e i 130 mila.

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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